Stefan Grossman è un’istituzione della chitarra fingerpicking. In questo articolo lo ascoltiamo, leggiamo la sua storia, parliamo dei suoi primi due album e delle numerose risorse didattiche da lui stesso create in decenni di carriera.
Tra i pionieri del folk revival americano nei primi anni ’60, Stefan Grossman visse al Greenwich Village nella sua epoca d’oro, fu allievo per anni del bluesman Reverendo Gary Davis, amico di Dave Van Ronk, Eric Clapton, John Renbourn, Bert Jansch, Davey Graham e dozzine di altri personaggi che hanno fatto la storia della chitarra acustica. Ha fondato la Kicking Mule Records insieme a Eugene “ED” Denson (comproprietario della Takoma Records di John Fahey); la Kicking Mule ha pubblicato oltre 180 dischi di chitarristi fingerstyle, tra cui Happy Traum, Davey Graham e Peter Finger.
Oggi il suo negozio online Stefan Grossman’s Guitar Workshop è un punto di riferimento mondiale per l’acquisto di video didattici per chitarristi acustici.
Alla fine degli anni ’60 era uno di quei pacifisti che contestavano la guerra nel Vietnam. A quelli come lui, i redneck (i “colli rossi”, termine dispregiativo per indicare i contadini del Sud) urlavano : «Amala o lasciala!» (l’America).
Stefan decise di lasciarla. Per andare dove? Erano gli anni ’60, dove doveva andare? Ovviamente in India. A che fare? Ovviamente a cercare una ragazza.
Doveva fare tappa in Inghilterra. I poliziotti inglesi, vedendolo arrivare con la sua malandata custodia della chitarra, pensarono che fosse un americano renitente alla leva. O un immigrato in cerca di lavoro. Alla fine lo lasciarono andare, ma una volta lì, Stefan incontrò amici musicisti, iniziò a suonare in giro, conobbe altre ragazze. Insomma, in Inghilterra ci rimase, per molti anni.
Appena arrivato, Joe Boyd (produttore di Nick Drake, The Incredible String Band e Vashti Bunyan), lo portò nel suo nuovo locale: l’UFO. Se avete già sentito nominare questo posto avete anche capito che concerto andò a vedere il giovane Grossman: una certa band molto promettente che si faceva chiamare coi cognomi affiancati di due bluesmen: The Pink Floyd (all’erpoca usavano ancora il the).
Questo per dire del clima che poteva trovare un musicista di belle speranze nella Londra degli anni ’60.
Stefan racconta che quando gli proposero di fare dei concerti di chitarra fingerpicking fu preso dai brividi: anche se suonava la chitarra acustica da quando era bambino, aveva studiato con Gary Davis e aveva persino già scritto i suoi primi testi didattici, fino a quel momento si era esibito per lo più con l’elettrica.
Ve lo dico per esperienza diretta: passare dal fare i fighi con la chitarra elettrica in una band a reggere un palco da soli con l’acustica è un salto mortale carpiato con doppio avvitamento. Stefan fece quel salto nel posto dove si esibivano tutti i grandi chitarristi acustici del tempo: il Les Cousins nel quartiere Soho, a Londra. Il pubblico lo applaudì.
E poi non gli mancava la faccia tosta. Per avere un visto che gli consentisse di restare abbastanza a lungo nel Regno Unito, disse alle autorità di avere bisogno di tempo per scrivere un libro sulla musica tradizionale scozzese. Se la bevvero. Andò a vivere a casa della signora Molly Murray, che lui chiamava “zia”. Zia Molly lo intratteneva con storie sulla Seconda Guerra Mondiale e discorsi di sinistra.
Gli fu offerto un contratto dal produttore Terry Brown, su suggerimento di Manny Greenhill, manager di Gary Davis e Joan Baez.
Così, nel 1969 Grossman andò nei Mercury Studios e registrò il suo primo album: Aunt Molly’s Murray Farm, ovviamente dedicato a zia Molly. Era armato solo della chitarra “da battaglia” con cui era partito dagli USA, una Stella degli anni ’20 che aveva comprato da un rigattiere per 40 dollari.
L’anno successivo i suoi parenti andarono a trovarlo e gli portarono la sua Martin OM45 del 1930: con quella registrò il suo secondo album, The Gramecy Park Sheik. (Gramecy Park è un quartiere di New York, dove vivevano i genitori).
Stefan è poi rimasto per molti anni in Europa, ha messo su famiglia in Inghilterra, ha anche vissuto per sette anni in Italia.
Nel frattempo continuava a produrre materiale didattico, sperimentando nuovi metodi, come le registrazioni su videocassetta.
Quando nel 1987 tornò negli Stati Uniti, mise su la Stefan Grossman’s Guitar Workshop, con l’idea innovativa di vendere video didattici. L’idea ebbe successo.
