Se siete appassionati di rock, probabilmente adorate lo stile di Bert Jansch. Ma altrettanto probabilmente non lo sapete. Almeno qui in Italia il grande pubblico lo ignora, eppure molti dei più blasonati chitarristi degli anni ’60 e ’70 sono stati influenzati dal fingerpicking con cui Jansch ha reinterpretato il folk inglese.
Negli ultimi anni di vita gli sono stati tributati premi, riconoscimenti e l’ammirazione delle nuove star internazionali della musica folk, come Devendra Banhart, Beth Orton e i Fleet Foxes.
È morto nel 2011 per un cancro ai polmoni.
Tra i personaggi che hanno dichiarato di ispirarsi a lui ci sono Jimmy Page, Neil Young, Elton John, Nick Drake, Donovan, Paul Simon, Ian Anderson. La lista è ancora lunga.
Certo qualcuno si è spinto un po’ oltre, arrivando a ricopiare di sana pianta intere parti di chitarra. Ma ne parliamo dopo.
Prima qualche riga per capire chi era Bert Jansch e poi spendiamo due parole su Jack Orion, che fra tutti i suoi album è uno dei più noti.
Bert Jansch nacque a Glasgow da genitori originari di Amburgo. In effetti il suo nome è tedesco e andrebbe pronunciato tipo Iansh, ma Bert lo scozzesizzò pronunciando la j come in Jack.
Da ragazzo fu iniziato al folk americano da Jill Doyle, sorellastra del grande chitarrista Davy Graham, di cui era amico e del quale seguì le orme nel percorrere la strada del folk, del fingerstyle e della chitarra celtica.
Finita la scuola, per un breve periodo lavorò come vivaista, poi decise di fare il musicista a tempo pieno. Iniziò a suonare in giro per locali, così conobbe il chitarrista Martin Carthy e la cantante folk Anne Briggs, un’enciclopedia vivente di canzoni tradizionali che è stata punto di riferimento per tutto il movimento folk inglese.
Bert viaggiò per l’Europa, suonando dove capitava, anche in strada. La sua avventura si interruppe quando prese la dissenteria a Tangeri. Tornato in patria si trasferì a Londra. Era la metà degli anni ’60 e il nuovo folk revival inglese era al suo apice.
Fu in questo periodo che incontrò John Renbourn, frequentando il locale Les Cousins di Soho. Bert e John divisero un appartamento, fecero un disco insieme, inventarono uno stile che è stato chiamato folk baroque e fondarono la band The Pentangle.
Bert Jansch: Jack Orion
Jack Orion è il terzo album solista di Bert Jansch. È uscito nel 1966. L’album precedente era stato realizzato in studio, ma l’esperienza non era piaciuta a Bert, per cui Jack Orion fu registrato in un appartamento dirimpetto a quello dove viveva con Renbourn. L’amico suonò la seconda chitarra in 4 pezzi.
Fatta eccezione per la seconda traccia, sono tutti brani tradizionali inglesi, scozzesi o irlandesi reinterpretati con uno stile chitarristico originalissimo, risultato anche delle influenze del blues americano.
Lo stile di Bert ha un sapore antico, rurale e sofisticato al tempo stesso, sa di vecchie strade polverose e cocchi di legno, ma è vivace, è denso eppure leggerissimo. Jansch non è il tipo del chitarrista pulitino, ma il suo fingerpicking è vivo, potente, emotivo. Lo si sente in The first time ever I saw your face, The gardener o la bellissima Blackwaterside.
Ci sono diversi brani cantati, tra cui la title track Jack Orion, una ballata di 10 minuti che narra le avventure di un prodigioso fiddler, cioè un violinista di musica popolare (ma vuol dire anche imbroglione); oppure Pretty Polly, che narra di una fanciulla sedotta e assassinata dall’uomo che aveva promesso di sposarla.
I brani sono arrangiati con accordature alternative: la DADGAD, inventata da Davy Graham, e la Drop D (accordatura standard ma con il Mi basso calato a Re).
Questo approccio era in gran parte figlio della collaborazione con l’amica Anne Briggs. Passavano interi pomeriggi a provare e si esibivano spesso insieme. A propostito della Briggs, Jansch ha detto:
«Tutti i cantanti tradizionali che conoscevo a quel tempo erano persone anziane e non potevi esattamente dirgli “puoi rallentare e ripetere il verso?” Ma con Anne potevo tranquillamente convincerla a sedersi e tirarle fuori roba del calibro di Blackwaterside un po’ di volte, finché non capivo come farla alla chitarra.»
