Esattamente 5 anni fa moriva Paolo Coppini. È una buona occasione per pubblicare il racconto del suo ultimo concerto. Che doveva esserci ma invece non c’è stato. Però poi quasi sì.
Primavera del 2008. Abbiamo organizzato una serata al Caffè Libreria Flexi di Via Clementina a Roma, nel Rione Monti, un bel locale che oggi non c’è più. L’evento prevede la proiezione di Romanina blues (il documentario di Stefano Romani su Paolo Coppini) e poi il concerto: a me spetta la chitarra, a Coppini spettano voce, presenza scenica, kazoo, chiacchiere, battutacce e stonature consuete. C’è gente e la serata promette bene. Ma arrivano gli ispettori della SIAE. E arrivano in giacca, cravatta e valigetta.
I ragazzi del Flexi, ancora poco pratici di spettacoli dal vivo, pubblicizzano da giorni lo spettacolo su internet, ma non hanno pensato a pagare le gabelle e compilare le scartoffie. Dal canto loro, i due ispettori si presentano pochi minuti prima dell’inizio, per avvisare che il concerto non s’ha da fare. Non qualche giorno prima o mezza giornata prima. Devono aver perso tempo a farsi il nodo alla cravatta. D’altra parte non è che siano lì per aiutarci a regolarizzare la situazione. Sono lì per non farci suonare e basta.
Coro di proteste, ma i due bravi non scherzano: se suoniamo il locale passa i guai. I ragazzi del Flexi prendono da parte me e Paolo e ci dicono che se vogliamo suonare possiamo farlo e con la SIAE se la vedono loro. Coraggiosi. Noi ci guardiamo in faccia, ci mettiamo le mani sulle rispettive coscienze e diciamo che no, non suoniamo.
Spiegata la faccenda al pubblico, guardiamo tutti insieme Romanina blues, chiacchieriamo, ci scoliamo dell’ottima birra belga alla spina e poi usciamo per tornare a casa.
Ma appena fuori dal locale, in Piazza degli Zingari, Paolo è colto da ispirazione. Sarà la luna. Dalla borsa di qualcuno spunta una mini chitarra, grande come un ukulele ma con 6 corde e accordata come una chitarra: è verde pisello.
In quanto chitarrista ufficiale di Coppini, mi ritrovo in mano questo aggeggio. Temo che da un momento all’altro ci piova in testa un secchio d’acqua gelata, vista l’ora tarda, ma questo non mi impedisce di suonare quelle 4 o 5 canzoni che Coppini vuole cantare. Il pubblico è composto da una manciata di amici. E poi c’è uno sconosciuto che è uscito a far pisciare il cane e se ne sta sdraiato su una panchina ad ascoltarci con un sorriso serafico.
A questo punto del racconto è necessaria una breve digressione.
La SIAE ha diritto di battere cassa quando vengono eseguiti brani dei suoi autori (o delle società straniere). Ma Paolo Coppini ha sempre e solo cantato canzoni scritte da lui . E lui non è mai stato iscritto alla SIAE.
In casi come questo la Società degli autori ed editori pretende comunque il pagamento anticipato dei soldi relativi ai diritti d’autore, per poi restituirli se e quando (ma quando?) accerta che quei soldi non le erano dovuti. Una prepotenza contraria al buon senso e quasi certamente anche alla legge (vedi per esempio qui).
Poco tempo dopo questi fatti (un paio di mesi, mi pare) Paolo Coppini ha avuto le prime avvisaglie del tumore che lo avrebbe stroncato 6 mesi più tardi, nella notte tra il 9 e il 10 ottobre 2008.
Ora, alla luce di tutto questo io mi sento in dovere di dedicare a quegli ispettori in cravatta e a tutta la SIAE due cose.
1) L’augurio di sparire definitivamente sepolti dai debiti. Perché per una squallida faccenda di poche decine di euro, che peraltro non spettavano loro, ci hanno privati dell’ultimo vero concerto di quel misconosciuto poeta che è stato Paolo Coppini.
2) Un (ahimé) doveroso ringraziamento. Perché se non fosse stato per la loro arroganza non avrei suonato i miei ultimi accordi per Paolo con una chitarrina verde da pagliaccio, sotto la luna, in una meravigliosa notte tra i vicoli della nostra Roma, accanto a una targa dedicata alla fratellanza fra i popoli.
Se ti è piaciuto questo racconto, ne trovi altri simili qui: Racconti autobiografici
Per vedere tutti i racconti che ho pubblicato fino a oggi, vai qui: Racconti.
Vincenzo says
Crudo e poetico
Luca Ricatti says
Grazie Vincenzo!
alfredo simone says
Bellissimo racconto, ora voglio documentarmi su Coppini.
Siamo
Inutili
Antipatici
Esosi
Luca Ricatti says
Grazie mille!
Ho raccontato la sua storia qui ☞Paolo Coppini