Cosa sono le Scale Modali? Il concetto di “Modo” può risultare sfuggente. Spieghiamo con parole semplici cos’è, aiutandoci con la consueta infografica.
Vedremo anche perché e le scale modali sono tornate a essere utilizzate nella musica moderna e come possono esserci utili.
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Ma veniamo a noi.
Alla scoperta di Modi
Ho passato circa un anno della mia vita a strimpellare da autodidatta. Poi decisi di provare a imparare a suonare la Chitarra per davvero.
Quando ero alle mie prime lezioni di chitarra (avevo tipo 16 anni), un giorno raccontai a un amico che il mio maestro mi stava insegnando i sette Modi della Scala Maggiore.
Io ero quello che fino a qualche mese prima zappava accordi per chitarra sul pullman alla gita scolastica. Lui che aveva studiato un po’ di musica (ma poca), guardandomi dall’alto in basso mi sbottò a ridere in faccia:
«I modi de che?»
Il mio amico sosteneva che in musica esistono solo 2 modi: il maggiore e il minore.
Io, che ero davvero un novellino, ingoiai il rospo tutto offeso, convinto che fosse lui a sbagliarsi.
In realtà non aveva affatto torto. Ma neanche io.
E quindi?
Un attimo di pazienza, vediamo prima cosa sono i modi.
I Modi della Scala Maggiore
Un primo accenno al concetto di Modo lo abbiamo fatto nell’articolo introduttivo dal titolo Scala musicale: cos’è e a cosa serve; lì abbiamo spiegato che un Modo è una sorta di guida che ci spiega come utilizzare un certo gruppo di note, i ruoli e le gerarchie fra di loro.
In questo articolo vediamo le Scale modali che si ottengono a partire dalla Scala Maggiore. Che si chiamano, per l’appunto, Modi della Scala Maggiore.
Il concetto è davvero semplice.
Pensa alla Scala di Do Maggiore. Da quali note è composta?
Do – Re – Mi – Fa – Sol – La – Si
Bravo, promosso.
Adesso immagina una scala fatta delle stesse note, solo che parte dal Re anziché dal Do.
Re – Mi – Fa – Sol – La – Si – Do
Ecco, questo è un modo della scala maggiore. Si chiama modo Dorico.
Lo vedi che è facile?
E pensa un po’? Ne puoi fare altri, per esempio prendendo come nota di partenza il Mi (modo Frigio) o addirittura il Si (modo Locrio).
Ora, la cosa da capire, con questo fatto dei modi, è che l’ordine delle note conta. Cambiando l’ordine dei fattori, il risultato cambia. E se non sai alcune cose basilari (tipo cosa sono gli Intervalli), forse ti stai chiedendo perché.
Se non te lo stai chiedendo puoi fermarti qui, ciao. Ma non sai cosa ti perdi.
In cosa differiscono le scale modali?
Come puoi vedere nell’infografica blu (cliccaci per ingrandirla), un modo facile per capire la faccenda consiste nel disporre le note della Scala Maggiore lungo il quadrante di un orologio.
Le note che possiamo trovare all’interno di un’ottava, infatti, sono 12 come le tacche dell’orologio, e sono distanti tutte un semitono una dell’altra.
Te lo ricordi che una scala è una selezione di queste 12 note?
Mh, ok.
Allora, ogni tacca dell’orologio corrisponde a un semitono.
Mettiamo le note della Scala Maggiore di Do nell’ordine giusto. Quindi:
Do a mezzogiorno
Re alle ore 2;00, perché dista 2 semitoni dal Do
Mi alle ore 4;00, perché dista 4 semitoni dal Do
Fa alle ore 5;00, perché dista 5 semitoni dal Do
Sol alle ore 7;00, perché dista 7 semitoni dal Do
La alle ore 9;00, perché dista 9 semitoni dal Do
Si alle ore 11;00, perché dista 11 semitoni dal Do
Ci sei?
Secondo te, che succede se conti 7 note partendo dal Re, anziché dal Do?
Non guardarmi con quella faccia.
Succede che le note sono sempre le stesse, ma i rapporti interni tra loro cambiano.
Per esempio, la terza nota non dista più 4 semitoni dalla prima, come succedeva col Do. Ci sei?
Tic tac, tic tac.
Tra Re e Fa passano solo 3 tacche di orologio (3 semitoni).
