Quali sono le vere origini del Natale? Da dove viene la festa più importante del nostro calendario, quali significati simbolici nasconde e perché?
Perché la tradizione ha reso il 25 dicembre una data tanto importante?
Le origini del Natale hanno davvero a che fare con la nascita di Gesù bambino?
Perché l’anno inizia il 1° Gennaio?
Perché abbiamo un ciclo di feste che dura quasi due settimane, dalla notte del 24 Dicembre fino al 6 Gennaio?
Perché facciamo l’albero di Natale?
Chi è la Befana, perché porta dolcetti ai bambini e perché i bambini le lasciano delle offerte di cibo?
Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di Solstizio d’Inverno e si mettono in discussione le celebrazioni cristiane. In molti si chiedono quali possano essere le vere origini del Natale.
Si tratta di addentrarci in tradizioni ancestrali, retaggi di un mondo primitivo incredibilmente affascinante.
Le origini del Natale si trovano in un tempo fuori dalla Storia.
Se hai sempre creduto che il Natale sia nato per per il desiderio di festeggiare la nascita di Gesù bambino, quello che troverai qui potrebbe sembrarti assurdo. Potrebbe perfino offenderti.
Ma la Storia è questa.
E in effetti ci sono dati alcuni storici che ci aiutano a fare questo percorso a ritroso nel tempo. Ma le origini del Natale non sono solo una questione di date e fatti.
Ci stano anche quelli, ma la parte più importante è qualcosa che sta fuori del tempo.
Perciò, prima dobbiamo fare un salto nella dimensione del sogno e del mito…
Religioni, miti e racconti, tutto un gran mischiume!
Partiamo dalle tre date importanti di queste feste:
– quella iniziale, il 25 Dicembre
– quella centrale, il 1° Gennaio
– quella di chiusura, il 6 Gennaio.
E vediamo di capire perché abbiamo un ciclo di feste tanto lungo.
Tempo fuori dal tempo
Le feste di Natale durano 13 giorni. Questa durata ha un motivo preciso, dipende dal fatto che i nostri antenati misuravano il tempo in due modi:
1) secondo i cicli della Luna
2) secondo quelli del Sole.
Ma l’anno lunare e quello solare hanno durate diverse perciò, affiancando i due calendari, si crea un buco di 12-13 giorni.
Questo buco è un tempo fuori dal tempo, 12-13 notti che non appartengono né all’anno passato né a quello nuovo.
Per i nostri antenati questo buco temporale poteva essere posizionato in vari momenti dell’anno, ma rappresentava sempre il confine tra l’anno vecchio e quello nuovo.
Ovviamente per loro questo era anche un tempo magico. E in questo tempo magico, i morti potevano tornare temporaneamente nel mondo dei vivi.
Se ti interessa l’argomento, ne ho parlato meglio nell’articolo Origini di Halloween in Italia.
Dove voglio andare a parare?
Seguimi, perché le origini del Natale sono in un anfratto del nostro calendario.
Le origini del Natale nel Tempo fuori dal Tempo
Sostanzialmente, non esistono delle vere origini del Natale. Perché il Natale come lo conosciamo noi è il frutto di millenni di stratificazioni culturali e religiose. Le feste di Natale oggi sono residui di rituali preistorici mescolati ai presepi viventi e alla pubblicità con Babbo Natale che beve la Coca Cola.
Eppure, provare a ricostruire come è nato tutto questo può aiutarci a capire qualcosa su chi siamo e da dove veniamo.
Partiamo dalla data fatidica, il 25 Dicembre.
Cos’ha di speciale il 25 Dicembre?
Se esistono delle origini del Natale, senz’altro sono rintracciabili qui.
Nell’arco dell’anno ci sono due date fondamentali:
1) quella del giorno più lungo, il Solstizio d’Estate, che cade il 21 giugno;
2) quella del giorno più breve, il Solstizio d’inverno, che cade il 21 dicembre.
Facile immaginare che per i nostri antenati primitivi il giorno più corto dell’anno fosse qualcosa di molto spaventoso: la luce durava poche ore, mentre tutto il resto era tenebre, freddo, alberi spogli.
Sapere che, da quel giorno in poi, le giornate avrebbero ricominciato lentamente ad allungarsi, riempiva di speranza.
Possiamo essere abbastanza certi del fatto che tutti i popoli europei anticamente festeggiassero il Solstizio d’inverno e che al centro dei rituali di festeggiamento ci fosse il fuoco.
Perché il fuoco?
Facile.
Dal fuoco alle lampadine
Che fai tu quando sei al buio?
Io accendo la luce.
Ecco, i nostri antenati non avevano l’interruttore della luce. Dovevano accedere il fuoco.
Ora, se vuoi festeggiare il ritorno della luce dopo mesi di buio sempre più lungo, di luce ne vuoi tanta.
Perciò tanto fuoco.
Per questo i nostri antenati facevano grandi falò all’aperto.
E dentro le case, nei camini, bruciavano un ceppo di legno molto grosso, ma così grosso che poteva durare giorni. Dietro l’accensione del ceppo c’era tutto un rituale.
La tradizione del Ceppo Natalizio era diffusa praticamente in tutte le regioni italiane, fino a qualche decennio fa.
Cosa facciamo noi oggi a Natale? Noi che abbiamo interruttori e lampadine?
