Come si crea un blog di successo? È così facile passare dallo scrivere post in un cameretta ad andare in TV? Ti racconto il mio esperimento personale.
Nel marzo del 2016 ho intrapreso un viaggio alla scoperta dei meccanismi che regolano fama e fortuna di un sito internet, deciso a vedere se sarei riuscito a trasformare il mio diario in rete in un caso di blog di successo.
Mi si è aperto un mondo, ho scoperto cose di cui non avevo la minima idea, ho cambiato completamente il mio modo di pensare (e in parte anche di scrivere).
Ho capito che ci sono sforzi inutili che vanno assolutamente evitati e sforzi necessari, senza i quali è impensabile ottenere risultati.
Sono ancora lontano dall’obiettivo che mi ero prefissato. Ma sono comunque contento dei risultati ottenuti finora, soprattutto perché il numero di visitatori è in crescita costante (l’immagine in alto è il vero screenshot del mio Google analytics).
C’è un sacco di roba in giro, un sacco di articoli che dispensano consigli:
– i 5 trucchi per…
– i 10 passaggi fondamentali per…
– i 7 segreti di Fraccazzo da Velletri.
Questo articolo è spudoratamente onesto, perché io non vivo di internet marketing. Non ho bisogno di apparire più figo di quello che sono. Sono un musicista, mica un markettaro.
Ad ogni modo, personalmente sospetto che siano davvero pochi quelli capaci di fare i numeri veri.
L’unico scopo di questo post è cercare di esserti utile, se stai provando anche tu a farti strada attraverso internet.
Ripercorriamo i passaggi con ordine
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1) Nel lontano 2011 apro il blog lucaricatti.it, al solo scopo di scrivere di quello faccio, la mia musica, le storie che mi capitano, le mie critiche al mercato discografico. Non ho alcuna velleità, non punto a fare un blog di successo.
Compro un dominio e uno spazio hosting e ci installo il sistema WordPress.
In breve tempo mi assesto sui 2-300 visitatori al mese.
Non ho nessuna nozione di cose come web marketing o seo. Scrivo quello che mi passa per la testa e basta.
A ben vedere, col senno di poi, quei 2-300 visitatori mensili sono un miracolo
2) Passano gli anni e tutto resta uguale. Scrivo per il gusto di scrivere, perché mi piace farlo.
Poi, però, girellando in rete, scopro varie storie di blogger diventati famosi. Mi incuriosisco, indago. Ormai la pulce è nell’orecchio e comincio a pensare che dovrei impegnarmi per far crescere il blog e usarlo per comunicare con molte più persone.
3) Tra gennaio e febbraio del 2016 un secchio di acqua gelata mi cade sulla testa: altro che blog di successo, il sito ha un vero tracollo.
Nel secondo mese dell’anno tocco il fondo con appena 70 visitatori. Il perché è un mistero.
4) Invece di demoralizzarmi e mollare tutto, cerco di capire cosa sta succedendo.
Mi metto a studiare: compro libri, leggo tonnellate di articoli e ascolto ore e ore di podcast. Ho deciso: vaffanculo, nel giro di un anno quei 70 visitatori al mese devono diventare almeno 7000.
5) A forza di studiare, capisco che il lavoro è molto più duro del previsto: ho un blog con oltre 90 articoli, una cosa enorme e tutta da ristrutturare. Devo cambiare il tema wordpress, riscrivere interi articoli, correggere tutti i link, inserire reindirizzamenti: un vero bordello. Passo i primi 5 -6 mesi a ristrutturare tutto il sito.
6) L’olio di gomito mi restituisce qualche soddisfazione: nell’estate, il sito non solo è tornato a fare i suoi 2-300 visitatori mensili, ma comincia a fare cifre che non avevo mai visto prima.
7) Al momento, il sito ha superato i 1700 lettori al mese. Dopo un anno di lavoro, sono ben lontano dai 7000 visitatori mensili che mi ero prefissato, ma comunque i progressi ci sono stati. Dai 70 di un anno fa è cresciuto 24 volte. E continua a salire.
Sono ben lontano dall’essere soddisfatto, c’è ancora moltissimo da fare.
Ne darò conto qui col passare dei mesi, così, se anche tu vuoi provarci, potrò dirti chiaramente cosa ha funzionato per me e cosa no.
Cosa ho fatto nella pratica?
La strategia che ho usato si è basata in gran parte sulla SEO, acronimo inglese che significa ottimizzazione per i motori di ricerca. Si tratta di una serie di tecniche che facilitano la visibilità delle pagine internet da parte di Google e degli altri motori e l’ascesa nelle classifiche dei risultati di ricerca.
Fondamentalmente ho iniziato a scrivere articoli molto dettagliati su argomenti di sicuro interesse.
Il principio base che regola internet è sempre quello di dover rispondere alle domande di qualcuno.
Scrivere un blog di poesie, per dire, non risponde a niente, perché nessuno cerca su Google quale poesia hai scritto tu.
La gente vuole sapere quali poesie ha scritto Manzoni, come si stura un lavandino, qual è il miglior esercizio per gli addominali.
