Mi è capitato di leggere un paio di articoli scritti da due musicisti famosi sui loro rispettivi blog. Gli argomenti sono i soliti: si stava meglio quando si stava peggio; il download illegale ha rovinato la musica; i giovani di oggi non sono ascoltatori attenti perché non leggono le note di copertina; un CD è per sempre e quindi 20 euro sono un buon prezzo; eccetera eccetera. Melo-drammi esistenziali causati da internet ma che proprio su internet cercano sfogo. Non faccio nomi perché si dice il peccato ma non il peccatore. E poi si tratta in entrambi i casi di roba vecchia, scritta quasi un anno fa. Ma comunque attuale.
Mi rendo conto che il problema è serio. A parte i casi dei pochi noti che radio e televisioni ci propinano a ogni ora, chi campa vendendo dischi fatica a sbarcare il lunario. Ma, in migliaia di anni di storia, è capitato molto spesso che i musicisti abbiano fatto fatica a sbarcare il lunario. Guadagnare soldi vendendo supporti fonografici è un’invenzione del ventesimo secolo ed ha avuto una parabola lunga meno di cento anni. Al di fuori di questo breve lasso di tempo, non di rado i musicisti hanno dovuto affiancare i loro strimpellamenti ad altri mestieri di ordine più pratico.
Quando parlo di queste cose mi piace citare il caso, riportato dal Professor Giannattasio ne Il Concetto di musica, di certi vecchi suonatori sardi di launeddas, che si tramandavano di maestro in allievo il mestiere di calzolaio insieme a quello di musicista. Per chi non conosce le launeddas, si tratta di uno strumento a fiato polifonico, piuttosto complesso da suonare.
Non è un fenomeno che riguarda solo la musica: nella vecchia Hong Kong i maestri dell’arte marziale tradizionale Hung Gaa si tramandavano parallelamente il mestiere di medico. Parliamo di gente che faceva ore e ore di allenamenti quotidiani.
Tutti (tutti!) i musicisti professionisti che ho conosciuto personalmente ricavano gran parte dei loro introiti dal dignitoso mestiere di insegnanti di musica. Possono permettersi di fare questo mestiere proprio perché musicisti molto competenti.
Sono esempi di persone che raggiungono i vertici della loro arte pur facendo altri lavori. Praticare un mestiere per guadagnarsi il pane non impedisce loro di diventare artisti di altissimo livello.
Perciò, quando qualcuno sostiene che chi scrive canzoni deve essere pagato per farlo a tempo pieno, altrimenti andremo incontro all’apocalisse della musica, bisognerebbe chiedergli a bruciapelo: ne sei sicuro? in base a cosa lo dici?
Non è che non sia lecito voler vivere di arte, ma questa cosa è sempre stata complicata. Pretendere che sia un diritto garantito in tempi come questi, in cui è difficile perfino conservare un lavoro da minatore, suona terribilmente fuori luogo.
Il fatto che le persone che vivono vendendo supporti fonografici si preoccupino per il futuro è comprensibile. Lo è meno che vadano additando colpevoli qua e là come un cane rabbioso che morde chiunque gli capiti a tiro.
Prendersela (cito quasi testualmente) con i troppi aspiranti musicisti che pretendono il diritto di parola, intasano i circuiti e rendono più precario il lavoro di chi fa sul serio è veramente penoso.
Il mercato di CD, vinili e musicassette si basa su prodotti che non sono più richiesti perché obsoleti. Punto.
I musicisti, quelli che ne saranno capaci, troveranno altri modi per campare, come hanno sempre fatto. Per esempio cambiando le strutture di produzione e distribuzione in modo da rendere i (pochi) CD venduti più remunerativi per i musicisti e più economici per gli ascoltatori.
Per la cronaca: io sono uno dei pochi che ancora acquistano compact disc. A volte ho acquistato anche dischi in vinile. Lo faccio perché mi piacciono. Siamo in pochi, probabilmente non spariremo, ma resteremo una nicchia del mercato. Anche se dico cose che a loro non garbano, su di me quei musicisti possono ancora contare.
PS. Dopo poche ore che avevo pubblicato questo testo, ho letto su A Rivista Anarchica l’articolo con cui l’ottimo Alessio Lega presenta il suo nuovo album. Scrive:
Oggi un disco è la cosa più inutile del mondo. Nessuno lo vuole, nessuno lo compra. Non sai se fai un disco per fare dei concerti o se farai dei concerti per vendere un disco. La discografia è la notte dei morti viventi. C’è un solo vantaggio nella situazione attuale: siamo liberi di fare ciò che veramente vogliamo, possiamo scrivere un capitolo del tutto nuovo. Questo non è più un lavoro e così proviamo a farlo somigliare alla vita.
Grande Alessio, ti compro subito il CD.
PPS. (è passato qualche giorno). Il Cd di Alessio Lega (che si intitola Mala testa) è bellissimo.
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