Riempiamo le strade di luminarie.
E dentro casa mettiamo lucine intermittenti e colorate, il trionfo della luce.
Poi c’è l’Albero di Natale, che deriva dal culto degli alberi tipico delle culture nord europee e che nel nostro paese è venuto a sostituire e a mescolarsi con gli antichi rituali dei falò e del ceppo.
Gli antichi Romani
Nella seconda metà di Dicembre, i romani facevano una festa pazzesca, i Saturnali, una sorta di folle carnevale in cui gli schiavi diventavano temporaneamente liberi, l’ordine sociale era sovvertito e ci si scambiavano doni in un clima folle e orgiastico.
Può sembrare strano associare le origini del Natale a una festa così sfrenata, ma dobbiamo ragionare andando oltre le nostre usanze e le nostre credenze.
Si eleggeva un princeps che impersonava Saturno oppure Plutone, in ogni caso divinità che avevano a che fare con il mondo dei morti e, al tempo stesso, con i raccolti (sul legame tra culto dei morti e agricoltura, vedi l’articolo sulle origini di Halloween).
Attenzione a questo: i romani erano convinti che per tutto l’inverno i morti vagassero sulla terra.
I festeggiamenti terminavano all’incirca con il Solstizio d’Inverno.
Inoltre, per i pagani il 21 Dicembre era la festa della dea Angeronia (una misteriosa divinità di cui sappiamo pochissimo, ma che nella Roma arcaica era sicuramente molto importante).
Le origini del Natale nel pasticcio di Sosigene
Nel I secolo a.c. Giulio Cesare decise di riformare il calendario romano.
Per questo complicato compito, Cleopatra gli suggerì di affidarsi a Sosigene di Alessandria, un astronomo egizio.
Nel mare di calcoli che dovette fare per stabilire date, durate e feste, Sosigene avrebbe datato il solstizio d’inverno al 25 dicembre.
Da ciò dipende il fatto che il Natale si festeggia in quella data.
Passarono più di 200 anni.
Nel frattempo, Roma era cambiata. Era diventata un Impero, che arrivava molto a Oriente.
E dall’Oriente erano arrivate nuove religioni. Tra quelle di maggior successo c’era il culto di Mitra, una divinità solare.
L’imperatore Aureliano, a sua volta, era diventato seguace del culto del Sole invitto.
Abbiamo detto che Sosigene aveva fissato il solstizio al 25 dicembre.
Nel tentativo di diffondere a Roma la sua nuova religione, Aureliano stabilì che il in quella data si sarebbe festeggiato il Natale del Sole Invitto, festa che avrebbero celebrato anche i pagani e i seguaci di Mitra e di altre religioni.
In questa festa molti vedono le vere origini del Natale. In realtà, abbiamo visto che le feste legate al solstizio sono molto più antiche. Inoltre pare che questa cosa del Sole Invitto fosse ben poco sentita dal popolo.
Arrivano i Cristiani
Nel frattempo, comunque, il Cristianesimo si era diffuso a Roma.
I Cristiani, per far accettare il loro culto al popolo, hanno sempre utilizzato lo stratagemma di sovrapporre le loro chiese e le loro feste ai templi e alle festività precedenti. E alcuni cristiani usavano il Sole come simbolo di Cristo. Come fu come non fu, si stabilì che la nascita di Cristo doveva essere il 25 Dicembre, cioè il giorno della (ri)nascita del Sole.
Da allora, il 25 Dicembre è diventata la ricorrenza della nascita di Gesù Bambino.
Col passare dei millenni, abbiamo dimenticato quanto sia cruciale per le nostre vite quel passaggio del calendario in cui le giornate tornano lentamente ad allungarsi e la Natura si prepara a fiorire di nuovo.
Ma sono rimaste usanze, credenze, leggende. Molte cose, ancora oggi, ci ricordano di questo profondo, inscindibile legame con la Natura.
Perché il Capodanno è il 1° Gennaio?
Da un punto di vista astronomico, quella di far iniziare l’anno il 1° Gennaio è una scelta del tutto arbitraria e infatti molti popoli europei facevano iniziare l’anno in momenti diversi (per alcuni popoli extraeuropei è così ancora oggi).
Tra i popoli europei, i momenti più gettonati erano il solstizio d’inverno (che abbiamo visto essere alle origini del Natale), l’inizio della primavera e il periodo di metà autunno (l’odierno Halloween).
In effetti, in epoca arcaica i Romani celebravano l’inizio dell’anno a Marzo. Anche perché prima di Marzo non c’era niente, letteralmente.
Tra la fine del mese di December (cioè il decimo) e quello di Mars (dedicato al Dio Marte), c’era un vuoto, un periodo di buio e freddo in cui i giorni non appartenevano a nessun mese e a nessun anno.
Questo problema fu risolto, secondo la tradizione, sotto il secondo Re di Roma, Numa Pompilio, quando furono aggiunti i mesi di Ianuarius (dedicato al Dio Giano) e Februarius.
Il Dio romano Giano era detto bifronte, perché aveva due volti, uno davanti e uno dietro la testa: era in grado di guardare al passato e al futuro ed era considerato protettore degli inizi.
Furono quindi i Romani a stabilire che l’anno dovesse iniziare il primo giorno del primo mese subito dopo il solstizio d’inverno.