Questo è uno dei motivi per cui per noi artisti è così difficile ottenere risultati degni di nota: per fare i numeri veri devi rispondere a esigenze pratiche, ma non c’è niente di meno pratico dell’arte.
La tecnica che ho usato è stata: provare ad aggirare il problema scrivendo articoli su argomenti affini a quello che faccio, attirando visitatori. Articoli approfonditi, esaustivi, che potessero essere percepiti come di qualità.
Ha funzionato sì o no?
Ni.
Ho ottenuto una crescita nel numero di visitatori e la durata media delle visite è abbastanza alta: questo è sempre un probabile segno che i visitatori trovano interessante quello che leggono.
Questi visitatori si sono interessati anche alla mia musica? Direi di no. Ma è anche presto per dirlo, perché le cifre sono ancora troppo basse e nel frattempo ho iniziato a usare anche altre tecniche. Ne parleremo tra un po’ di tempo.
Ho sfruttato i social network per aumentare la visibilità delle pagine.
Non ho scritto guest post per altri siti, una tecnica molto utilizzata da blogger di successo per aumentare la visibilità.
Cosa sono i Guest post
Si tratta di una cosa molto semplice: chiedi a un sito se è disposto a ospitare un articolo scritto da te, a patto che inserisca anche il link al tuo sito.
I guest post sono molto utilizzati perché i motori di ricerca danno grande importanza ai link in ingresso. Ottenere un link da un sito esterno significa aumentare la propria autorevolezza agli occhi del motore di ricerca.
Non ho usato la tecnica dei guest post per un semplice motivo: non ho trovato siti che trattassero argomenti in qualche modo> collegati a quello che faccio e disposti a ospitare un link al mio sito.
Per fortuna sono arrivati dei link spontanei in un paio di forum. Non ne ho la certezza, ma credo che questi link abbiano dato un po’ di sprint alla mia crescita.
A cosa bisogna fare attenzione
In alcuni casi ottimizzazione e qualità della scrittura non bastano.
Gli articoli sui miei chitarristi preferiti, per esempio, ricevono pochissime visite.
Questo sembra assurdo, perché ci sono pochissimi articoli dettagliati come quelli che ho scritto io (in italiano) su quegli artisti.
Il fatto è che quegli articoli entrano in competizione con siti giganteschi: Wikipedia, webzines ultra famose, Amazon e dozzine di altri negozi online che vendono dischi.
Il livello di competizione su una parola chiave si misura con un dato chiamato keyword difficoulty.
In questo caso si tratta di uno sforzo altamente sconsigliabile, perché per i nomi di quegli artisti:
1) le ricerche mensili sono pochissime;
2) la keyword difficoulty è altissima.
Una combinazione del genere è deleteria.
Scrivere articoli su argomenti poco ricercati e ultra competitivi è una tattica suicida.
Scrivo per passione e per fare divulgazione e tutto sommato me ne frego se quegli articoli sono letti da poche persone. Ma bisogna stare attenti a passare ore e ore a scrivere post che poi leggeranno quattro gatti. Ne va della propria salute.
Altri articoli stanno invece ottenendo buoni risultati. Primi fra tutti quelli della rubrica lezioni di chitarra.
C’è comunque un problema di fondo, un problema che affligge tutti i blog.
Il problema di tutti i Blog
Quando un utente esce da un blog, quasi certamente non tornerà mai più a visitarlo. La cosa tragica è che questo succede anche quando ha trovato interessante quello che ha letto.
Questo accade perché il blog si basa sul testo scritto e il testo scritto ha uno scarso tasso di engagement, come dicono gli americani, cioè coinvolgimento: chi legge tende a dimenticare facilmente dove ha letto l’informazione.
E se non si ricorda dove l’ha letta, non verrà a cercarti mai più.
Non perché non gli sei piaciuto, ma perché non si ricorda di te.
Per questo sto implementando dei sistemi per convincere i lettori a restare in contatto iscrivendosi al Bollettino (la mia mailing list).
Al momento ci sto lavorando ed è prematuro parlarne. Ma anche qui c’è una grossa difficoltà.
Le persone sono molto diffidenti verso le mailing list, anche a causa dei troppi venditori che abusano di questo strumento per bombardare i loro iscritti con quotidiane proposte di acquisto.
Mando ai miei iscritti una sola email al mese, ma non posso dimostrarglielo finché non si iscrivono.
Sia chiaro: la mia mailing list cresce costantemente nel tempo: ma cresce troppo lentamente.
Vedremo come evolverà la situazione nei prossimi mesi.
Blog di successo? Tiriamo le somme (parziali)
Quello che sto facendo è un esperimento personale, ma anche sociale. Nel senso che le cose che sto facendo e che mi stanno capitando continuerò a raccontarle qui sul blog, ne farò materiale a disposizione di altri avventurieri, che potranno usarlo per fare le loro valutazioni.
Se sarà un successo, sarà fonte di ispirazione.
Se sarà un insuccesso, servirà a chiarire cosa non funziona e perché.
