Uno dei ricordi più vividi della mia tarda adolescenza risale a una mattina di aprile del 1994. Immagino fosse il giorno 9. Mia madre e mio padre avevano (ce l’hanno ancora? devo chiederglielo) l’abitudine di accendere la radio in bagno, mentre si preparavano per andare a lavorare.
Ciabattavo giù per le scale, per andare a fare colazione. Quando incrociai mia madre, mi diede questo buongiorno:
«È morto Kurt Cobain!» Me lo disse così, col punto esclamativo, perché lo sapeva che mi piacevano i Nirvana.
Credo che fosse il 9 aprile perché il corpo fu scoperto il giorno 8. Poi si è stabilito che quasi sicuramente il decesso era avvenuto il 5.
Il 22 febbraio ero stato al concerto al Palaghiaccio di Marino. Non ho bei ricordi di quel concerto. L’ingresso fu un delirio di disorganizzazione. Ci lasciarono tutti pressati fuori dai cancelli per un tempo che parve infinito, una cosa che violava ogni regola del buonsenso e probabilmente diverse regole di sicurezza. Tutti spingevano come pazzi e si creò una ressa assurda. Eravamo talmente spiaccicati gli uni contro gli altri che se sollevavo i piedi non cadevo, letteralmente. Se ci fosse scappato il morto non mi sarei stupito. Quanto a Cobain non mi parve in forma e oggi trovo conferma alla mia impressione dell’epoca nei racconti di amici e giornalisti.
Una settimana dopo tornò a Roma per una vacanza e finì su tutti i giornali perché era andato in overdose. Lo riacchiapparono per i capelli, come si suol dire. Un mese dopo si suicidò. Cioè, c’è ancora chi parla di omicidio (pare che debba uscire un nuovo film sull’argomento). Diciamo solo che è morto per un colpo di fucile, che è comunque una morte orribile. [Read more…]