In pratica, siccome il solstizio d’inverno non coincideva con l’inizio di un mese, si è scelta la data più vicina.
E questa tradizione si è conservata e diffusa in tutto l’Occidente.
Per questo i festeggiamenti di Capodanno e di Natale (che abbiamo visto derivare direttamente dalle feste del solstizio d’inverno) sono inscindibili.
Cos’è l’Epifania?
Tra tutte le feste religiose, l’Epifania è senz’altro quella in cui è più evidente il divario tra la cultura alta dei teologi e quella bassa del popolo.
Non nutro alcun dubbio che se il 6 Gennaio mi mettessi a Piazza Navona, a Roma, tra i tradizionali banchi che vendono zucchero filato e pupazzi delle Befana a chiedere ai passanti cosa si festeggia quel giorno, ben pochi mi saprebbero rispondere.
Per il popolo, il 6 Gennaio è la festa della Befana.
E, per quanto possa sembrare assurdo, questa cosa della Befana ha una valanga di simbolismi e richiami a culti ancestrali, talmente complessi e ramificati che tutta la teologia cristiana dell’Epifania in confronto sembra robetta.
La festa cristiana
L’Epifania è la festa cristiana che celebra contemporaneamente la venuta dei Re Magi e il battesimo di Gesù; quindi la manifestazione di Cristo come vera incarnazione del figlio di Dio. Il nome deriva dal greco e significa proprio manifestazione.
Come sappiamo tutti, questo nome lo usano solo i libri e i preti.
La Chiesa Occidentale festeggia l’adorazione dei Magi, mentre quella Orientale festeggia il Battesimo di Gesù. Entrambi gli eventi rappresentano la manifestazione del Cristo.
La Befana
Ma tra il popolo, per secoli, nella notte tra il 5 e il 6 Gennaio hanno continuato a celebrarsi riti di origine pagana, legati alle leggende sulla Befana.
Vediamo di capire chi è.
Innanzitutto, la Befana è una figura tipica del folklore italiano.
Poi, il nome Befana è in uso nell’Italia centrale, soprattutto nel Lazio e in Toscana.
In molte altre regioni aveva (e ha) nomi tipo La Vecchia, la Vecia, La Stria (cioè La Strega).
La Befana è essenzialmente un’incarnazione di Madre Natura, in una delle sue tante forme.
Nello specifico, nella sua forma peggiore, quella di natura stanca, arida, oscura e pericolosa. La natura dell’Inverno.
Affonda certamente le sue radici nel paganesimo ed è stato ipotizzato che sia nata come la fusione tra varie figure di divinità femminili collegate alla Natura, prima fra tutte la dea romana Diana, ma anche la divinità germanica Berchta (o Berta).
Il suo aspetto dimesso è simbolico: rappresenta la povertà della Natura invernale, ma non solo. Si contrappone alle celebrazioni ufficiali ed è vicina al popolo, alla povera gente. Anche per questo è vestita di stracci.
Le scarpe rotte, poi, rappresentano il lungo cammino del vecchio anno appena concluso.
Siccome però è pur sempre Madre, porta comunque dei segnali di rinascita, cioè i doni: che oggi sono dolci e caramelle, ma un tempo erano noci, nocciole, mandorle, quello che la Natura può offrire in Inverno.
Il 6 Gennaio sono trascorsi ormai i fatidici giorni di tempo fuori dal tempo iniziati il 25 Dicembre. A questo punto l’anno deve ricominciare davvero, bisogna tornare alla normalità e la Natura deve mostrarsi pronta a rinascere.
Ma perché sembra una strega?
La Befana è una strega?
La sua associazione alla figura di strega è nata probabilmente in epoca cristiana.
La Chiesa condannava fortemente i rituali di origine pagana a essa legati. Per la Chiesa vale l’associazione paganesimo = satanismo.
Ancora oggi, rappresentanti della Chiesa di Roma usano i termini satanico e satanista per definire tutto ciò che potrebbe fuorviare dai dettami della dottrina cattolica, compresi libri, film e dischi di musica.
D’altra parte, però, la Befana un po’ strega lo è davvero. Nella mia città, Roma, è tramandata come una buona vecchina un po’ male in arnese che porta doni ai bambini, ma in molte regioni italiane è invece una figura decisamente inquietante e pericolosa.
Ma c’è una differenza importante tra la Befana e le streghe.
Nell’immaginario popolare, le streghe salgono sulla scopa (o a cavallo di animali) per volare al Sabba.
Cioè, lasciano la terra per andare verso una dimensione ultraterrena.
La Befana, invece, fa un percorso inverso: arriva volando dal cielo e attraversa il camino, quell’inquietante buco nero che sta dentro le nostre case. Quindi viene dal mondo ultraterreno per arrivare sulla terra.
La Befana, perciò, è soprattutto un’emissaria del mondo dei morti.
Viene a controllare come ci comportiamo, prende i nostri doni (le piccole offerte di cibo che lasciamo sui davanzali o vicino ai camini) e ci lascia i suoi.
La Befana è, in sostanza, il nostro contatto con la Natura Invernale, che è il dominio dei morti.
Per concludere
Per concludere, le origini del Natale sono talmente confuse, antiche e ramificate da essere quasi indecifrabili.
Possiamo rintracciare le radici di questa festa già ai primordi del regno di Roma antica, ma sono ancora più antiche.
