Peter Lang è uno degli esponenti di spicco del movimento dell’american primitivism, un grandissimo chitarrista, ingiustamente meno noto rispetto ad alcuni colleghi. In questo articolo lo ascoltiamo, raccontiamo la sua storia, parliamo del suo album di esordio e vediamo dove reperire materiale come spartiti e tablature.
Chiunque viva o abbia vissuto con un musicista lo sa: ascoltarlo ripetere sempre gli stessi passaggi per ore al giorno può essere un tormento dantesco. Peter Lang sarebbe potuto diventare un trombettista, ma suo padre, veterano di due guerre mondiali abituato al frastuono di mitragliatrici, bombe e carri armati, arrivò a sostituire la tromba del figlio con una chitarra, nella speranza di attenuare la tortura. Il ragazzo aveva undici anni.
Inoltre, il folk revival esploso alla fine degli anni ’50 e la mania del vero blues avevano gettato le basi per una riscoperta della chitarra acustica. Peter era un ragazzo di Minneapolis, nel Minnesota, un posto dove d’estate si crepa di caldo e d’inverno può fare -30 o -40°. E quando è gennaio e devi startene chiuso in casa per non morire congelato, devi pure inventarti qualcosa di creativo per passare il tempo. Suonare la chitarra acustica fu la sua soluzione per gli anni dell’adolescenza.
Nei primi anni ’60 nella zona universitaria erano nate parecchie coffe house in cui si suonava musica folk. Anche se Bob Dylan (originario di Hibbing, Minnesota) se ne era andato nella Grande Mela, sotto l’ala protettiva di Dave Van Ronk e tutta la scena newyorkese, c’erano molti musicisti che mantenevano vivace Minneapolis, tra cui il trio blues Koerne, Ray and Glover, che ebbe molta influenza sul giovane Peter Lang.
Nel 1967, Peter si trasferì a Venice Beach, in California. Racconta che a quel tempo considerava suonare la chitarra un hobby e, anche se faceva qualche concerto di tanto in tanto, la sua tecnica fingerstyle era considerata troppo stravagante per pensare di entrare nel giro e intraprendere una carriera da musicista.
Ma mentre lui si preparava a immatricolarsi nella California State University, indirizzo sanitario, alcuni amici inviarono delle sue registrazioni alla Takoma Records.
«Per la prima volta in vita mia, trovai un orecchio in sintonia con la mia musica. Fui scritturato dalla Takoma e la mia carriera nella sanità pubblica terminò bruscamente.»
Come per molti altri, John Fahey divenne per Peter Lang un mentore e un amico. Nell’estate del 1972, Peter andò a registrare nella Audio sonic research installation, un garage convertito in studio di registrazione che si trovava nel giardino di un tale Cecil Spiller, un fonico del cinema che viveva a Los Angeles, un tipo «abbronzato come uno scarabeo», che andava in giro in costume da bagno e infradito e «somigliava più a uno gnomo che a un ingegnere».
The thing at the nursery room window uscì nell’estate del 1973. Nel frattempo, Lang andò a lavorare come «Re del magazzino» alla Takoma Records.
Negli anni successivi ha inciso altri dischi con altre etichette. Finché non ha deciso di abbandonare la produzione musicale negli anni ’80, per dedicarsi alla sua nuova carriera nel mondo degli effetti speciali per il cinema.
Solo nel 2002 è tornato a produrre musica.
Peter Lang: The thing at the nursery room window
Come racconta lo stesso Peter Lang, col passare degli anni nella produzione della Takoma (e del suo fondatore John Fahey) il folk era diventato la base per la creazione di nuove forme compositive che si avventuravano nei territori della musica più “colta”. Lang fu sollecitato dal suo mentore a uscire dallo schema dei brani da 1 o 2 minuti per entrare in un’ottica compositiva più vasta.
«Ne risultarono Bituminous nightmare, Future shot at the rainbow, Young man, young man, look at your shoes», che giustamente Lang considera il materiale più solido dell’album.
Ma i brani più semplici dal punto di vista compositivo non sono meno interessanti. Snow toad, che apre l’album, R.C. Rag, Wide oval rip-off sono divertenti e sfoggiano una tecnica fingerpicking notevole. Spicca l’abilità di Lang negli stoppati (pizzicare le corde tenendole contemporaneamente ferme, così da conferire loro un suono felpato, chiuso).
Completano questo splendido album i pezzi dalla vena sentimentale e un po’ malinconica come Last day at the lodge o Young man, young man, look at your shoes.
The thing a t the nursery room window fu prodotto da Kerry Fahey e John Isted per la Takoma Records nel 1972, ma è uscito nel 1973. L’edizione in CD è stata prodotta nel 2000 (masterizzata da Joe Tarantino) e contiene un leporello con un testo autografo di Peter Lang del 1999. Contiene tre bonus track, la prima delle quali Flames along the Monongahela è un capolavoro di composizione chitarristica di 7 minuti e 40, veramente di rara bellezza.
Peter Lang: materiale vario
Qui puoi trovare l’abum The thing a t the nursery room window.
Il suo sito ufficiale (ma c’è davvero poca roba) è Petelang.com
_____________________
Anonimo says
musica per le mie orecchie tante grazie
Luca Ricatti says
Grazie a te!