D’improvviso fu immersa in un silenzio rotto solo dal suono di gocce che stillavano dalla roccia. Era un passaggio stretto, in cui si doveva cercare la via tastando la parete fredda e bagnata. Nannina ringraziò di avere delle vere scarpe ai piedi, ma faceva piccoli passi per assicurarsi di non affondare in un buco e sperando di non calpestare chissà cosa. Dopo alcuni metri la mano che seguiva la roccia trovò il vuoto e la bambina capì che nello stretto corridoio se ne apriva un altro. Lì dentro, la roccia rifletteva un chiarore che danzava su fessure e prominenze creando figure indistinte: da qualche parte ardeva una fiamma. Seguì il secondo tunnel, sempre poggiando le mani lungo a pietra e controllando ogni singolo passo e, dopo pochi metri, trovò la caverna.
Era piccola ma molto alta, con pareti che curvavano formando una cupola quasi perfetta, forata da un piccolo buco che evidentemente si apriva sul fianco della montagna. Al centro si consumava un falò e tutto intorno c’erano oggetti di uso quotidiano, coperte, legna da ardere, barattoli e pentole, tante pentole. C’era perfino una piccola vecchia madia, sopra la quale erano accatastati alcuni libri. Altri libri stavano impilati sopra degli stracci stesi sul pavimento.
Accanto al fuoco c’era la vecchia, china a rimestare in un pentolino.
«Hai portato er pane?», chiese.
Nannina, che credeva di essere stata silenziosa, sobbalzò per lo spavento. Poi balbettò qualcosa e tirò la tracolla della sacca che portava sulla schiena, per girarsela sulla pancia. Snodò il laccio e tirò fuori una grossa pagnotta sfornata di fresco. Si avvicinò alla vecchia senza dire niente e gliela porse.
«Poggiala sul mobile», disse quella senza guardarla.
Nannina obbedì, andò a posare il pane sulla madia, accanto ai libri.
«Sai lègge?», chiese la vecchia.
«Un po’», disse Nannina con voce incerta.
«Che vole dì un po’? O sai lègge o non sai lègge», fece la vecchia con tono distratto. Poi tirò su il mestolo dal pentolino e assaggiò una brodaglia bollente risucchiando rumorosamente. «Viè qua», disse.
Nannina si avvicinò e la vecchia le porse il mestolo:
«Soffia che scotta».
«Che è?», chiese Nannina.
«Che te frega? Sei venuta a chiede favori, perciò te tocca fà quello che dico io. Bevi e zitta». [Read more…]