Quelle che oggi sono usanze e storielle che raccontiamo ai bambini, un tempo erano credenze religiose e rituali sacri, che si sono trasformati attraverso i millenni.
Per esempio, durante i 12 giorni di Natale, in molte regioni italiane vigeva il divieto di filare e di lavorare a maglia. Questo perché l’arte della filatura rappresenta la vita.
Mai sentito parlare di quelle tre divinità romane chiamate Parche?
La prima tesseva il filo della vita, la seconda ne stabiliva la lunghezza, la Terza lo tagliava al momento della morte.
Compiere un gesto che evoca la vita in un periodo che richiama la morte doveva apparire un tantino sconveniente…
C’era poi la leggenda secondo cui chi nasceva nella notte di Natale era maledetto: se nasceva maschio sarebbe diventato un licantropo, se era femmina sarebbe diventata una strega. Per scongiurare la maledizione bisognava celebrare dei rituali appositi, che molte levatrici conoscevano.
Questo perché, per i nostri antenati, chi nasceva nella notte più lunga dell’anno recava per forza in sé il marchio dell’oscurità.
E l’uomo più oscuro è quello che si fa predatore, che uccide, depreda, violenta, che si comporta come un lupo furioso.
La donna più oscura è quella che trama nell’ombra, elabora tranelli, irretisce e ammalia, come una strega.
In epoca Cristiana, la religiosità popolare giustificava questa credenza col fatto che solo Gesù poteva nascere nella notte sacra, chiunque altro sarebbe stato maledetto.
Oppure senti questa.
Le erbane (o erbarie) – ovvero guaritrici che conoscevano le erbe officinali, i riti contro il malocchio e il modo per fare amuleti e scongiuri – si trasmettevano le più importanti formule segrete nella notte di Natale, proprio in Chiesa, mentre il prete officiava la messa di mezzanotte. Si mettevano in un cantuccio e facevano questo passaggio di testimone mentre tutti gli altri erano distratti ad ascoltare il prete.
Quale momento migliore puoi immaginare per tramandare un segreto se non il cuore della notte più lunga dell’anno?
E quale luogo più appropriato di un luogo sacro (anche se di nascosto dal prete)?
Riferimenti
Siamo giunti alla conclusione di questo articolo.
Se sei arrivata/o fini a qui, complimenti, hai compiuto un atto eroico.
Questo articolo è stato ispirato da molte cose.
Innanzitutto dal bellissimo libro di Eraldo Baldini e Giovanni Bellosi dal titolo Tenebroso Natale, il lato oscuro della Grande Festa (Editori Laterza, 2015). Se ti piacciono i testi di argomento antropologico, te lo consiglio.
Poi da mia madre e mio padre che, quando ero piccolo, nella notte della Befana, mi facevano mettere del cibo sul tavolo della cucina o sul davanzale della finestra e la mattina me lo facevano trovare smangiucchiato.
Ma soprattutto, la fonte di ispirazione più importante sono i miei figli. Ho voluto capire qualcosa sulle origini del Natale soprattutto per loro.
Perché non c’è niente da fare, quando diventi genitore il Natale diventa il momento più bello dell’anno.
D’altra parte chi altro può incarnare il concetto di rinascita meglio dei bambini?
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Gianni says
Bravo bravo bravo. L ho letto con interesse mi è piaciuto mi è piaciuto molto. È un lungo percorso che tuttavia si compie velocemente senza affanni.
La realtà che è nelle tradizioni che si perpetuano rinnovandosi e rigenerandosi danno il sisignificato alla storia di questi giorni festivi. Mi compiaccio, ma lasciamo che la conoscenza della realtà non interferisca con l’ immaginario in cui cui grandi e bambini hanno bisogno di rifugiarsi. Sei bravo come ricercatore e come genitore. Tuo padre
Diego says
Grazie Luca, molto molto interessante. Buon Anno
Luca Ricatti says
Grazie e Buon anno anche a te!
Rossana says
Molto interessante e acculturativo, (si può dire acculturativo?) . Quest’anno non dirò Buon Natale ma Buon solstizio d’inverno e regalerò, frutta secca arance e mandarini , un po di miele e dei calzettoni. Farò una bella composizione in una cesta di vimini, ! Mi piace molto l’idea. Grazie a te. Ciao
Luca Ricatti says
Grazie a te Rossana!
Elisa says
Grazie per questo articolo. L’ho letto questa mattina di primo gennaio, alcuni aspetti li conoscevo, molti sono chicche che ho scoperto con piacere. Leggerò il libro indicato.
Buon inizio di periodo che porta alla luce e buona Befana, che la tua calza sia piena di doni.
Elisa
Luca Ricatti says
Auguro una calzetta stracolma anche a te Elisa! Grazie!
Paolo says
Le cose che scrivi sono presentate in maniera piuttosto leggera e quasi spiritosa, ma in realtà attengono a dimensioni molto profonde, di natura esoterica.
Non pensi che bisognerebbe cercare di far rivivere questi antichi misteri, ma in forma veramente sacrale?
Il cristianesimo poi non è necessariamente in competizione con queste tradizioni che chiami pagane, in realtà esiste anche un cristianesimo di tipo esoterico, in cui quei riti sono riproposti in forma nuova. Penso al cristianesimo dei Rosacroce.
