Il problema della musica in Italia è che qualsiasi discorso sulla musica comincia con la frase: il problema della musica in Italia è.
Il problema della musica in Italia è che ognuno conosce la ragione del problema. Ognuno ha la sua, milioni di ragioni. E sono tutte vere.
Seguono alcune delle mie.
Il problema della musica in Italia è che scendi sotto la metropolitana di Roma e trovi i cartelloni che ti invitano a fare l’abbonamento al Teatro dell’Opera. Poi torni a casa, accendi la televisione e scopri che lo stesso Teatro dell’Opera ha appena licenziato in tronco tutta l’orchestra.
Il problema della musica in Italia è che ti chiama una regista professionista per offrirti un lavoro. Deve fare un documentario prodotto da una casa editrice legata alla RAI, una casa editrice che dice di nascere per promuovere il made in Italy nei settori dell’audiovisivo. Insomma roba grossa, mica le solite cose autoprodotte e senza budget che fai da una vita.
Lei dice che ha bisogno di musiche acustiche, che facciano pensare alla campagna… Tu dici ok, è il mio mondo, si può fare.
Attacchi il telefono e il contegno serio e vagamente disinteressato svanisce dalla tua faccia. Si scatena la samba.
Passa qualche giorno, lei ti richiama e ti dice che no, mi dispiace, ma l’editore ha detto che alle musiche ci pensano loro.
Allora ti fermi a riflettere e ti rendi conto che l’editore che deve promuovere il made in italy, in fondo, ha già promosso gente come Nicola Piovani, Ennio Morricone e Andrea Morricone (figlio di Ennio). Insomma, ha già dato, non può mica stare a perder tempo con un lucaricatti qualsiasi. E poi i soldi dei diritti SIAE devono pure rientrare dalla finestra, mica si può farli intascare al primo che passa.
Il problema della musica in Italia è che conosco una persona che ha pubblicato della musica con quello stesso editore. Musica che viene passata nelle trasmissioni della TV di Stato. Quando suonavamo insieme, lui faceva la seconda chitarra, io ero il solista. Beh, insomma, in questo paese quanti saranno i diplomati in composizione usciti dal conservatorio? Centinaia? Migliaia? Quanti di loro non lavorano? Tutti? Il novanta percento?
Beh, quel tipo che conosco, invece, lavora. Ed è uno per cui dovevo eliminare tutti gli accordi diminuiti dalle canzoni, perché non li capiva. Traete voi le conclusioni.
Il problema della musica in Italia è che annaspando nel tentativo di venire a galla, può capitarti di incontrare gente che ti spinge la testa sott’acqua per il puro gusto di vederti affogare.
Come alcuni di voi sanno, prima di prendere i voti da devoto del folk, ho peccato di fornicazione con la musica elettronica, pubblicando alcuni lavori semi professionali di elettro-pop. Era tutta roba a budget zero, mandavo di persona il materiale a riviste e webzines. Tra i pochissimi che mi hanno ascoltato e recensito ce n’è stato uno che mi ha stroncato.
Il tipo, un vero signore, aveva scritto che non ho le capacità intellettuali per affrontare certe tematiche. In pratica mi dava dell’idiota o dell’ignorante. Il problema è che nello stesso articolo scriveva castronerie raccapriccianti, come che la celeberrima Danse macabre di Camille Saint Saëns è una rielaborazione del Dies irae. Si confondeva col Totentanz di Liszt. Evidentemente non aveva mai sentito nessuna di queste opere e, peggio ancora, non si era neanche preso la briga di dare una sbirciata a Wikipedia.
Scrissi un pezzo di risposta sul mio blog dove lo sputtanavo garbatamente, spiegandogli che aveva fatto un pastrocchio assurdo. Risultato: in pochi giorni chiunque cercava il suo nome su Google trovava il mio post ai vertici della pagina di ricerca.
La recensione sparì magicamente dalla sua webzine. Siccome a nemico che fugge si fanno ponti d’oro, a mia volta cancellai il contro-articolo.
Il problema della musica in Italia è che quando qualcuno dice che un disco indipendente non è andato male, intende dire che ha venduto la stessa quantità di copie per cui un americano direbbe che è stato un fiasco totale.
