Fiori Trasteverini è una celebre canzone romana interpretata, fra gli altri, da Gabriella Ferri, Alvaro Amici e Lando Fiorini.
È la classica canzone da osteria, da intonare tutti in coro al terzo o quarto bicchiere di vino. L’argomento è il solito: il popolo squattrinato si autocelebra, orgoglioso del suo vivere semplice.
Ne esistono molte versioni, più o meno lunghe.
Non l’ho mai incisa, ma la conosco e l’ho suonata dal vivo. Qui sotto vi scrivo il testo come lo canto io. Intanto vi dico perché e percome l’ho eseguita.
Ieri sera ho partecipato a una serata organizzata dal circolo culturale Arciarcobaleno alla Garbatella, a Roma. Titolo dell’evento: La fava romanesca v’a potemo regalà.
Fulcro della serata: Mario Casale spiegava perché, secondo lui, l’Impero Romano è stato una iattura per il mondo e perché Roma non abbia prodotto nulla di significativo. Tutto raccontato con grande ironia, in forma di battibecco con la brava e simpatica attrice Cristina Manzone, che ha recitato vari sonetti di Giuseppe Gioacchino Belli.
In mezzo, gli interventi musicali miei e di Marco Russo: io con la mia roba folk, stornelli, canti da osteria e saltarelli, lui con arrangiamenti per chitarra di classici della canzone romana.
E le fave. Cassette piene di fave per tutti gli spettatori. Che dalla foto non si capisce ma erano parecchi.
Avevamo appuntamento alle 7 di sera: 3 ore di tempo per organizzare uno spettacolo mai provato prima. Quattro pazzi che non si erano mai incontrati (a parte con Mario, che era l’unico a conoscerci tutti e che ha organizzato la serata). Ma noi cialtroni, musicisti e attori siamo gente che si affiata facile. E infatti ha funzionato alla grande.
Mario Casale è un intrattenitore nato. Lo avevo già raccontato in occasione del mio concerto solista all’Arciarcobaleno. Cristina Manzone è una brava attrice con una sincera passione per la tradizione romanesca e la poesia del Belli.
Marco Russo è un chitarrista classico non solo bravo, ma intelligente, spigliato e inventivo. Vi consiglio il suo canale Youtube. Ha certe idee di arrangiamenti veramente geniali.
Io ho proposto il mio repertorio di musica popolare, i miei saltarelli, tra cui il Ballo del serpe, e canti da osteria come Tutti cianno quarcheccosa (entrambi pezzi che si trovano nel mio album Fumo al vento). E poi ho eseguito i Fiori trasteverini, accompagnato da tutti gli altri.
Insomma, Mario ha invitato Cristina, Marco e me a fare da contraltare alla sua critica spietata di Roma e dei Romani. Non so se ci siamo riusciti.
Alla sua esposizione della furia, pazzia e crudeltà di imperatori e papi, abbiamo risposto col genio creativo di Belli, Balzani, Petrolini. E di Paolo Coppini (ho cantato la sua Il mondo è rotondo; per chi non lo conosce, qui la biografia di Paolo Coppini). E dei tanti artisti anonimi che hanno inventato stornelli e saltarelli.
E poi ci sono sempre le fave col pecorino. Per inventare un piatto così, fatto di due soli ingredienti, per di più crudi, ci vuole del genio. Mario, devi ammetterlo!
Ah, dimenticavo, il testo di Fiori trasteverini, così come lo canto io.
È ripreso quasi integralmente dalla versione di Gabriella Ferri, con qualche modifica ripresa da altre versioni.
Fiori trasteverini: testo
De li giardini semo li mughetti
semo romani e ‘n più tresteverini
nun è pe ddì che semo i più perfetti
cantamo tutti e semo ballerini
se dice gente allegra Dio l’aiuta
e a noi ciaiùta e vvòi sapé perché?
‘gni tanto na magnata e na bevuta
e tutto quanto er resto viè da sé.
Semo romani tresteverini
semo signori senza quatrini
er core nostro ch’è na capanna
è core sincero che nun te ‘nganna
si stai ‘n bolletta noi t’aiutamo
però da micchi nun ce passamo
noi semo magnatori de spaghetti
de le tresteverine li galletti
Roma bella, Roma mia
te se vonno portà via
er Colosseo co San Pietro
se vorebbero comprà
qui se vonno comprà tutto
pure er cielo e l’aria fresca…
Ma la fava romanesca
la potemo arigalà
ma la fava romanesca
la potemo arigalà.
Nella says
Semplicemente.STUPENDO
Luca Ricatti says
Grazie Nella!