Lui imparava brani tradizionali da Anne e lei, abituata a cantare senza accompagnamento, scoprì il piacere di una chitarra che non suonava (parole sue) «in quella maniera tipo tre accordi alla Woodie Guthrie».
In quel periodo, il cantante folk Al Stewart seguiva spesso i concerti di Bert Jansch. Ascoltò il suo arrangiamento di Blackwaterside e imparò a riprodurlo usando l’accordatura DADGAD. In realtà la versione di Jansch era in drop-D, ma suonava praticamente uguale. Ora, pare che la storia abbia preso la piega seguente.
Era il 1967 e Al Stewart stava registrando il suo album di debutto. Tra i musicisti che suonavano per lui c’era un giovanissimo Jimmy Page. Chiacchierando, Al fece sentire a Jimmy la Blacwaterside di Bert Jansch.
Qualche tempo dopo, nel 1969, nell’album di debutto dei Led Zeppelin comparve un brano di chitarra acustica che ricalcava paro paro il pezzo di chitarra di Jansch. Il titolo era Black mountain side. L’acqua era diventata una montagna.
La Transatlantic Records, l’etichetta di Bert Jansch, valutò l’ipotesi di fare causa ai Led Zeppelin. Ma il costo per un’azione legale contro una mega rock band che già vendeva milioni di dischi era fuori dalla portata sia della Transatlantic che di Jansch. Per cui la cosa finì lì.
Se state pensando che Page non conoscesse il lavoro di Bert Jansch, siete fuori strada. Vi consiglio di ascoltare il brano di apertura di Jack Orion, uno strumentale dal titolo The waggoner’s lad, e poi andare a sentire l’attacco di Bron-Y-Aur Stomp, nona traccia di Led Zeppelin III. Dopodiché, ognuno tragga le sue conclusioni.
Comunque, sul tema Led Zeppelin-plagio sono stati scritti chilometri di parole, dato che la faccenda riguarda diversi brani (ne ho parlato anche io in questo racconto). Ma è anche questione controversa e comunque non c’entra con questo articolo.
Ci sta bene chiudere con quello che ha detto Jimmy Page a proposito del primo album di Jansch (Bert Jansch, del 1965):
«A un certo punto ero assolutamente ossessionato da Bert Jansch. Quando ascoltai per la prima volta questo LP non potevo crederci. Era così lontano da tutto quello che stavano facendo tutti gli altri. Nessuno (neanche) in America poteva raggiungerlo.»
Jack Orion è stato prodotto nel 1966 da Bill Leader, nel suo appartamento, per la Transatlantic Records. La moderna versione di Jack Orion è stata rimasterizzata e prodotta in CD nel 2001 dalla Castle Music, che fa parte del Sanctuary Records Group. Sul retro della copertina riporta uno schizzo originale di Bert Jansch raffigurante un fiddler mentre suona. Contiene un libretto con un testo introduttivo tratto dal libro di Colin Harper su Bert Jansch.
Bert Jansch: materiale vario
Qui puoi trovare l’Album di Jack Orion.
Esistono almeno un paio di Video Corsi per imparare i brani di Bert Jansch.
→ Questo: The Guitar of Bert Jansch
→ E questo: The Guitar Artistry of Bert Jansch
Poi c’è il li bro su Bert Jansch scritto da Colin Harper, di cui purtroppo non esiste una traduzione in italiano: Dazzling Stranger.
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Vi risulta che Bert abbia fatto un concerto a Bologna al teatro Tivoli negli anni ’80 ? Era con i Pentangle o da solo ? Sto ricostruendo la programmazione del cinema teatro degli ultimi 50 anni e possiedo un articolo di giornale dove citano i Pentangle in concerto al Tivoli ma senza data purtroppo.
Se mi potete aiutare…. sono Mauro resp. programmazione del cinema Tivoli di Bologna
Grazie
Ciao Mauro,
purtroppo non so aiutarti.
Esiste un sito ufficiale dedicato a Bert Jansch. Fossi in te proverei a contattare loro ☞http://www.bertjansch.com/
Io possiedo una versione mp3 di un concerto con Duck Baker che viene scritto fu fatto al Tivoli di Bologna a marzo 1985. Non ci sono però foto o commenti tranne il seguente: I think this particular recording might be uncirculated.
Here we have Duck Baker & Bert Jansch sets, with Duck joining Bert during the last 4 songs in the set.
We’ve got a really nice quality soundboard that I believe Jansch fans are going to really enjoy.
Thanks again to M.R. for suppyling the tape transfer.