Il problema della musica in Italia è che se hai voglia di ascoltare l’ultimo singolo di Ligabue basta che ti metti a scorrere una per una le stazioni radiofoniche e stai sicuro che lo becchi, a qualsiasi ora del giorno o della notte. Che è normale, perché si sa che le major pagano le radio commerciali. Il problema è che non ci sono serie alternative. E non parlatemi delle web radio: sì carine, piacciono a tutti. Però, sinceramente, quando è stata l’ultima volta che avete ascoltato una web radio?
Questo blog fa migliaia di lettori all’anno. E sono in continua crescita. La durata media della visita è alta, segno che la gente non fugge dopo pochi secondi, probabilmente perché trova interessante quello che c’è.
Ora, se una piccola percentuale di tutti questi lettori ogni tanto spendesse un euro (1 euro) per acquistare un mio brano, almeno mi ci pagherei le corde nuove della chitarra, che vanno cambiate molto spesso.
Il problema della musica in Italia è che non succede. Ma questo lo sapevate già.
Se ti è piaciuto questo racconto, ne trovi altri simili qui: Racconti autobiografici
Per vedere tutti i racconti che ho pubblicato fino a oggi, vai qui: Racconti.
il bambinello says
E vogliamo parlare dei gestori dei locali di musica dal vivo che ti fanno suonare pagati solo se fai cover di Queen, Rino Gaetano e soliti noti? O dei corsi di musica spacciati x “scuole di rock”? Ma da quando in qua il rock richiede un diploma?!? Classica presa in giro con pezzo di carta all’italiana, insomma. E ce ne sono di problemi in questo paese x la musica, ma come quelli di ogni altro ambito nascono tutti dalla mentalità piccola che permea l’aria italica in ogni strato della società.
Luca Ricatti says
Guarda, sui locali posso anche capire la loro politica. Sono commercianti e devono guardare al soldo. Se il pubblico fugge quando sa che c’è musica dal vivo in un locale, non è colpa loro, o almeno non solo.
Sulle scuole di musica preferisco non pronunciarmi, ma ne ho sentite diverse.
Lorenzo says
Ma se vuoi che i tuoi lettori acquistino un tuo brano, aggiungi a queste pagine un piccolo store dove, con un micro-pagamento, possono acquistare un tuo brano. Il problema della musica in Italia è che ci si lamenta troppo e si fanno pochi fatti 😉
Luca Ricatti says
Ciao Lorenzo, hai perfettamente ragione.
A mia discolpa, però, posso dire che in realtà questo articolo è stato pubblicato molti, molti anni fa e mi ero anche dimenticato della sua esistenza. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti (ovviamente non potevi saperlo, perché i miei articoli non riportano la data di pubblicazione).
Oggi ti posso dire che la vendita di file di canzoni non è proprio un modello di business sostenibile, almeno per me: preferisco di gran lunga indirizzare i miei utenti verso servizi di streaming dove possono ascoltare le mie canzoni gratis.
Ma ci sono altre strade percorribili per ricavare denaro facendo musica; in effetti, a quasi 10 anni di distanza da questo articolo, una cosa di cui non mi si può accusare è di essere uno che si lamenta e non fa: questo Blog si sostiene tramite abbonamenti e corsi in vendita e continua a esplorare le possibilità del web anno dopo anno.
Dopo tanti anni di attività ti posso dire che (al netto di tutti i limiti culturali che comunque ci sono) il problema della musica in Italia è che il mercato è molto piccolo. Pare che nel mondo 1 miliardo e mezzo di persone parli inglese: se ogni mese mediamente lo 0,0002% di questi ti paga €1 ti fai lo stipendio netto di un impiegato.
Le persone che parlano italiano, invece, pare siano poco più di 60 milioni, dunque con la stessa percentuale ci paghi forse un paio di bollette.
Questo, per me, è il vero motivo per cui oggi un musicista indipendente che si autoproduce negli USA può sbarcare il lunario, mentre in Italia è costretto a trovarsi un lavoro.
Ma da queste parti si continua a esplorare, di soddisfazioni ne sono arrivate e continueranno ad arrivarne.