Come si prepara un brano musicale per suonarlo dal vivo?
In questo articolo vediamo un percorso per arrivare a esibirsi davanti a un pubblico nel modo più efficace possibile.
Queste informazioni valgono per qualsiasi tipo di pezzo musicale, che sia un assolo di heavy metal o un blues acustico.
Partiremo da cosa bisogna fare all’inizio dello studio, cioè quando ci si avvicina per la prima volta a un brano mai visto prima, per arrivare a parlare di come comportarsi quando si arriva finalmente davanti al pubblico.
Parleremo di Chitarra, ma lo stesso programma di esercizio può probabilmente essere applicato in modo altrettanto efficace a qualsiasi altro strumento.
Puoi usare l’infografica all’inizio di questo articolo come riferimento per tenere a mente i vari passaggi.
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Ma andiamo avanti.
Partiamo dalle basi
La prima cosa da capire è che ci sono due fasi diverse nella preparazione di un brano musicale.
1) Lo studio
2) L’esecuzione.
Sono entrambe essenziali, ma molto diverse.
Partiamo dalla prima.
Lo Studio
Lo studio è la fase in cui impariamo quali note dobbiamo suonare, dove mettere le dita, con quale intensità suonare ognuna di esse, correggiamo gli inevitabili errori; facciamo entrare il pezzo dentro di noi al punto da poterlo eseguire dall’inizio alla fine.
In questo fase siamo introversi.
Cioè, siamo concentrati solo su noi stessi, ci isoliamo dal mondo esterno.
Lo studio è diviso a sua volta in tre fasi:
1) Memorizzazione
2) Ripulitura tecnica
3) Studio dell’espressività
1 – Memorizzazione
In questa prima fase apprendiamo il brano, impariamo letteralmente tutte le note da suonare e come suonarle.
Su questo c’è da dire innanzitutto una cosa che non è scontata per tutti: non puoi imparare un brano studiandolo tutto insieme.
Devi suddividerlo in parti più piccole.
Come dicevano gli antichi romani: divide et impera.
Quanto piccole devono essere le parti?
Dipende.
Ognuna deve essere una piccola unità musicale: abbastanza lunga da avere un senso melodico compiuto, così da fissarsi facilmente nella memoria; abbastanza corta da poter essere memorizzata senza uno sforzo eccessivo.
Possono essere 2 battute, 4 o 8.
Devi farti guidare dal buonsenso.
2 – Ripulitura tecnica
Nella fase di Memorizzazione non devi soffermarti sugli errori (a meno che non siano così grandi da impedirti di eseguire le parti in modo completo).
Ma devi farlo ora.
E per farlo è indispensabile il metronomo.
Il metronomo di solito viene associato allo studio del ritmo e del tempo. In realtà però è utilissimo anche per migliorare il controllo dei movimenti.
Come?
Variando la velocità di esecuzione.
Devi partire dalla velocità a cui vuoi riuscire a eseguire il brano e abbassarla tantissimo, anche di 40 bpm o più.
Devi esercitarti avendo la certezza di riuscire a eseguire il brano a quella velocità senza errori.
Può essere utile scomporlo in parti, le stesse che hai usato nella fase di memorizzazione. Per esempio puoi darti l’obiettivo di riuscire a eseguire una parte senza errori per almeno 3 volte di seguito.
Quando ci riesci, aumenti leggermente la velocità del metronomo e vai avanti in questo modo fino ad arrivare a eseguire tutto il brano correttamente alla velocità naturale.
Ogni volta che incappi in un errore, fermati e analizzalo.
Osserva come dovresti mettere le dita, la mano, il polso, l’avambraccio, il gomito, la spalla. E osserva come ti posizioni in realtà.
Scopri a tutti i costi dove nasce l’errore!
Quando l’hai scoperto, esercitati a eseguire il movimento corretto a tutte le velocità di metronomo.
Fa’ anche Training mentale.
Il Training mentale consiste nell’esercitati senza suonare.
Sembra una roba un po’ stramba e la maggior parte dei musicisti pensa che sia una perdita di tempo.
Non lo è.
Devi prenderti dei momenti per ripercorrere con la mente ogni singolo passaggio del brano, ogni più piccolo movimento di entrambe le mani.
Già dalla prima volta ti accorgerai di non avere chiari nella mente interi passaggi. Questo accade perché sono sempre le mani a guidare lo studio e spesso, anche se riusciamo a suonare il brano per intero, la mente non ha totale consapevolezza di quello che fanno.
Già solo alcune sessioni di training mentale possono aumentare di molto la precisione e la consapevolezza dei movimenti.
