Recentemente a un incontro pubblico (in cui di pubblico ce n’era ben poco, a giudicare dalle immagini), dal titolo Quale futuro senza la Storia è intervenuto il Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti.
E qui il Ministro ha detto la sua su come si dovrebbe insegnare la Storia secondo lui.
Ho preso spunto da questo evento per dire due, anzi tre cose:
→ I cosiddetti «Grandi della Storia» anche no, basta, vi prego.
→ La Storia è una cosa, la Narrazione un’altra.
→ La narrativa popolare (anche quella fantastica) può avere un ruolo nella divulgazione.
I Governanti di oggi vogliono che si parli dei Governanti del passato
Per quel che ne so di Lorenzo Fioramonti, è un accademico, cioè uno che di mestiere studia e insegna nelle Università. Insomma è uno da cui ti aspetti di sentire cose di un certo livello, diciamo così.
Se vuoi vedere un estratto significativo del suo intervento, c’è un video sul sito di Repubblica.
Ma puoi anche lasciar perdere, ho trascritto le parti salienti qui sotto (i grassetti li ho inseriti a mio piacimento). ↓
«Io credo molto in un approccio alla Storia che sia superando la superficialità del libro di testo.
Una cosa che per esempio mio figlio mi ha sempre detto: ma perché Papà la Storia è una sequenza di battaglie?
Tutti si ricordano le grandi battaglie di Napoleone, ma quanti si ricordano lo sforzo più importante dell’epoca napoleonica, cioè la costruzione di un Codice Civile? […] Cioè noi è come se raccontassimo una Storia che è un po’ la versione libresca del “Trono di Spade” [risatina] e poi ci lamentassimo del fatto che la società in qualche modo incoraggia la violenza, vede nello scontro, nel conflitto un elemento essenziale della società.
Ma la realtà è molto diversa. Un insegnante di Storia deve anche insegnare le cose belle della Storia.
E poi c’è un altro elemento. C’è quello del non porre una distanza tra noi e chi è venuto prima di noi. Io ho sempre amato, per esempio, i libri di Storia che mi raccontassero le imperfezioni dei Grandi del passato.
L’ulcera di Napoleone, per esempio. La ragione per cui questo grande condottiero avesse la necessità costante di controllare il proprio stomaco perché anche lui aveva dei problemi caratteriali, aveva delle paure, dei timori; una cosa che noi abbiamo dimenticato, ma la ragione per cui Napoleone è sempre raffigurato con una mano sullo stomaco è che fondamentalmente andava di corpo.»
La superficialità del libro di testo?
La superficialità del libro
Siccome non mi sono mai laureato (anche se ho dato diversi esami di Storia all’Università), non entrerò nel merito delle considerazioni su come dovrebbe essere insegnata la Storia.
Dico solo che così, a naso, ho l’impressione che il Ministro sia rimasto a una visione della Storia un tantino ottocentesca.
A chi interessa il tema consiglio un articolo scritto da gente che ne sa, il collettivo Nicoletta Bourbaki. L’articolo si intitola I fatti, le cause e l’ulcera di Napoleone.
Invece mi occupo di racconti fantastici e storie vere, che spesso hanno a che fare con la Storia.
Come artista, il mio ruolo è quello di porre domande e instillare dubbi.
E quindi ecco
Un po’ di dubbi
→ Raccontare le battaglie incoraggia la violenza?
→ Parlare di Napoleone (che era appunto un condottiero e di battaglie ne ha promosse un bel po’) potrebbe incoraggiare la violenza?
→ Chi sono i Grandi della Storia?
→ Il conflitto non fa parte della società?
→ Che c’entra l’ulcera (che è una ferita nella mucosa dello stomaco) col fare la cacca? (“andare di corpo” significa “fare la cacca”, giusto?)
→ Seriamente «la versione libresca del Trono di Spade»?!
I Grandi e i Piccoli
In una delle sue tipiche battute folgoranti, una volta Paolo Coppini ha detto (citando e sbeffeggiando la famosa canzone di Francesco De Gregori):
«La Storia siamo noi un par de cojoni!»
Intendeva dire che noi – gente comune, noi popolo – non entriamo mai nelle decisioni dei Grandi della Storia.
Che noi la Storia non la facciamo, la subiamo.
