Due storie che mi è capitato di leggere recentemente.
La prima. Un celebre e pluripremiato violinista viene convinto dal quotidiano Washington post a cimentarsi col suo Stradivari in una stazione della metropolitana, di mattina nell’ora di punta. Come fosse un musicista di strada (o busker come piace dire oggi). Il violinista è Joshua Bell. Passano davanti a lui non meno di un migliaio di persone, ma nessuna si ferma ad ascoltarlo per più di pochi secondi. Racimola 32 dollari in 45 minuti. Non sono pochi, direte voi, se lo facesse quattro ore al giorno per venti giorni al mese, farebbe più di 3400 dollari, una paga fantastica per un lavoretto part-time. Il fatto è che per ascoltarlo, due giorni prima, la gente ha esaurito un teatro di Boston da 100 dollari a biglietto. Cioè, ogni spettatore ha pagato più di 75 euro, per un solo concerto.
La seconda. Uno sconosciuto ragazzo pakistano, che fa il pescivendolo in un mercato di Londra, si inventa una canzoncina per attrarre i clienti al suo banco. Su una melodia fatta di tre note, canta have have a look, one pound fish, very very good, one pound fish. Semplice e diretto. Non è dato sapere di quanto riesca a incrementare le vendite di pesce, ma pare che in molti si fermino ad ascoltarlo e sappiamo che qualcuno gli fa un video e lo mette su Youtube.
Oggi che scrivo il video ha collezionato oltre 9 milioni di visualizzazioni. Viste queste cifre, la Warner music decide di fargli firmare un contratto. Sì, proprio la Warner, quella di Madonna, REM e Red Hot Chili Peppers. Gli fanno registrare il brano in versione techno e girano un videoclip con ballerine ancheggianti che sventolano pesci. Questo nuovo video ha superato (a oggi che scrivo) i 16 milioni di visualizzazioni e il ragazzo, al suo ritorno in Pakistan, è stato accolto da politici locali con petali di fiori.
Ne ho tratto due considerazioni
La prima. Che possiamo apprezzare la musica solo all’interno di contesti adatti. Fuori da questi contesti la musica non ha alcun valore. La metropolitana nell’ora di punta, quando tutti siamo affannati e in ritardo, non è un contesto adatto. Al massimo lasciamo qualche spicciolo a un bravo musicista per solidarietà, se ci rendiamo conto del suo talento; ma la musica non ci interessa, infatti non ci fermiamo ad ascoltarla. Se clicchiamo su un video di Youtube, invece, siamo evidentemente in un momento adatto all’intrattenimento. Tanto che una multinazionale come la Warner è disposta a investire soldi per promuovere un fenomeno trash che più trash non si può, a patto che sia nei contesti giusti per lui (un singolo per le discoteche e un video per Youtube). Ma provate a immaginare il signor One pound fish sotto la metro nell’ora di punta: altro che 32 dollari in 45 minuti, avrebbero chiamato due infermieri con una camicia di forza.
La seconda. Che, nel contesto adatto, siamo disposti a dare alla musica un valore irragionevolmente alto, spinti (forse) più da spirito di emulazione che dalla capacità di capire l’arte. Così oltre 16 milioni di persone decidono di usare 2 minuti e mezzo della loro vita per guardare il video del Pesce da una sterlina e l’autore è celebrato dai suoi compatrioti come un eroe nazionale.
D’altra parte, migliaia di persone sono disposte a spendere 100 dollari per ascoltare un violinista a teatro. Fra l’altro è probabile che, se sfidassimo quegli spettatori a trovare le differenze tra Joshua Bell e un qualsiasi diplomato in conservatorio disoccupato e senza soldi, la maggior parte di loro perderebbe la sfida.
Ecco quanto siamo condizionabili. Se il contesto è sbagliato, la musica migliore del mondo ci lascia del tutto indifferenti. Eppure, nel momento giusto e sotto la spinta dell’opinione comune, siamo disposti a spendere per la stessa musica cifre folli o, peggio, a dare credito e visibilità a musica spazzatura.