Che cos’è la Trance Narrativa d’Ascolto? Come nasce? Come si genera? Può essere usata a scopi manipolatori? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
Come ho già raccontato (vedi l’articolo Raccontare storie), ho avuto modo di provare direttamente, nei miei spettacoli, che l’utilizzo della narrazione è un modo efficace di ottenere l’attenzione del pubblico.
Si tratta, in pratica, di impegnare la mente degli ascoltatori in un flusso narrativo-immaginativo, che li costringe a restare concentrati.
“Costringere”, in realtà, non è il verbo più corretto, perché la cosa bella dei racconti è che le persone provano piacere a seguirli.
In questo articolo cerco di spiegare cos’è la Trance narrativa d’ascolto in termini semplici ma con completezza. Non è un articolo breve (raramente i miei lo sono).
Se sei interessato alla faccenda, armati di coraggio e seguimi, anche perché sul web italiano c’è davvero poco.
Storylistening Trance Experience
Mh, ok, però aspetta un attimo.
Che diavolo significa Trance narrativa?
Facciamo chiarezza sulle parole.
D’altra parte stiamo parlando di arte del racconto e i racconti si fanno con le parole.
Trance Narrativa d’Ascolto è una traduzione dell’inglese Storylistening Trance Experience.
Che letteralmente si può rendere con qualcosa tipo: Esperienza della Trance che si verifica Ascoltando un Racconto.
Sì, lo so, non è molto maneggevole.
La traduzione diffusa in lingua italiana è appunto Trance Narrativa d’Ascolto.
Per quanto ne so, questa traduzione è stata introdotta in anni recenti dagli studiosi di storytelling applicato al marketing.
Mi permetto di dire che secondo me è una traduzione un po’ infelice.
Chi ha inventato questa traduzione ha usato il termine narrativa per dire che la Trance si verifica durante una Narrazione.
Ma l’aggettivo narrativa non indica per niente qualcosa che si verifica durante un racconto.
Narrativa è una cosa “che narra, che si propone di narrare o che è propria del genere narrativo” (citazione da un vocabolario).
Uno stile può essere narrativo. Un’opera può essere narrativa.
Forse sarebbe più corretta una traduzione tipo Trance da Ascolto di Narrazioni o Trance da Racconto o semplicemente Trance da Narrazione.
La mia preferita è Trance da Racconto: semplice e stringata, forse un po’ vaga ma rende l’idea.
Ok, la pianto qua. Tanto non importa.
Siccome ormai in Italia è entrata in uso l’orribile Trance narrativa da ascolto, mi adeguo e la uso per il resto dell’articolo.
Scusa la digressione, andiamo al sodo e parliamo del fatto che la gente va in trance.
Calma e gesso: in che senso “va in Trance”?
Il termine Trance può indicare molte cose, anche situazioni patologiche, allucinatorie o derivanti dall’uso di stupefacenti.
La condizione di Trance a cui mi riferisco in questo caso è molto simile alla Trance ipnotica indotta da psicoterapeuti esperti.
In pratica quando qualcuno ci racconta una storia avvincente, mentre vediamo un bel film, assistiamo a uno spettacolo teatrale o leggiamo un romanzo, ci troviamo in un vero e proprio Stato Alterato di Coscienza (abbreviazione: SAC), simile a quello che si realizza nell’ipnosi terapeutica.
Siamo poco sensibili agli stimoli esterni e dentro di noi si verificano cambiamenti emotivi e fisici dipendenti da cose che stanno solo nella nostra testa, non nel mondo reale in cui si trova il nostro corpo.
Quando Artù estrae la spada dalla roccia e diventa re, ci emozioniamo, il cuore aumenta i battiti, siamo felici e forse persino commossi. Ma Artù non esiste, non è lì.
Davanti a noi non c’è alcuna spada e nessuna roccia.
La verità è che ci siamo emozionati per qualcosa che è solo nella nostra mente.
La verità è che siamo in Trance.
Si tratta di una forma di Trance leggera (in inglese light Trance).
Ma il meccanismo è del tutto simile a quello della Trance ipnotica.
Con l’ipnosi però c’è un grosso problema: la maggior parte di noi non sa assolutamente cosa cavolo sia davvero.
Cosa cavolo è l’Ipnosi?
Cominciamo a dire che non sono uno psicologo, perciò se ti interessa l’argomento approfondiscilo in sedi più opportune.
Comunque, hai presente l’immagine da cartone animato delle spirali negli occhi e dell’orologio da taschino che dondola?
Ecco, è un’idiozia.
Entrare in Trance Ipnotica non significa perdere la propria volontà e diventare incapaci di intendere e volere.
Anzi, è un momento di profonda attenzione in cui un soggetto si focalizza su qualcosa.
Nell’ipnosi terapeutica, la Trance viene indotta per focalizzare l’attenzione del paziente verso l’interno. Può diventare anche molto profonda (una sorta di sonno), ma solo se il paziente è ben disposto a farsi guidare dal terapeuta.
