Oggi suoniamo musica folk italiana.
Questo pezzo si intitola I Disertori ed è un valzer derivato da una canzone di protesta antimilitarista che risale alla Prima Guerra Mondiale. Fa parte del repertorio della tradizione dei balli popolari lombardi. Il pezzo è inserito così come l’ho eseguito qui nell’album Fumo al vento.
Musica folk italiana per chitarra fingerpicking
Ho ascoltato I Disertori per la prima volta sul bellissimo disco dei Barabàn, Valzer dei disertori (AcB Production, 1987). Questo mio arrangiamento per chitarra risale a qualche anno fa.
I chitarristi possono scaricare lo spartito con la tablatura in formato Pdf.
I Disertori è un canto che risale alla Prima Guerra Mondiale, forse ricalcato sulla melodia della canzone napoletana Suona chitarra (E. De Curtis). In effetti gli somiglia un po’.
La canzone è uno struggente lamento dei soldati in trincea. L’idea di farne una versione tutta strumentale, da ballo, non è mia. E neanche dei Barabàn.
I Barabàn, storica formazione di musica folk italiana, hanno ripreso il pezzo da una registrazione del 1958 di Jacmon e Baciunein. Questi nomi bizzarri appartenevano a una celebre coppia di suonatori dell’Alta Valle Staffora. Sembrerebbe che il primo a trasformare in danza questo vecchio canto antimilitarista sia stato proprio il pifferaio Jacmon.
Questi balli di solito sono suonati da un pifferaio e un fisarmonicista.
Il piffero è una specie di ciaramella, cioè è uno strumento ad ancia doppia, quindi fa parte della famiglia degli oboi. In effetti anticamente era suonato in coppia con la cornamusa, come avviene nella musica popolare italiana del centro-sud. Poi la fisarmonica ha preso il posto della zampogna.
Insomma, la chitarra e il fingerpicking non c’entrano niente. Anzi, non c’entrano niente col folk italiano in genere.
Ma noi chitarristi folk siamo storicamente maleducati, andiamo a impicciarci di cose che non ci competono e a mettere le mani in repertori trattati da puristi molto severi.
Però i Barabàn nel disco hanno scritto che queste cose che facciamo noi moderni…
«[…] non sono ovviamente documenti autentici della tradizione ma la nostra, soggettiva, interpretazione di ciò che i cantori e i suonatori ci hanno comunicato. È musica di oggi… ».
Qualcosa di molto vicino al mio modo di approcciarmi alla musica folk italiana. Ma di questo parleremo un’altra volta.
Bello! Triplo clap!
Triplo grazie!
Complimenti!
Cioè ma tu sei tu?
Ma che spettacolo.
Grazie davvero!
Ottimo, ma le cose si complicano.
Comunque ti ringrazio e saluto
Grazie Giorgio!
Ma cos’è che si complica?