Se parti dal Re, la settima nota dista 10 semitoni dalla prima, non più 11.
Rapporti interni tra le note
In pratica, anche se le note sono le stesse, le scale sono diverse.
Sono i famosi Modi della Scala Maggiore.
E si chiamano (in ordine dal primo al settimo grado):
– Ionica
– Dorica
– Frigia
– Lidia
– Misolidia
– Eolia
– Locria
E sono fatte così (la “T” sta per Tonica, cioè la prima nota della scala):
Ionica: T – 2^ magg. – 3^ magg. – 4^ giusta – 5^ giusta – 6^ magg. – 7^ magg.
Dorica: T – 2^ magg. – 3^ min. – 4^ giusta – 5^ giusta – 6^ magg. – 7^ min.
Frigia: T – 2^ min. – 3^ min. – 4^ giusta – 5^ giusta – 6^ min. – 7^ min.
Lidia: T – 2^ magg. – 3^ magg. – 4^ aumentata – 5^ giusta – 6^ magg. – 7^ magg.
Misolidia: T – 2^ magg. – 3^ magg. – 4^ giusta – 5^ giusta – 6^ magg. – 7^ min.
Eolia: T – 2^ magg. – 3^ min. – 4^ giusta – 5^ giusta – 6^ min. – 7^ min.
Locria: T – 2^ min. – 3^ min. – 4^ giusta – 5^ dimin. – 6^ min. – 7^ min.
Ovviamente questa cosa dei modi si può fare anche con tutte le altre scale. Beh, non proprio tutte, ma tu non vuoi che ora ti parli di cose tipo la scala esatonale, vero?
Poi vedremo tutto in altri articoli.
Scale modali: da dove vengono?
Torniamo a me che mi offendo col mio amico che non conosceva le Scale Modali.
Nella musica moderna, in effetti, esistono solo il modo maggiore e il modo minore.
Ma non è sempre stato così.
Nell’articolo sulle Scale in posizione in Stretta abbiamo visto che la Scala minore Naturale si ricava direttamente dalla Scala maggiore. Semplicemente, si suonano le stesse note della Scala Maggiore, solo che si parte dal 6° grado.
Dovresti aver intuito che la Scala Minore Naturale corrisponde esattamente al 6° modo della Scala Maggiore, che si chiama Eolio.
Semplificando al massimo, dei 7 modi della Scala Maggiore ne sono rimasti solo 2:
– il 1°, l’odierna Scala Maggiore,
– il 6°, l’odierna Scala Minore Naturale.
Da quest’ultima poi sono derivate la Minore Armonica e la Minore Melodica e tutte e 3 insieme costituiscono il Modo Minore.
Il Modo Maggiore, invece, è rappresentato dalla sola Scala Maggiore.
Per farla brevissima, senza entrare nel merito della musica modale (ma è una roba fichisssssima), diciamo solo che l’evoluzione della musica colta occidentale ha portato l’uso delle armonie (sovrapposizione di più note) a una tale complessità, che l’utilizzo di tanti modi è divenuto al tempo stesso superfluo e troppo complicato.
Perciò ci si è ridotti all’uso di 2 soli modi (per iniziare ad addentrarti nella struttura dell’Armonia Tonale c’è questo articolo: Modo maggiore: un approfondimento).
E così è stato per un sacco di tempo.
Il ritorno alla Musica Modale
Poi è successo che i jazzisti, che vivono di improvvisazione, hanno iniziato a stufarsi delle assurde sequenze di accordi tipiche della musica colta. Il jazz stesso era diventato talmente complesso che alcuni musicisti cercarono nuove soluzioni per suonare in maniera più libera, senza sentirsi costretti dai continui cambi d’accordi.
Così si andò a scavare nel passato e nacque il jazz modale.
Il ritorno in auge delle Scale Modali ha permesso poi di sfruttarle anche al di fuori di quella corrente jazzistica e oggi fanno parte dell’armamentario di ogni buon musicista, anche se non fa musica modale.
In effetti le stesse scale modali possono essere sfruttate per suonare anche sulle più incasinate sequenze di accordi. E molti jazzisti infatti oggi lo fanno.
Ma ti dirò di più.
Abbiamo detto che il Modo maggiore è costituito dalla sola Scala maggiore.
Beh, è vero fino a un certo punto.