L’efficacia della Trance dipende dalla volontà del paziente di seguire il terapeuta. In pratica, il paziente deve scegliere di entrare in Trance, altrimenti è praticamente impossibile ipnotizzarlo.
Il fondatore dell’Ipnosi Ericksoniana e padre nobile dell’ipnoterapia Milton Erickson (nella foto in alto) era convinto del fatto che l’ipnosi sia principalmente merito del paziente, mentre il terapeuta è solo una guida.
Ok, va bene, dirai tu. Ma che c’entra questo con il fatto di ascoltare una storia?
Ecco, veniamo al succo della Trance Narrativa d’Ascolto.
Cos’è la Trance narrativa d’Ascolto
Quindi, la Trance Narrativa d’Ascolto è uno Stato Alterato di Coscienza descrivibile come una condizione di profonda concentrazione, del tutto simile a una forma leggera di Trance ipnotica.
La Trance Narrativa d’Ascolto si verifica perché l’essere umano è istintivamente attratto dalla forma-racconto, ci si immerge spontaneamente e con piacere: seguire un racconto avvincente è piacevole e appagante.
La Trance Narrativa d’Ascolto si verifica perché, per seguire un racconto, il cervello è impegnato a vari livelli: logico, immaginativo, deve decifrare simboli e metafore e soprattutto deve costruire le immagini evocate dal racconto.
Siccome il cervello è profondamente impegnato, durante questo stato di Trance siamo poco sensibili agli stimoli esterni.
Nel frattempo, il racconto provoca in noi modificazioni a livello fisico, mentale ed emotivo.
I racconti più efficaci (esattamente come l’ipnoterapia), lasciano in noi impressioni e suggestioni che ci restano dentro e cambiano la nostra visione di noi stessi e del mondo.
Ok, dirai tu: ma perché ci piace tanto farci raccontare le storie?
Bravo, bella domanda.
I grandi temi dell’essere umano
Tutti i migliori romanzi, i miti del passato, i film più appassionanti mettono in scena i grandi temi e le eterne domande dell’essere umano.
L’amore, la lotta contro la morte, il viaggio di scoperta, la libertà, i riti di iniziazione.
I grandi temi dell’esistenza sono come problemi a cui nessuno dà mai una soluzione, per questo ci interessano sempre.
Nessuno è davvero in grado di spiegare e risolvere i problemi dell’amore, la morte, la meraviglia del viaggio, eccetera.
Certo, non tutte le storie sono efficaci allo stesso modo per tutte le persone.
Chi da ragazzo ha fatto il liceo si è certamente trovato a leggere almeno qualche passo dell’Odissea. E quasi certamente ha pensato che fosse una gran rottura di palle.
Ora però immagina di essere un ingegnere spedito a lavorare per un anno su una piattaforma petrolifera al largo di Malta, mentre tua moglie e i tuoi figli sono in Italia.
Immagina che di notte, mentre sei solo nella tua stanza, passi il tempo leggendo la storia di Ulisse che, dopo anni di guerra, intraprende un viaggio lungo e faticoso in mare, per tornare dalla sua famiglia, ostacolato da mostri, dèi e incantatrici. E mentre lui viaggia tra mille pericoli, nella sua casa banchettano estranei che vogliono prendere il suo posto e sposare sua moglie…
… Mentre leggi questa storia sei lì, solo, di notte, in mezzo al mare, lontano dalla tua casa, da tua moglie, dai tuoi figli…
Una buona storia ti coinvolge soprattutto se senti che parla di te o di temi che senti particolarmente importanti.
Quando una storia affronta in modo coinvolgente i grandi temi dell’esistenza umana, entra nei cuori delle persone.
I popoli si tramandano storie come queste da sempre, perché ci aiutano a vivere.
Le storie ci parlano di noi, dei nostri cari. Le storie ci aiutano a decifrare la follia della vita.
C’è tutto un filone sull’uso a scopo terapeutico della narrazione. Possibilmente ne parleremo in un prossimo articolo.
Ma c’è altro che rende le storie irresistibili.
Storie, canzoni e sogni
C’è un famoso pezzo di Vasco Rossi che dice che le canzoni sono come i sogni.
Esiste una profonda connessione tra musica, narrazione e sogni.
Basta ascoltare un disco dei Doors per percepire un mix travolgente di queste tre cose.
[…] L’assassino si svegliò prima dell’alba
mise gli stivali
prese un volto dall’antica galleria
e percorse tutta la sala
arrivò nella stanza dove viveva sua sorella
e poi fece visita a suo fratello
giunse a una porta
e guardò dentro
“Padre?”
“Sì, figlio?”
“Voglio ucciderti”
“Madre, voglio… ”
Due strofe di una lunga canzone (The End) raccontano una storia ispirata al concetto freudiano di complesso di Edipo, in un flusso catartico di suoni e atmosfere oniriche.
Tutti gli antichi poemi erano cantati.
La musica è un valido aiuto per far entrare il pubblico nella Trance da racconto.
Per questo le serie televisive sono sempre precedute da una sigla, che spesso rimane più impressa delle storie narrate negli episodi.
