Ho scritto e registrato questo piccolo Blues in Do che ho chiamato Catwalk Blues, cioè «Blues della passerella» (ma è anche un gioco di parole, perché «cat walk», scritto staccato, significa «camminata da gatto»).
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Mi sembrava che l’andamento richiamasse proprio le movenze dei gatti, sempre cauti e morbidi ma anche pronti a scatti improvvisi e spericolati.
È suonato con un’accordatura aperta in Do, la stessa usata in «Friends» dei Led Zeppelin.
Per quasi tutta la mia vita ho avuto gatti che giravano per casa.
Sono animali meravigliosamente ambigui.
Testardi e orgogliosi fino alla sfinimento eppure capaci di darti letteralmente il tormento quando hanno voglia di essere coccolati.
Capaci di annusare e controllare per interi minuti un pezzo di tavolo che conoscono a memoria, prima di sedercisi, ma anche di camminare in bilico sulla ringhiera di un balcone per cacciare una mosca.
Una cosa che mi piace dire spesso, riguardo al Blues, è che è la musica dell’ambiguità: perché mescola il maggiore col minore, i metro binario col ritmo ternario, il sacro col profano.
E niente, tutto questo per giustificare la forse un po’ bizzarra connessione nata nella mia testa tra blues e gatti.
Da poco è scomparsa una delle mie gatte, quindi questo pezzo è anche un saluto per lei.
Ciao Circe.
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