In realtà, con l’avvento della musica blues/jazz/rock, si è diffusa moltissimo un tipo di scala maggiore con il Settimo grado abbassato di un semitono (la cosiddetta Settima minore).
Se ti ricordi, abbiamo visto che il Modo Misolidio è una scala maggiore ma con la Settima minore.
In effetti, perciò, potremmo dire che oggi il Modo maggiore comprende anche la Scala Misolidia.
Ma allargando questo discorso, si potrebbe arrivare a dire che:
– il Modo maggiore oggi ingloba tutte le possibili scale maggiori: Ionica, Lidia, Lidia aumentata, Lidia dominante, Misolidia, Misolidia Hindu (o b16), Pentatonica maggiore, Esatonale, etc.
– e il Modo minore ingloba tutte le possibili scale minori: Minore naturale, Armonica, Melodica, Dorica, Frigia, Eolia, Locria, Superlocria, Pentatonica minore, Semitono-tono e chi più ne ha più ne metta.
Il discorso è lungo. Torneremo a parlare di musica modale.
Comunque, conoscere le scale modali è utile e interessante.
Diamoci sotto
Ora, se sei curioso di imparare a suonarle, c’è quest’altro articolo: Modi della Scala Maggiore in Posizione Stretta.
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Ciao!!!gli articoli son ben fatti davvero complimenti…nn mi è chiara una cosa però,scusami x l’ignoranza:su una scala di Re mag come in quella di Do x ciascuno dei suoi 7 gradi si sviluppano 7 modi?ovvero:Re ionico,Re dorico ,Re lidio etc???
eppoi mi chiedo nel tuo scema delle scale (posizione stretta) cosa lega un modo dall’altro?x es al primo rigo fai Do ionico + diteggiatura Sol misolidio…ke rerlazione ci sta??
ed infine suonare un modo significa che io su un accordo di Do posso suonare varie scale,quindi i vari modi partendo da Re(dorico),Sol(misolidio),etc???insomma su ogni accordo posso suonare 7 scale,7 modi pardon diversi partendo da una nota in su??
Grazie anticipatamente x la risposta e scusami ancora x l’ignoranza ma nn riesco a trovare la chiave di volta x questo concetto
Wow, quante domande!
Aspetta, c’è un po’ di confusione.
Calma e gesso.
1) Sì, anche dalla scala di Re maggiore puoi sviluppare 7 modi. Ma non sono Re ionico, Re dorico, Re lidio, etc.!
Sono Re ionico, Mi dorico, Fa# frigio, Sol lidio, etc.
Chiaro?
E’ molto diverso!
2) In un sistema modale hai 7 note, solo 7 note per tutte le scale. Le scale si intersecano l’una con l’altra per un semplice fatto: sono composte delle stesse identiche note. Quello che cambia è la Tonica: nel Do ionico il centro tonale è Do, nel Re dorico è Re; ma le note di queste scale sono sempre do, re, mi, fa, sol, la e si. Ecco che relazione ci sta!
Se parto dal Sol sulla 6^ corda al 3° tasto, faccio una scala di Sol misolidio. Ma subito sotto al Sol c’è il Do. Da quel Do posso far partire una scala di Do ionico che inevitabilmente ricalca le stesse note della scala di Sol.
3) No, su un accordo non puoi suonare qualsiasi scala. Il discorso dell’improvvisazione è questo: devi suonare Do ionico su accordo di Do, Re dorico su accordo di Re minore, etc. Così facendo suoni le stesse 7 note che se ti metti a fare su e giù sulla scala di Do maggiore, ma con una grande differenza: riuscirai a evidenziare molto meglio le caratteristiche degli accordi. E’ un trucco per obbligare mani e cervello a suonare in sintonia con gli accordi.
Ma non fissarti troppo su questa cosa, perché qui entriamo nel mondo dell’improvvisazione jazzistica. Procedi per gradi.
circa 40 anni fa ero a New York, il mio maestro mi spiegò cosi:
conoscendo i gradi della scala maggiore di DO, parti dal RE e realizzi che la tonalità di RE prevede FA # e DO# che suonata in tonalità di DO sono note naturali ,quindi la soluzione migliore per sentire la differenza tra DO maggiore e DO dorian è quello di bemillizzare terza e settima di DO ( Mib e SIb)
stessa procedura per il bellissimo modo frigio col 2, 3,6,7 bemolle…
successivamente spiegava la relazione della armatura in chiave con la scala di riferimento, che in fondo è molto semplice.
cosa fondamentale invece è l’armonia modale che è prevalentemente quartale… colore molto fico…
ciao.
