Era un giorno del 1991. Joe Strummer se ne stava stravaccato sul divano di casa sua, davanti alla TV. Scorrevano immagini della Prima guerra del Golfo. A un certo punto, inaspettatamente, sullo schermo apparve il Diavolo. E il Diavolo si rivolse direttamente a Joe: Hey Joe, gli disse sghignazzando, te lo ricordi che abbiamo fatto un patto? La tua anima in cambio del successo mondiale. No, Joe non se lo ricordava.
Beh, non era esattamente il Diavolo in persona. In verità era un missile. Un missile americano, per essere precisi. Pronto a partire per radere al suolo qualche edificio di Baghdad. E non è che avesse proprio parlato, il diavolo-missile: più che altro portava un messaggio scritto. Qualche marine aveva dipinto una frase sulla fiancata di quella bomba: Rock the Casbah.
Strummer rimase decisamente scosso. Aveva trascorso la vita a cantare e predicare l’antimilitarismo e l’antiamericanismo e all’improvviso si rendeva conto che chiunque poteva prendere una sua canzone, privarla del senso originario e usarla per fare propaganda becera alla guerra.
Gli avevano portato via la sua musica, la sua anima. Per via del verso drop your bombs between the minarets, cantato su quel ritmo funky accattivante, Rock the Casbah era da tempo in rotazione nella radio ufficiale dell’esercito statunitense.
Hanno raccontato i suoi amici, anni dopo, che quel giorno Joe, sul divano della sua bella casa, davanti al suo costoso, grande televisore, cadde in una crisi che durò a lungo. Forse rimpianse la casa occupata dove viveva da ragazzo. Forse rimpianse l’ingenua indigenza di quando i Clash abbozzavano i primi accordi, Quando era un povero e sconosciuto strimpellatore, ma era ancora padrone della sua anima.