Quasi certamente il risultato sarà nel mezzo: alcune cose funzioneranno, altre no.
Questo articolo verrà aggiornato periodicamente con le varie novità.
Internet è ancora, almeno qui in Italia, un territorio di frontiera. C’è ancora spazio per i pionieri in cerca di un fazzoletto di terra da coltivare o una miniera da scavare.
Ma siamo in tanti a sgomitare e le regole spesso cambiano durante la corsa.
Non ho la più pallida idea di quante persone siano interessate alla nicchia di cui mi occupo (chitarra, fingerstyle, tradizioni musicali, critica al sistema musicale capitalistico).
Non basta sapere il volume di ricerche mensili di qualche keyword, la faccenda è più complessa.
Di sicuro, se scrivessi ricette, come tanti blog di successo, avrei milioni di potenziali lettori. Ma anche mooolta più concorrenza.
La maggior parte dei blog di successo, oggi nasce così: l’autore sceglie una nicchia con molte ricerche e poca concorrenza e ci mette su un business.
Ma io non sono un imprenditore, sono un artista. La scelta della nicchia, per me, è obbligatoria. La musica e la chitarra sono quello che faccio, non potrei mettermi a scrivere di altro.
A naso mi viene da dire che, in Italia, almeno qualche diecimila persone a cui possono interessare le cose che faccio ci stanno, da qualche parte.
Bisogna vedere, però, se e come usano internet.
Se vuoi sapere come andrà a finire, resta sintonizzato: ti conviene iscriverti alla mia newsletter (che si chiama Bollettino).
Niente spam, arriva solo e rigorosamente una volta la mese, fin dal 2013.
In questo modo ti avviserò di cosa sta funzionando e cosa no. E magari potrai sfruttare la mia esperienza per provarci anche tu.
Lock says
Come sai, ti ho conosciuto per il tuo articolo sul nuovo SdA, che mi ha letteralmente fulminato.
Questo perché hai saltato a pie’ pari tutte le polemiche che sono orbitate intorno alla vicenda Alliata-Fatica, che probabilmente diffrango anche visite e gossip, ma hanno rotto le palle (si può dire?).
La storia del dimenticarsi è verissima. Solitamente cerco un argomento su Google, apro le dieci pagine che mi sembrano più interessanti e, quando ho tempo, le leggo. Così è stato per il tuo articolo, che mi è sembrato interessante fin dalle prime frasi. Solo che io sono un diesel: leggo, apprezzo, chiudo. Ci penso sopra, mi viene voglia di rileggere, naturalmente non mi ricordo il sito, la cronologia di Chrome, non so perché, tiene tutte le cazzate ma le pagine utili se le perde (è davvero un mistero). Per ritrovarti ho dovuto fare nuovamente tutte le ricerche che avevo fatto e finalmente ti ho trovato. Poi ho dovuto vuotare la cache perché Chrome (detto così sembra che lo odi, ma odio di più tutti gli altri) fa casino quando si smanetta sul CSS di WordPress e ti ho nuovamente riperso. Però questa volta avevo lasciato il link del tuo articolo nel commento su un altro sito. Ho trovato l’altro sito, ho trovato te. E alla fine ho pure imparato il tuo nome. Sembrano cavolate, ma sono quelle cose belle di Internet, incontri un sacco di gente e la perdi subito di vista, ma qualcuno resta.
Comunque, sto divagando, per quanto mi riguarda è il modo di scrivere che mi attira, anche se l’argomento sono le formiche carnivore della foresta pluviale, argomento che generalmente non cerco. E il tuo modo di affrontare i vari temi, siano questi a tema fantasy o musicale o, come in questo caso, pseudo tecnici, rende interessante la lettura.
Personalmente non mi sono mai posto il problema dei lettori, io scrivo principalmente per me stesso, perché sono smemorato e quindi ho una sorta di diario sul quale fissare le riflessioni, le ricerche, gli esperimenti, i progetti. Tra l’altro vado molto a periodi: ho quello delle considerazioni filosofiche, quello Lego, ora sono tornato in fase Tolkien. Trovo però molto divertente vedere la varietà di chi legge i miei articoli. Qualcuno è arrivato, qualcuno se n’è andato, qualcuno è rimasto. Ma in fondo è così anche la vita. 🙂
Luca Ricatti says
Ti confesso che avevo completamente dimenticato di aver scritto questo articolo, ormai decisamente datato, al punto che probabilmente lo cancellerò. Dall’epoca in cui l’ho scritto ne è passata di acqua sotto i ponti.
Però trovare il problema di restare in contatto con le persone è a cara un tema caldo, lo dimostra quanto hai faticato a ritrovarmi!
Lock says
“Diffrango”?? Grazie correttore. Probabilmente era “faranno”. 🙂
BrunoM says
Chitarra e non solo. Interessante
Luca Ricatti says
Grazie, Bruno
Francesca says
Mi piace sempre legger ele esperienze personali così oneste, dà delle info interessanti e ti fa sentire meno sola 🙂 Grazie!
Luca Ricatti says
Grazie Francesca!