Ciao Claudio,
è esattamente così
Per completezza bisognerebbe aggiungere che, mentre “i jazzisti cercavano nuove soluzioni per suonare in maniera più libera”, la musica colta era già da parecchio tempo arrivata a nuove forme espressive tipo atonalità ecc. (non è che si continuava con gli accordi)… ciao!
Ciao Astolfo,
grazie per il tuo intervento, che alza decisamente il tono (doppio senso)!
Ho capito perfettamente cosa intendi, ma non sono del tutto d’accordo con questo parallelismo tra musica modale e Atonalità.
Credo che la musica colta sia arrivata alla Dodecafonia per un processo di progressivo “sgretolamento” delle regole dell’Armonia classica: è stata una “fuga in avanti”.
Nello stesso periodo storico, la poesia si liberava della metrica e l’arte figurativa virava verso forme sempre più astratte: un’espansione delle regole all’infinito, fino alla loro paradossale scomparsa.
La musica Modale, invece, è stata un “ritorno indietro” a tutti gli effetti, verso una forma musicale “meno evoluta”, ma che si presta bene a rendere l’improvvisazione più “primitiva”, meno legata alla perizia tecnica, più viscerale. (si potrebbe addirittura fare un parallelismo tra la ricerca delle radici africane dei jazzisti neri e le radici delle regole musicali).
Per capirci: in una scala modale ci sono comunque sempre una Tonica e una Dominante.
La musica modale non sgretola le regole, semplicemente torna a un sistema meno stringente e più adatto all’improvvisazione nello stile delle musiche orientali.
Non a caso il periodo storico era lo stesso della “scoperta” della musica indiana e dell’American Primitivism (a questo riguardo mi permetto di segnalarti i miei articoli su Robbie Basho e John Fahey).
Grazie e a presto!
Grazie Luca, il mio professore aveva accennato l’argomento a lezione di solfeggio ma volevo saperne di più. Molto utile e spiegazione accessibile a tutti!
Felicissimo di esserti stato utile Flavia!
Penso…ke se ci si impegna….si può arrivare…a buoni risultati
Sempre!
Ho visto abbastanza velocemente qualcosa delle scale Modali ,di cui sarei interessato ,mi pare abbastanza complesso (però mi piacerebbe più ristretto al pianoforte ,meno alla chitarra ho meno tempo). Con la sola documentazione vista Andrei poco lontano.Comuuque grazie di tutto.
Ciao Paolo,
ovviamente qui si parla di Chitarra, quindi i miei articoli possono aiutarti solo da un punto di vista teorico.
Ciao Luca, sempre bello leggere il tuo sito. Ho letto questo articolo sui modi e mi restano alcuni dubbi. Faccio alcuni esempi semplici:
Quello che ho capito:
– Se io suono su una base in tonalità di Do Maggiore e voglio suonare in modo Dorico, devo usare come tonica la nota di Re usando le stesse note della scala di Do Maggiore. Se voglio suonare in modo Lidio posso usare come tonica il Fa usando le stesse note della scala di Do Maggiore, nel Frigio uso il MI ecc.. ecc..
Quindi…
– Se suono in un altra tonalità (Sol maggiore per esempio, ma vale per tutte le tonalità) e voglio suonare in modo Dorico, userò le stesse note, con l’ alterazioni (Fa#) della scala di Sol Maggiore ma la mia tonica diventa la nota di La, perché il modo Dorico si forma sul secondo grado di questa tonalità. 1° Sol Ionico 2° La Dorico
Giusto?
La mia domanda è di tipo tecnico:
Se suono in La Dorico sulle note della Scala maggiore di Sol e la scala Dorica è una scala Minore, sto suonando in tonalità di Sol Maggiore o in tonalità di Mi minore (sua relativa minore)?
Le note chiaramente sono le stesse, ma se dovessi partire dalla scala di Mi Minore il 2° grado mi restituisce un Fa#! Quindi posso dire che suono in modo Dorico anche se uso il Fa# come nota di tonica?
Per farla breve; suonando una scala Dorica:
se uso come tonica il La sono in tonalità Sol Maggiore, e se uso come tonica il Fa# sono in tonalità Mi Minore?