Insomma è tempo di far rivivere gli antichi misteri, non in maniera nostalgica e disincantata, ma in forma più viva e attiva.
Complimenti comunque per le conoscenze che hai e che contribuisci a diffondere.
Luca Ricatti says
Ciao Paolo,
ti ringrazio per questo commento, che mi dà lo spunto per una precisazione.
La risposta alla tua domanda è: no.
Non penso che ci siano misteri da far vivere in forma più o meno sacra.
Non sono uno studioso, mi piace fare divulgazione su questi temi perché sono legati alla mia attività artistica.
Quando voglio saperne su questa roba, mi rivolgo ai libri scritti dalle persone che ci dedicano la vita e che hanno un approccio scientifico: storici e antropologi. Persone che non si basano su supposizioni e idee astratte, ma su dati e prove fattuali.
Il mio è un approccio ateo, razionalista e umilmente appassionato.
Non mi interessa assolutamente l’aspetto simbolico/esoterico.
Ho letto alcuni libri scritti da esoteristi, quando ero giovane: mi dispiace, ma non ho alcuna simpatia per la loro visione del mondo.
Ti ringrazio per i tuoi complimenti.
Paolo says
Le mie simpatie vanno invece alle erbane e ai popoli antichi che praticavano culti e cerimonie magiche non per compiacere i bambini o per diletto artistico, ma perché ci credevano veramente.
La loro visione del mondo era diametralmente opposta a quella degli storici e antropologi odierni, la cui contraddizione è di interessarsi ad argomenti esoterici/simbolici che loro mente razionale considera fasulli a priori, e il cui approccio “scientifico” è pertanto puramente intellettualistico, avulso dalla realtà.
Il Cristianesimo almeno ha continuato a far vivere le tradizioni sacre del Natale e del paganesimo antico, seppure riadattandole al nuovo culto, il razionalismo moderno invece le ha distrutte completamente, sostituendo la mitologia con concetti astratti, l’erboristeria con la chimica, e la magia del Natale con una festa melensa e sentimentaloide.
Luca Ricatti says
Paolo, sono sicuro che il tuo disprezzo per la scienza ti tiene lontano dai computer e da internet e che quindi non leggerai questa risposta.
Comunque, gli antropologi e gli storici (almeno gli storici di oggi) e gli artisti hanno molta simpatia per i popoli, le minoranze, i poveri e la gente comune.
Mi dispiace che tu non capisca quanto amore ci vuole nei confronti del genere umano per trascorrere anni a sfogliare documenti di archivio per capire come e perché un certo popolo è stato massacrato senza pietà da un certo esercito. O per dedicare un’intera vita a trovare una cura per il cancro. O per vivere mesi con una tribù di cacciatori-raccoglitori dell’Amazonia per capire la loro visione del mondo.
Una volta un archivista mi ha scritto raccontandomi che da molti anni spulcia documenti del secolo scorso per scoprire la storia di Elena Di Porto (alla quale ho umilmente dedicato un racconto): anni di lavoro per sapere la verità su una sconosciuta popolana.
Ho passato molti anni a lavorare con le erbe officinali, sono capace di curare molti piccoli disturbi mischiando erbette.
Ma se uno dei miei figli ha una brutta infezione, gli do l’antibiotico senza pensarci mezzo secondo.
Per quella che è la mi esperienza, la Scienza ha dimostrato che le erbette usate dai contadini analfabeti per millenni funzionano (quasi sempre) per davvero (al contrario di tante cosiddette “cure naturali” inventate da esoteristi e illuminati, che sono delle gigantesche bufale, ma che hanno spesso dietro grossi indotti economici). Però le erbette non curano tutto e un tempo si moriva per malanni che oggi si stroncano con una puntura.
Personalmente sono molto felice se oggi non devo curarmi una carie facendomi strappare il dente con le tenaglie da un barbiere, senza anestesia e senza antibiotico.
Per quanto riguarda la “magia” del Natale, posso dirti questo: sono sicuro che duemila anni fa, nell’Antica Roma, c’era chi era pronto a giurare che i culti venuti dall’Oriente avessero rovinato la “vera” magia delle feste del Solstizio d’Inverno.
MASSIMO MURARI says
complimenti all’autore per l’excursus storico! mi piacerebbe approfondire soprattutto per la stratificazione di miti e leggende cui il cristianesimo ha dato un’impronta religiosa. Mi potrebbe consigliare qualche testo? grazie!
Luca Ricatti says
Assolutamente il libro di Baldini e Bellosi che ho citato alla fine dell’articolo. Se ti interessa l’argomento devi partire da lì!
Vittorio says
Ciao Luca,
solo oggi e con grande piacere,
ho letto la tua lunga ma piacevole e rivelatrice esposizione sulle origini del Natale.
Un lavoro che é certamente frutto di approfondite e faticose ricerche. Complimenti!
Davvero bravo nell’aver saputo esporre con oggettiva serenità, la realtà dei fatti che benchè tale, per molti rimane, ancor oggi, troppo difficile da “metabolizzare”.
Una realtà dei fatti che come hai preziosamente esposto, documenta la vera origine del Natale (come pure S. Stefano, Capodanno ed Epifania).