Con quell’idea, Grossman ha rivoluzionato il mondo della chitarra fingerstyle, permettendo a chiunque di studiare direttamente a casa propria con John Fahey, John Renbourn, Chet Atkins, Dave Van Ronk e dozzine di altri grandi artisti.
Stefan Grossman: Aunt Molly’s Murray farm / The Gramecy Parck Sheik
Aunt Molly’s Murray Farm è un disco divertente e variegato. Stefan Grossman sfoggia tutto l’armamentario tipico del blues tradizionale e dei primitivisti stile Takoma Records, ma quello su cui va veramente forte sono i divertentissimi Ragtime. Tra questi spicca Dallas Rag, ma meritano anche See see rider o Delia. Poi ogni tanto si sfoga in blues più “sguaiati” (Foregone conclusion, Big road blues) e non mancano pezzi più riflessivi come Special rider, Wall hollow blues, All my friends are gone. Molti pezzi sono cantati e Grossman ha pure una bella voce.
The Gramecy Park sheik è un disco più complesso e più maturo. Il suono è migliore, anche per via del fatto che Grossman aveva a disposizione una chitarra migliore. I brani sono più elaborati da un punto di vista compositivo, vedi Lena Anne, Hans fried, Gentle joys, gentle sorrows o Requiem for Patrick Kilroy. Ma c’è anche spazio per il blues tradizionale, come Little rock blues No. 2 e il ragtime di Cross eyed blues.
Le edizioni originali di Aunt Molly’s Murray Farm e The Gramecy Park sheik uscirono per la Fontana Records, nel 1969 e 1970. I due album sono stati poi ripubblicati nel 2010 dalla Stefan Grossman Guitar Workshop in un unico Compact Disc, all’interno del quale si trovano spartiti e tablature di moltissimi brani in formato Pdf. Il CD contiene una bella introduzione autografa di Grossman. Nota negativa: mancano totalmente i crediti, per sapere chi ha scritto cosa tocca fare ricerche.
Consiglio l’ascolto separato dei due album, per gustarli e capirli meglio.
Stefan Grossman: materiale vario
Qui puoi trovare il Compact Disc (e versione digitale) del doppio album Aunt Molly’s Murray farm / The Gramecy Park Sheik. Questo disco già contiene gli spartiti con tablature in formato digitale Pdf di molti brani.
Ma se stai cercando materiale didattico per imparare a suonare i pezzi di Stefan Grosman’s, hai solo l’imbarazzo della scelta.
Per imparare a suonare il ragtime come lo suona lui, c’è questo libro.
Oppure questo in italiano.
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LUIGI GALBIATI says
Bello e interessante l’articolo, pensavo di conoscere Stephan Grossman ma la mia conoscenza era molto lacunosa, per cui grazie mille.
Luca Ricatti says
Grazie Luigi!
sandrogianni60 says
Caspita! Grazie. Sono stato a vedere Grossman e Renbourn al teatro Cristallo, se ricordo bene, a Milano tipo nel 1978… ed ero rimasto folgorato. Ma non conoscevo la sua storia. Grazie Luca, ottimo articolo.
Luca Ricatti says
Grazie a te,
hai qualcosa da raccontare, Grossman e Renbourn insieme, ti invidio!
Luciano says
Sono entrato per “sapere” che fine avesse fatto Stefan, colui che accompagnò il mio apprendimento del finger picking sul finire degli anni ’70, insieme al libro di Andrea Carpi, che ho tra l’altro autografato in quanto lo conobbi o, meglio, incontrai, un bel po’ di anni fa al Festival di Sarzana. Di Stefan ho parecchi dischi, con le fantastiche tablature all’interno e l’ho visto live da solo, con Renbourn (RIP grande John) e in uno straordinario concerto – tra l’altro con pochi intimi… – dove oltre a lui e John c’era Bert Jansch (RIP anche a te, gentilissimo e timido Bert). Ma parliamo del decennio degli ’80, poi di Grossman in Italia non ho più sentito parlare, mentre soprattutto John è venuto diverse volte in Liguria, sia al Festival di Sarzana che al Jux Tap con Jacqui. Per questo mi permetto di chiederti, se lo sai, se Grossman, che dovrebbe essere vicino agli 80, stia bene e se fa ancora concerti. Grazie mille per l’eventuale risposta! Luciano
Luca Ricatti says
Ciao Luciano,
a differenza tua non ho mai avutola la fortuna di incontrare Grossman e non posso dare notizie su di lui. Invece con Carpi ho avuto il piacere di scambiarci qualche parola a Ferentino, anni fa, mi ascoltò suonare e si portò via il mimo CD, di cui scrisse poche ma bellissime parole sulla rivista Chitarra Acustica.
Che io sappia Grossman tornò a vivere negli USA alla fine degli anni ’80. Magari puoi provare a scrivergli un messaggio sul suo sito; non so se risponde direttamente ai messaggi, ma un tentativo fossi in te lo farei.