Ma dal Fa# non parte la scala dorica in tonalità di Mi Maggiore?
Aiutami 🙂
P.S. Ho visto il tuo video su “Je so Pazz di Pino Daniele” , anch’io la suono, ma tua versione è decisamente migliore, te la copio! 🙂
Ciao Fabio,
come si costruiscono le Scale Modali a partire dalla Scala Maggiore l’hai capito.
Se suoni una scala Dorica usi le stesse note della Maggiore, quindi un Re Dorico su base in Do Maggiore suonerà come un Do Maggiore (e anche a te verrà spontaneo andare a cercare il Do come Centro Tonale).
Lo stesso per un La Dorico su base in Sol Maggiore.
Lo stesso se la base è sulla Minore Naturale: per suoni Le Dorico su un base in Mi Minore Naturale, suonerà come un Mi Minore (e a te verrà spontaneo andare a cercare il Mi come Centro Tonale).
Per questo alcuni chitarristi sfruttano la comodità della diteggiatura Dorica (che è come un Pentatonica Minore “estesa”) per suonare anche in modo Maggiore (quindi: diteggiatura di Re Dorico su Do Maggiore); ma devi fare attenzione al fatto che la Tonica è spostata.
Sperdo di averti risposto!
Mi fa piacere che apprezzi la mia versione di Je So’ Pazzo, grazie!
Grazie mille!!!
Non so se ho capito bene… scusami.
(sono in tonalità di Sol Maggiore oppure Mi minore).
Suono questa scala Dorica:
La, Si, Do, Re, Mi, Fa#, Sol
Comprendo l’attrazione naturale verso la nota della Tonalità (Sol o Mi) ma il centro tonale, suonando un La Dorico, non dovrebbe diventare il La?
Altrimenti come distinguo che sto suonando un Dorico nella tonalità dal de tali?
Grazie per la pazienza.
Tutto dipende dal contesto.
A decidere la Tonalità (e quindi qual è il centro tonale) è il contesto: se gli accordi, la melodia, il basso ruotano tutti intorno al centro tonale Sol, non puoi sperare di cambiare questo fatto suonandoci sopra un La Dorico.
Per capirlo basta che ci provi: suona un La Dorico su un giro armonico di Sol e te ne accorgerai.
Le Scale Modali possono essere utili per molte altre cose, però: per esempio, se sul giro armonico di Sol (accordi: Sol, Mi min, La min, Re7) alterni le diteggiature di Sol Ionico, Mi Eolio, La Dorico e Re Misolidio, ti viene spontaneo di evidenziare molto meglio i passaggi degli accordi.
Oppure, puoi usare le Scale Modali per fare superimposizioni: per esempio, suonare una Scala Dorica su un accordo di Sesto Grado (che invece genera una scala Eolia) o suonare una Scala Lidia su un accordi di Primo Grado; ma per fare queste cose bisogna fare attenzione al contesto degli accordi e a cosa fanno gli altri strumennti, per evitare dissonanze involontarie.
Infine, puoi usare le Scale Modali per fare Musica Modale.
Per farti un esempio, per scrivere questo pezzo ho usato una Scala Lidia e una Scala Lidia Minore ☞Tammurriata delle Maree
Spero di averti aiutato.
Certo che mi hai aiutato! Ora mi è tutto più chiaro. Grazie per la tua disponibilità.
Mi fa piacere!
Grazie a te!
Ciao Luca, sono impressionato dal fatto che rispondi ancora questo ottimo articolo dopo 6 anni 🙂 grazie
Grazie Davide!
Magari non subito ma rispondo sempre!😉
Molte molte molte parole. Poca chiarezza. Più confuso di prima. La sintesi é un dono di natura
Ciao Giuseppe,
se vuoi la versione semplice della faccenda è questa: suona le note della Scala di Do Maggiore partendo dal Re, anziché dal Do: ecco una scala modale.
Fine.
Solo che così non diciamo niente del contesto, del significato dei modi e delle loro strutture interne.
Una spiegazione così non serve a niente.
La sintesi è un conto, la banalizzazione è un altro.
Se cerchi spiegazioni di pochi secondi sono sicuro che puoi trovare dozzine di video brevi sui social.
Qui facciamo le cose in modo diverso.
Puoi fare domande, se non capisci, come puoi vedere dagli altri commenti rispondo sempre a tutti.