Una festa che veicola e ingloba origini, tradizioni e pratiche di antichi rituali di natura prettamente pagana, esoterica e divinatoria nella più famosa e tanto attesa festa religiosa che dichiara di celebrare la nascita di Gesù Cristo, colui che paradossalmente, risulta che insegnasse, invece, ad aborrire tali pratiche e chiunque le facesse.
Una festa nella quale, sotto la parvenza del “Christus Domini est”, in realtà si mescolano, si perpetuano e si rievocano antichissimi rituali che nella loro essenza, contrastano proprio con ció che comunemente è ritenuto Sacro e Cristiano.
La festa del Natale, dunque,
rinnova, di anno in anno, qualcosa che in realtà non ha nulla a che fare con la natività di Gesù di Nazareth bensì con qualcosa di esoterico e ancestrale. Parliamo di quelle stesse “magie” delle “feste del Solstizio d’Inverno”.
<>
Così Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi descrivono nel loro libro i tanti significati di quei giorni “magici”.
E come è stato ampiamente documentato, tutti i simbolismi legati alla festa; dal presepe, all’albero di natale, dal muschio, alle luci decorative, dalle musiche, agli osannati regali, dai giochi, al tripudio di pranzi e cenoni, dagli auguri di mezzanotte, ai pedardi e ai botti di fine anno, hanno tutti un solo e unico, comune denominatore che ovviamente, non puó essere il Cristo, Gesù; tanto meno, i suoi discepoli, i Cristiani del primo secolo.
Le molteplici testimonianze, documentate dagli storici ci descrivono, piuttosto, un quadro di quei primi Cristiani, come di persone diametralmente diverse nel loro modus viventi.
Persone che certamente amavano le feste, l’allegrezza, le compagnie e le amicizie ma nello stesso tempo, erano persone semplici, umili e modeste come lo era il loro Maestro e Signore, Gesù Cristo che piuttosto, insegnava a rigettare ogni genere di pratica esoterica e arte divinatoria e chiunque si adoperasse in simili cose.
Così, riportano fonti storico secolari ed ecclesiastiche.
Fonti storiche, come:
Tito Flavio Giuseppe, Romano di origine Ebraica, nato il 37 DC,
Il Talmud di Babilonia,
il testo liturgico ebraico
Le Diciotto Benedizioni,
Il filosofo cristiano Giustino, Sesto Giulio Africano di Roma, Flegonte di Tralles (vissuto nel 100-150 DC), il ritrovamento di una lettera di corrispondenza tra Plinio il Giovane e l’imperatore Traiano e altri ancora.
Leggasi anche:
Paul Mattei, Il Cristianesimo antico. Da Gesù a Costantino, Il Mulino, Bologna, 2012;
Andrea Filippini, Protocristianesimo. Il cristianesimo del I secolo alla luce degli scritti neotestamentali, GB EditoriA, Roma, 2013 e altri,
descrivono i primi Cristiani o Giudeo-Cristiani ( nôserîm o Nazareni ), come persone che nella loro vita esercitavano il buon senso, il senso della misura e della discrezione, e per questo evitavano gli eccessi di ogni sorta e soprattutto le ricorrenze di origine pagana e idolatrica.
Dunque, va da sé dedurre che quell’uomo, Gesù Cristo, non c’entra nulla con il panettone, le fettuccine, l’arrosto e la corsa all’osannato regalo.
Così come, alla luce dei fatti, non è coerente asserire di essere atei e razionalisti e lasciare che i propri figli credano che a Natale si ricorda la nascita di Gesù Cristo, per di più con i cenoni, i pranzi, i giochi e i balli!
Piuttosto, la consapevolezza di tali realtà,
avallate da dati e prove fattuali, da storici e antropologi, inevitabilmente, conduce chiunque, ricercatori e scienziati, atei e religiosi, giovani e padri, a dover prendere, in fine, una sola decisione:
Scegliere chi servire, Cristo Gesù, il Figlio di Dio oppure “mamonas”, <>.
Grazie per il tuo apprezzabile lavoro divulgativo.
Vittorio
N.B.
Chi volesse approfondire con l’ausilio dell’antropologia e scienza delle tradizioni popolari il significato vero e l’origine profonda delle feste dell’anno, consiglio vivamente di leggere oltre al già citato Baldini e Bellosi,
Il libro di Alfredo Cattabiani:
“CALENDARIO.”
Le feste, i miti, le leggende e i riti dell’anno.
Editore Rusconi.
Luca Ricatti says
Ciao Vittorio,
grazie per questo bel commento.
Io non voglio dare però un’impronta diciamo “moralizzatrice” al mio articolo.
Credo che noi e il “nostro” Natale siamo quello che siamo, è la nostra lunghissima e complicatissima Storia che ci ha portato a essere così. Siamo consumisti, eredi di riti ancestrali, eredi di tradizioni cristiane… e siamo anche pieni di dubbi e domande.
Probabilmente i nostri bisnipoti non vedranno il Papa in televisione mentre mangiano fettuccine coi bimbi che smaniano per aprire i regali… festeggeranno il Natale in modi ancora diversi.
Anonimo says
Tutto cio che e pagano non DOVREBBE avere nulla a che fare con chi si definisce CRISTIANO
Luca Ricatti says
Ciao Anonimo,
non sono convinto che sia come dici tu.
