Uno degli aneddoti più curiosi riguardo la vita di Leo Kottke è come ha iniziato la sua carriera. Un giorno del 1969, John Fahey stava negli uffici della Takoma Records, l’etichetta discografica da lui fondata, con una cassetta che gli era arrivata per posta. La mise nell’impianto: si trattava di una demo registrata in casa, di qualità pessima, dal suono distorto. Ma lui rimase folgorato:
«Wow! – disse – È grandioso! È musica splendida, scommetto che venderà!»
La reazione dei suoi collaboratori, ben coscienti di quanto Fahey fosse portato per gli affari, fu un coro unanime:
«Oh no, suona proprio come te! Non venderà mai!»
«Tuttavia», parole di John, «ero io a gestire le cose, così lo facemmo uscire».
E in barba alle previsioni, ci azzeccò.
La cassetta era stata spedita da Leo Kottke, un giovane e semisconosciuto chitarrista fingerstyle che aveva già inciso un album per la Oblivion, pochi mesi dopo ri-registrato e riedito dalla Symposium. Erano entrambe etichette microscopiche e non ne aveva cavato un ragno dal buco. Allora qualcuno gli aveva suggerito di inviare un nastro al maestro del cosiddetto american primitivism, John Fahey.
Nel 1969 uscì per la Takoma Records 6- and 12- strings guitar, una meravigliosa collezione di 14 brani per chitarra solista sia a 6 che a 12 corde, suonati con una tecnica stupefacente. Questo disco fu l’album più venduto nella storia della Takoma, ma fu anche il punto di partenza di una sfavillante carriera. Negli anni successivi Leo Kottke passò a etichette più grandi e la sua fama divenne mondiale.
Ricevuto l’ok dalla Takoma, Kottke si era addirittura trasferito in casa del suo nuovo mentore, “accampandosi” in mezzo alla collezione di tartarughe di John Fahey, e lavorava per l’etichetta occupandosi delle spedizioni: impacchettava gli LP e li portava all’ufficio postale, «camminando in punta di piedi tra le feci delle tartarughe nella veranda», racconta.
Il suo stile rientra perfettamente nei canoni dell’american primitivism. In effetti le tecniche usate da Kottke sono le stesse che caratterizzano gli album di Fahey: il bottleneck, le accordature aperte. Anche le note di copertina che scrive lui stesso hanno l’ironia e il gusto per l’assurdo tipiche delle edizioni Takoma.
Per descrivere Watermelon, racconta che una volta, trovandosi al Watermelon Park music festival, si ritrovò a suonare il banjo per un vagabondo ubriaco, nel mezzo della notte. Alla fine del pezzo il vagabondo vomitò:
«Un fine commento alla mia esibizione – scrive – Mi ha fatto sentire molto raffinato.»
In realtà ci sono molte differenze tra lo stile di Leo Kottke e quello di Fahey. Kottke è preciso, velocissimo, assolutamente impeccabile, quasi lezioso, lontano dall’approccio “selvaggio” e un po’ “irruento” del maestro. Che siano divertenti, sentimentali o giocosi, i suoi brani non arrivano mai al paesaggismo, all’estasi meditativa di Fahey.
Leo Kottke è il tipo del chitarrista-fenomeno, dell’acrobata delle corde. Il suo è lo spettacolo circense di chi si siede con una chitarra in braccio e fa saltare fuori una valanga di note a ritmo forsennato. Ma non è virtuosismo fine a se stesso, i suoi brani sono divertenti, puro intrattenimento.
Leo Kottke: 6- and 12- strings guitar
6- and 12- strings guitar si apre con The driving of the year nail, un vortice di note arpeggiate in modo magistrale su una 12 corde. Altrettanto entusiasmanti sono Vaseline machine gun, Watermelon, Busted bicycle, Coolidge rising.
Leo Kottke è decisamente un fine compositore e lo si può apprezzare in brani come The last of the Arkansas greyhound o Ojo. Quando il ritmo rallenta, come in Crow River waltz o The sailor’s grave in the prairie, il suo lato sensibile cede facilmente alla malinconia.
Gli unici brani di cui non è l’autore sono due riletture di Bach: Jack fig e Jesu, joy of the man’s desiring. Gli arrangiamenti bachiani ricorreranno in diversi album successivi di Kottke. Non deve sembrare una stravaganza, per un “primitivista”: molti chitarristi folk amavano destreggiarsi con Bach (saltando dall’altro lato dell’oceano si trovava l’esempio di Davey Graham).
Leo Kottke è un punto di riferimento imprescindibile per tutti gli appassionati di chitarra fingerpicking e questo è un album imperdibile per gli amanti del folk americano.
6- and 12- strings guitar è stato pubblicato nel 1969 dalla Takoma records. La moderna edizione in CD è del 1995 e include un libretto con le note originali scritte da Leo Kottke e una lunga introduzione scritta da Mark Humphrey.
Qui puoi trovare il Compact Disc di 6 & 12 String Guitar.
Esiste un libro che si chiama Leo Kottke Transcribed, che comprende spartiti e CD, scritto da Mark Hanson; ma attenzione, è difficile da reperir, chi ce l’ha se lo vende a cifre assurde; lo trovi qui: Leo Kottke Transcribed.
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