Tutte le mattine, tra le 8 e le 9, dalle finestre di casa mia si può ascoltare musica da discoteca. In effetti la parola può non è appropriata, perché fa pensare che sia possibile scegliere se ascoltarla o no. Nel palazzo di fronte al mio c’è un negozio dove si riuniscono dei ragazzi. Tutti giovanissimi, tutti in giacca, cravatta e abito scuro. Oltre ad ascoltare e far ascoltare a tutta la strada musica da discoteca, fanno dei rituali di automotivazione, che consistono in cori a squarciagola dal contenuto incomprensibile. Dopodiché, escono e si sparpagliano per la città, con la missione di vendere porta a porta contratti per aziende energetiche e telefoniche. Più di una volta mi è capitato di commentare la faccenda con qualche condomino. Dopo tanti anni, la domanda che ci poniamo è sempre la stessa:
«Che poi, ma che cacchio dicono?»
Ho la fortuna di abitare vicino a una fermata della metropolitana. A Roma non è da tutti. Nonostante due misere linee e la folla furibonda che si accalca nei vagoni, resta il mezzo di trasporto più efficace, in questa città gigantesca e disorganizzata.
Nelle stazioni della metro si può ascoltare della musica. Della musica e della pubblicità. In effetti la parola può non è appropriata, perché fa pensare che sia possibile scegliere se ascoltarle o no.
Per diversi anni ho lavorato in un posto in cui arrivavo dopo un’ora di viaggio e passavo il tempo ascoltando musica con gli auricolari. Quando arrivavo alla stazione Termini avevo due opzioni: spegnere la mia musica e sorbirmi la pubblicità assordante oppure alzare ancora di più il volume del mio lettore Mp3, fino a sfondarmi i timpani.
Il mio vicino di casa ama la musica. I suoi gusti sembrano coprire tutto l’arco del rock mainstream. Lo so perché a lui piace cantare e rendere il vicinato partecipe delle sue passioni. Ha una voce tragicamente sgraziata, ma questo non è il problema. Il problema è che urla come un indemoniato.
Il mio vicino ama anche il calcio. Quando guarda le partite della sua squadra del cuore, che credo sia il Napoli, riesce a urlare ancora più forte. I suoi strilli mi arrivano in stereofonia: attraverso i muri di cartone, con cui hanno costruito queste case, e dalle finestre.
La mia dirimpettaia è appassionata di musica techno, un genere che credo si chiami hard core, ma non sono sicuro perché non me ne intendo. Le piace ascoltarla a un volume folle, con le finestre e la porta di casa spalancate. A Roma nessuno lascia la porta di casa spalancata. Lei sì. I pochi pezzi cantati che ci sono, lei li accompagna gridando come una delle Erinni. Tutto questo mi arriva in stereofonia: attraverso il pianerottolo che abbiamo in comune e dalle finestre.
Sopra di me abita una famiglia di sudamericani. Li conosco solo di vista e non so di preciso di dove sono. So solo che anche loro amano la musica. Il fatto è che devono avere un subwoofer appoggiato al pavimento, perché ogni volta che ascoltano musica (che accade spesso) io sento il giro di basso meglio della mia TV e i mobili mi tremano a ritmo con la canzone. Quando poi esco, il giro di basso continua a suonarmi in testa per ore.
L’altra notte ho faticato a chiudere occhio, a causa dell’antifurto del negozio nel palazzo di fronte, quello dove si riuniscono i ragazzi in giacca e cravatta che ascoltano musica da discoteca. L’allarme si fermava e poi riprendeva. Succede così se salta l’alimentazione elettrica e la batteria d’emergenza è esaurita. Quando capita, ti illudi che sia finita ogni volta che la sirena si ferma e imprechi quando ti fa di nuovo sobbalzare nel letto.
Dopo circa mezz’ora di questo strazio mi ero quasi abituato. Stavo finalmente prendendo sonno e avrei potuto infischiarmene dell’ennesimo attacco dell’allarme. Ma un urlo del mio vicino (quello del Napoli che ama il rock) ha squarciato la notte:
«Aheee! All’anema e chi v’è muert! Avit scassat’uu cazz, co stu cazz d’antifurto!»
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Il bambinello says
Oh oh! Inquietante il passo degli incravattati che ballano la musica da discoteca. Mi pare che qualche tempo fa un film – Tutta la vita davanti, forse? – avesse affrontato la questione di questi gruppi.