La gran parte dei miei coetanei ricorda perfettamente le sigle di serie tipo Magnum P.I., A-Team, Hazard. Quanti di noi ricordano altrettanto perfettamente un episodio di quelle serie? Non dico tanti, uno solo.
La sigla fa miracoli, ti fa entrare nella storia prima che la storia cominci. Ti ci fa tornare in pochi secondi anche quando sei preso da tutt’altro.
La fusione tra musica e racconto è una ricetta davvero potente.
Una formula magica.
Storie di magia, storie di sogni
Quando poi il racconto è una storia di magia, il viaggio nel mondo del sogno è completo.
Nelle storie di magia personaggi e creature fantastiche compaiono e scompaiono all’improvviso, si può volare, il mondo appare ancora più nebuloso e inspiegabile di quello che già è: tutto proprio come nei sogni.
Come ha scritto la Storyteller americana Fran Stallings nel suo articolo The Web of silence, la forza dei racconti di magia sta proprio in tutto quello che non dicono: da dove vengono le fate e gli gnomi? Come fa una borsa ad essere senza fondo? Cos’è davvero la magia?
Quando sogniamo ci troviamo in situazioni inspiegabili, avvolti da una nebbia imperscrutabile. Personaggi nuovi appaiono e scompaiono, noi stessi ci trasformiamo in cose diverse, scompariamo da un luogo per ritrovarci in un altro.
I racconti di magia parlano la lingua dei sogni. E per questo ci catapultano nel profondo del nostro inconscio.
Eppure, nonostante la loro potenza, non a tutti piacciono i racconti di magia.
Alcune persone si lasciano trasportare solo da storie realistiche o addirittura solo da storie vere (ma in questo caso entra poi in gioco la credibilità del racconto e di chi racconta, senza le quali non può esserci alcuna Trance).
Poi ci sono persone che sembrano essere addirittura immuni alle storie.
Beh, in realtà secondo me nessuno può essere del tutto immune alle storie, tuttavia ci sono persone che obiettivamente fanno molta fatica a concentrarsi su un racconto.
Ma perché?
Imparare a concentrarsi
Lasciarsi ipnotizzare dalle storie è una capacità che si acquisisce con la pratica.
I bambini sembrano essere particolarmente sensibili alle narrazioni. Ma se non si coltiva questa loro predisposizione naturale a entrare nella Trance Narrativa d’ascolto, il loro talento innato può indebolirsi.
Dirai vabbè, pazienza.
Non è così semplice.
Il fatto è che la capacità di concentrarsi su una storia è direttamente collegata alla capacità di concentrarsi in generale.
Proporre ai bambini fiabe e libri è importante.
Anche il cinema è ovviamente utile, ma le forme narrative in cui le immagini devono essere inventate migliorano l’immaginazione dei più piccoli.
Questa capacità di concentrarsi se la porteranno dietro tutta la vita, li faciliterà nello studio, nel lavoro e – cosa più importante di tutte – nel godersi libri, film, spettacoli teatrali e racconti orali.
Non solo.
Da musicista dico che la capacità di autoipnotizzarsi è essenziale in qualsiasi arte di performance (come appunto la musica). Lo è anche nello sport (esiste anche la trance sportiva).
Per dare il meglio di sé in queste cose, devi essere capace a perderti completamente in quello che fai.
E non è per niente uno scherzo.
Quando sei sotto pressione (per un pubblico, un avversario, un cronometro), la tua capacità di entrare in Trance e concentrarti completamente su quello che stai facendo è ciò che fa la differenza.
Ok, ho finito
Continuerò a parlare di questa roba anche nei prossimi articoli dedicati alla Narrazione.
Se sei appassionato di tecniche di narrazione (se sei un aspirante scrittore, un educatore o semplicemente ti piace raccontare storie ai tuoi figli) e vuoi essere aggiornato sui prossimi articoli, ti conviene iscriverti al Bollettino (la mia Newsletter mensile).
Inoltre potrai accedere a tutti gli omaggi riservati agli iscritti.
Se non visualizzi il form per l’iscrizione clicca qui
Sergio says
Interessante questo articolo sull’ipnosi. Una domanda è possibile utilizzare l’iponosi per la tecnica chitarristica?. Certo quando ascoltiamo una bella canzone andiamo naturalmente iun tance o tutti rapiti leggendo un libro: iltempo scorre più velocemente ecc.. Si potrebbe pensare ad una sorta di ipnosi (cioè una concentrazione maggiore su iò che stiamo facendo velocizzando l’apprendimento. Sto parlando della chitarra. Una cosa interessante da verificare.
Luca Ricatti says
Ciao Sergio,
sì è possibile, ma non si tratta propriamente di ipnosi, ma di qualcosa che si avvicina all’autoipnosi.
È un argomento complesso, prima o poi ne parlerò qui sul blog.
Non si tratta però di una scorciatoia per imparare puù velocemente, ma di una tecnica per migliorare le prestazioni, la concentrazione e l’espressività.
Laura Pettinau says
Sei forte, mi piace come scrivi. Il mio grazie sincero
Luca Ricatti says
Ma un grazie sincero a te, Laura!