Sto lavorando da molti mesi, ormai, alle nuove canzoni. Non è semplice, dopo poco meno di dieci anni passati a fare musica elettronica, rimettere le mani sulla chitarra. Spesso il pollice destro si perde sul sentiero di un walkin’ bass, i polpastrelli sinistri gridano vendetta, il cervello si è dimenticato come si sta dietro a un metronomo. Ma mi piace. Sto riscoprendo che suonare è anche fatica, schiena dolorante, gola bruciata. Anzi anzi che, in tutto questo tempo, grazie alle insistenze di Coppini ho mantenuto un certo contatto con lo strumento.
Ho perso il conto di quelli che mi hanno cercato per farmi i complimenti e propormi collaborazioni. Per poi sparire nel nulla quando chiedevo loro di concretizzare. Me la sono cercata: ho pubblicato un articolo dal titolo Cercansi musicisti. Gli artisti sono così, prodighi di complimenti ma guardinghi, schivi, preziosi.
Ma va bene. Ho conosciuto personaggi simpatici e mi dispiace di averli persi per strada. E ho trovato lusinghieri i loro complimenti non richiesti. Alcuni erano ottimi strumentisti, oltretutto.
Ne sto approfittando per prendermi il mio tempo, per tornare a essere un chitarrista, che in fondo è la mia vocazione da molto prima che imbracciassi una chitarra per la prima volta.