3 – Studio dell’Espressività
La musica la potrebbero suonare i computer.
Sarebbero più precisi di qualsiasi essere umano.
Ma non saprebbero essere altrettanto emozionanti.
Un’esecuzione musicale non consiste nel fornire informazioni al pubblico.
Consiste nel trasmettere emozioni. E per queste cose servono ancora gli esseri umani.
Devi chiederti innanzitutto perché vuoi eseguire quel brano davanti a un pubblico.
Cosa ci trovi di emozionante?
Poi devi trovare la maniera di trasmettere al meglio possibile quelle stesse emozioni a chi ti ascolterà.
Analizza ogni singolo passaggio e cerca il modo di valorizzarlo.
Potresti suonarlo più piano? Più forte? Più veloce o più lento? Potresti aggiungere un abbellimento, come uno slide, un bending, un vibrato, un mordente, un’acciaccatura?
Ovviamente questo aggiungerà delle difficoltà all’esecuzione.
E probabilmente, una volta inseriti tutti questi dettagli tecnici, sarai costretto a fare un passo indietro e tornare alla fase di ripulitura.
Esecuzione
Una volta che hai fatto un lavoro approfondito di studio del brano, devi iniziare a esercitarti nell’Esecuzione.
Occhio, non devi considerare concluso lo studio!
Probabilmente, a più riprese, ti accorgerai di dover tornare a fare ripulitura e studio dell’espressività.
Non esiste un confine netto che separa il momento di studio da quello dell’esecuzione.
Al contrario dello studio, l’esecuzione è estroversa.
Si fa per gli altri, che siano un pubblico reale che si trova davanti a te o una proiezione della tua fantasia.
Ora devi focalizzarti sulleffetto che fa la tua esecuzione su chi ti ascolta.
In sostanza, devi esercitarti a eseguire il brano come lo faresti in concerto.
Mettendoci tutta l’anima, senza interromperti, facendo anche di tutto per gestire gli errori che sicuramente farai.
Perché ne farai.
Nonostante le ore di studio che avrai dedicato al tuo pezzo, in fase di esecuzione farai degli errori.
Devi trovare il modo di scavalcarli, di sopportarli, di tirare avanti nonostante tutto, perché se ti capiterà davanti al pubblico non potrai fermarti.
The show must go on, belli.
Gestire gli errori
Ci sono due tipi di errori.
1) L’errore sistematico: lo fai sempre, sempre lo stesso, sempre nello stesso punto.
2) L’errore casuale: lo fai sempre, ma non è mai lo stesso, ogni volta lo fai in un punto diverso del brano.
Nel primo caso devi tornare alla fase di ripulitura tecnica: scopri perché fai quell’errore e lavoraci col metronomo.
Nel secondo caso dipende dalla tensione e dal calo di concentrazione durante l’esecuzione.
La maggior parte delle volte sono entrambe le cose.
Per la tensione devi imparare a praticare delle tecniche di rilassamento.
È una cosa utilissima.
Per i cali di concentrazione è una questione di pratica.
Ogni volta che ti eserciti devi sforzarti do mantenere la mente ferma su quello che stai facendo, impedendole di andarsene in giro.
Devi stare sul qui e ora.
Gli errori ci saranno sempre, non sei una macchina.
Ma se prendi lo studio della musica come un momento di crescita personale, allora gli errori diventeranno sempre meno e riuscirai a gestirli sempre meglio.
Non è una battaglia che si vince una volta per tutte, la musica è una performance, fatta di alti e bassi, proprio come nella vita là fuori ed è anche per questo che è sempre un’esperienza di crescita.
Adesso scegli un brano che vorresti imparare a suonare e prova ad applicare questi principi.
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Luciano says
Questo metodo lo avevo seguito da solo per un brano ( ed altri) che ritenevo impossibile per un peones: EL MARABINO di Antonio Lauro.
Aggiungo: (1 rivedere le diteggiature che ritieni più comode 2) lo suono solo per me….ed é tanto????
Luca Ricatti says
Grazie Luciano per la tua testimonianza!
Certo lo studio delle diteggiature è importantissimo; non l’ho inserito perché mi rivolgo principalmente a un pubblico interessato alla chitarra moderna, per la quale di solito i brani sono scritti con la doppia notazione (pentagramma + intavolatura).
Personalmente, comunque, quando studio un brano scritto da me o preparo un arrangiamento/riduzione, lo studio della diteggiatura lo inserisco nella prima fase, quella della memorizzazione.
Suonare per se stessi è un grande piacere e va benissimo; ma se ti capita la possibilità, esponiti davanti a un pubblico: è un grande stress, ma è un momento di crescita enorme per ogni musicista.