Ma se fosse così credo che bisognerebbe buttare giù tutte le chiese costruite su antichi Mitrei o altri templi pagani (che sono tante ma tante), a partire dallo splendido Panteon di Roma. E bisognerebbe abolire tutte una serie di feste, dalla Pasqua al Natale passando per Ogni Santi, dato che sono cristianizzazioni di antiche feste pagane.
Roberto Cremonese says
Scusa Luca, se m’intrometto fra tanti commenti, ma da libero credente da ogni religione, devo dire che la cristianità storica, ha paganizzato le loro feste. Tant’è vero che il Cristo o il Messia Giudeo, disse ai suoi apostoli: “Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi ho comandato”. (Vang. Giov. 15, 14). Gesù, non ha mai comandato ai suoi discepoli di ricordare la sua nascita. Infatti nessuno leggendo i Vangeli può dedurre il giorno della sua nascita. Invece, ordinò in sostituzione della Pasqua Ebraica, (essendo l’Agnello di Dio Pasquale), la sua morte. Questo è attestato in Lu. 22, 7 – 20, + Mar. 14, 12 – 25. Per cui, coloro che hanno mischiato cose non attinenti con quello che il Salvatore non ha comandato, significa perdere la sua amicizia. Un caro saluto.
Luca Ricatti says
Ciao Roberto e grazie per il tuo contributo!
Beh, se ci mettiamo a fare paragoni tra quello che dice Gesù nei Vangeli e quello che ha fatto la Chiesa durante gli ultimi duemila anni…
Massimiliano Persico says
Che io sia un eroe non lo credo, ma dopo aver fatto lezione sul circolo delle quinte e aver confrontato le nozioni del mio maestro con gli schemi di Luca Ricatti, mi sono imbattuto nel tuo articolo sul Natale.
L’ho trovato avvincente e molto veloce da leggere. Grazie, approfondirò anche leggendo il libro che hai citato.
Un caro saluto e l’augurio che tu possa trascorrere questi 13 giorni oscuri nella serenità e nella pace della tua famiglia con i tuoi affetti.
Ciao Luca e alla prossima! Ad maiora….
Luca Ricatti says
Ciao Massimiliano,
grazie mille!
Auguri anche a te di vivere questa lunga festa di rinascita nel migliore dei modi e con le persone a cui vuoi bene!
Roberta says
Ho aprezzato moltissimo, più che ricerca è un bellissimo racconto attraverso i tempi, grazie. Complimenti anche al padre che ha cura dell’intelligenza, e non solo, dei figli. Roberta.
Luca Ricatti says
Grazie Roberta per queste bellissime parole!
Daniele says
Bravissimo,molte cose le sapevo già,ma noto che sei riuscito ad andare più a fondo. Condivido con piacere questo studio. Grazie ancora. Daniele.
Luca Ricatti says
Grazie a te, Daniele!
Giancarlo says
Ti ringrazio di aver precisato di far divulgazione e non usare i dati degli storici in nostro possesso.
Infatti gli storici attualmente non sostengono assolutamente quanto riportato in quel libro, né quanto da te divulgato!
“La data del Natale di Gesù al 25 dicembre
– cioè quando gli antichi osservavano il Solstizio –
è stata fissata tardi, dopo Costantino,
e copiata dalla festa del Sol Invictus”.
Tutto sbagliato!
È proprio una delle affermazioni meno fondate sul Natale, e ciononostante comunemente accettata, quella che vede i cristiani rubare ai pagani il culto del dio Sole nel IV sec. e inventare la data del Natale a partire dalla festa pagana precedente. Affermazione (seppur parzialmente vera) che distorce la realtà e che ha mietuto vittime anche illustri.
Andiamo per ordine.
Molto prima che il culto del Sol Invictus entrasse nella vita quotidiana dei romani e soprattutto molto prima che fosse reso ufficiale, sono proprio i pagani a confondere col Sole il nuovo Dio cristiano: poiché i cristiani celebravano la resurrezione del loro Dio proprio nel giorno del Sole e rivolti verso il Sole nascente, nacque già in antico questo “mito” e incomprensione (Giustino e Tertulliano ce lo confermano apertamente).
Poi c’è la questione della data. E per essa bisogna essere in grado, con rigore, di distinguere due cose: da una parte il ricordo antico della data in cui Gesù nacque; dall’altra la Chiesa del IV sec., che cercò di fare concorrenza al paganesimo nelle sue stesse festività.
Già Clemente d’Alessandria (fine II-inizio III sec.) pone la tradizione del giorno nel periodo che va all’incirca dal nostro 25 dicembre al 6 gennaio (questo lasso di tempo è per via delle incertezze che abbiamo nel passare dal calendario egizio al nostro).
Negli stessi anni il Commento a Daniele attribuito a Ippolito (opera scritta verso il 203 d.C.), testimonia esplicitamente che le date che si ritenevano “storiche” per la nascita e la morte di Gesù fossero 25 dicembre e 25 marzo.
Sesto Giulio Africano nelle Cronografie (221 d.C.) dice che il Signore si è incarnato nel grembo di Maria il 25 marzo (e morto lo stesso giorno).
Perciò la domanda è lecita: a inizio III sec. la chiesa di Terra Santa riteneva già come corrette le date del 25 marzo e del 25 dicembre?
Queste testimonianze precedono di gran lunga quelle di IV secolo!
Quindi chi dice che SICURAMENTE il fissarsi del 25 dicembre fu solo un furto ai pagani, è sia in malafede, sia poco serio, sia incapace di leggere la complessità della questione.
La venerazione della Grotta della nascita del Bambino è attestata a Betlemme fin dalla metà del II sec.(!!!), sempre grazie al nostro Giustino.
Pertanto, se dopo 50 anni Ippolito parla di 25 dicembre, come in Egitto Clemente, e Sesto Giulio Africano (da Gerusalemme) parla del concepimento di Gesù 9 mesi prima del 25 dicembre, allora non è inverosimile pensare che si stesse già fissando.
Ma evidentemente non fu una data ufficiale per tutti.
Poi cosa successe?
Eliogabalo tentò di imporre il culto del “suo” dio solare a Roma, ma non andò granché bene. Fu solo con l’imperatore Aureliano, quindi nell’ultimo quarto del III sec.(!!!), che il culto del Sole si impose con successo, quando il monoteismo ormai era la religione vincente, che “tirava”, e Aureliano cercò, attraverso un Dio unico, il Sole, di perseguire l’unità religiosa e la rappresentazione del potere. Aureliano insomma ha cercato di fare col Sole ciò che Costantino otterrà in modo impeccabile 40 anni dopo con Cristo: rafforzare cioè l’autorità della sua persona e la centralità dello Stato attraverso un Dio unico…
Nel IV sec. questa data del 25 dicembre, che già era presente da almeno più di un secolo come memoria e magari pure legata a una simbologia astronomica, NON FU INVENTATA di sana pianta contro i Saturnalia e contro il Sol Invictus! Esisteva in modo indipendente, già ereditata: semplicemente la coincidenza si presentò come occasione ghiotta. Il Natale andò naturalmente a porsi come contraltare: sfruttato, non inventato.
Un conto, perciò, è parlare del simbolismo di Cristo “Sole e Rinascita del Mondo” (che è antico e può davvero aver generato una data come il 25 dicembre già prima del 200 d.C.), un altro è dire che si sono inventati la data partendo dal culto del Sol Invictus! Chi lo dice, non sa distinguere bene le due cose e ha letto poco i Padri.
Infine resta pure la possibilità, partendo dalla sicura venerazione del luogo a Betlemme a metà II sec. (ma molto probabilmente più antica dell’attestazione di Giustino), che la data del 25 dicembre non sia nemmeno una macchinazione di tipo astronomico, ma una vera e propria tradizione autentica: ciò motiverebbe anche l’incertezza degli antichi tra 25 dicembre e 6 gennaio. Questa incertezza, le sole coincidenze astronomiche, non la potrebbero mai spiegare.
Luca Ricatti says
Ciao Giancarlo,
ti ringrazio per aver inserito le informazioni interessanti che riporti, ma devo dire che ci sono alcune cose che non mi sono proprio chiare.
Innanzitutto cominci con un virgolettato che, messo in quel modo, sembra che siano parole scritte da me, invece non lo sono.
Poi, il senso di questo articolo non è contestare la data di nascita del Gesù storico; il tema è il significato nel Natale per noi oggi, una festa che è la stratificazione di tantissime cose diverse, che vanno dagli antichi culti pagani alla celebrazione cristiana della nascita del suo profeta-figlio di Dio, da vecchie tradizioni contadine al bisogno dei spingere i consumi del moderno capitalismo. Noi e il nostro Natale siamo tutto questo, che ci piaccia o no.
Mi sembrava di averlo spiegato.
Da questo punto di vista, la reale data di nascita di Gesù è una questione del tutto ininfluente.
Ancora, non ho mai scritto che i cristiani hanno rubato ai pagani il culto del sole, dove lo hai letto? E ho scritto chiaramente che l’origine del Natale non è nella festa del Sol Invictus, perché la celebrazione del solstizio d’inverno ha origini molto più antiche.
Inoltre, pare che tu abbia approfondito molto bene la questione della nascita di Gesù, ma quello che scrivi mi lascia perplesso, perché sembri molto convinto dell’esattezza storica della data del 25 dicembre, cosa che a me invece risulta essere tutt’ora controversa. D’altra parte non si conoscono fonti dirette sull’argomento e le prime citazioni di questa data risalgono a circa 200 anni dopo.
Poi boh, sarà che sono uno scettico inguaribile, ma il fatto che ritornino date come il 25 marzo (equinozio di primavera, poi spostato al 21 marzo) e il 25 dicembre (solstizio d’inverno, poi spostato al 21 dicembre) mi pare davvero incredibile. Secondo queste datazioni, inoltre, il 25 marzo sarebbe contemporaneamente la data del concepimento e della morte di Cristo: non dico ovviamente che sia impossibile, ma per giustificare delle coincidenze simili penso che ci vogliano proprio delle testimonianze schiaccianti. Almeno per chi non è credente.
Fino a prova contraria, a me pare più plausibile ipotizzare che si sia scelto di sovrapporre una ricorrenza nuova a una preesistente.
Ad ogni modo, ripeto che se anche fosse vero che Cristo è nato il 25 dicembre, resta il fatto che molti popoli europei celebravano questa data da prima, per altre ragioni; e che oggi, nel terzo millennio, ridurre questa ricorrenza solo alla celebrazione della nascita del bambinello nella grotta non ha senso.