Fortunatamente negli ultimi decenni gli studi storici sono molto cambiati e oggi si usano prove e materiali di archivio per dare ai popoli il loro giusto ruolo nei processi di trasformazione della società.
Senza entrare nel merito, diciamo che, da questo punto di vista, le viscere di Napoleone sono meno rilevanti dei problemi dei poveracci che morivano nelle sue guerre.
I Piccoli della Storia sono molto più importanti di quanto si possa pensare.
Ma avevo detto che non avrei parlato di queste cose, devo parlare di narrazione e quindi:
La Storia e la Narrazione
Ho l’impressione che il Ministro vorrebbe che nei testi scolastici di Storia ci fosse più Narrazione.
Sono due piani differenti.
Un narratore può efficacemente far rivivere un personaggio storico, mostrandone sentimenti e debolezze e facendo divulgazione. Si può andare dal programma audiovisivo di divulgazione storica al romanzo. Ma fondamentalmente si tratta sempre di questo: trasformare la Storia in una Narrazione.
Per fare questo, un narratore usa il lavoro degli storici di professione, che spulciano gli archivi, scoprono cose, lavorano per anni a volumi che sono illeggibili per il grande pubblico.
Per esempio, la mia amica Adriana Assini, autrice di romanzi storici, fa proprio questo. I suoi lavori sono stati molto apprezzati in ambiti accademici, proprio perché gli accademici non fanno quello che fa lei: trasformare i risultati delle loro ricerche in oggetti narrativi.
E ciò che è forse più interessante è che nei romanzi di Adriana i protagonisti sono figure storiche solitamente considerate minori come Giovanna la Pazza, Erzsébet Báthory o Gianluca Squarcialupo. Oppure personaggi del popolo, i Piccoli della Storia.
Il Trono di Spade
Napoleone bestemmiava a denti stretti per i dolori che lo affliggevano allo stomaco?
Forse sì. Forse insultava vergognosamente il suo medico che non sapeva curarlo.
È buffo, ma questo è il tipo di dettagli che tipicamente potrebbe trovarsi ne Il Trono di spade.
Che ovviamente è una serie televisiva tratta dal ciclo di romanzi Le Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin, il più importante autore vivente di letteratura fantastica.
E quindi (con buona pace del nostro Ministro) la versione libresca del Trono di spade esiste già e vende milioni di copie in tutto il mondo.
Non a caso, Martin è un vorace lettore di testi storici. Perché i suoi romanzi sono intrisi di Storia e non sono affatto (come non lo è la serie TV da essi tratta) una sequela di battaglie e scene di violenza, ma un complesso incastro narrativo il cui tema centrale è la difficoltà di scegliere tra bene e male, tra pace e violenza, tra bene collettivo e desiderio di potere.
Nel caso della Narrativa fantastica, il percorso diventa una cosa di questo tipo:
→ Lo storico spiega come e perché sono successe le cose nel passato.
→ Il narratore di mondi fantastici capisce la spiegazione e ci fa arte.
→ Il pubblico si emoziona e interiorizza quelle tematiche complesse.
Se questo ti può sembrare esagerato, ti consiglio l’ascolto della Puntata 27 del Podcast Historycast in cui la conduttrice (storica di professione) spiega il valore della Storia nella saga di Harry Potter e del contrasto tra Storia evenemenziale e la Storia basata su prove e fonti primarie.
[Il sito di Historycast è probabilmente non funzionante; puoi cercare Historycast su iTunes o altre piattaforme di podcasting]
La Narrazione dei Piccoli
In questo senso, la narrativa fantastica può essere un veicolo molto efficace di diffusione della Storia.
Certo, non della Storia dei Grandi, ma dei processi, dei meccanismi che hanno portato all’evoluzione della società in un senso piuttosto che in un altro.
Del perché un conflitto sociale è stato sciolto in un modo piuttosto che in un altro.
I conflitti ci sono sempre stati e ci saranno sempre, sono parte integrante del nostro vivere insieme e parlarne non significa incoraggiare la violenza.
Se sappiamo come sono stati risolti i conflitti del passato, possiamo capire come risolvere quelli di oggi.
Se invece evitiamo di parlarne perché sono divisivi, allora però questo non è insegnare la Storia, questo è negare la Storia.
Ivan says
Ciao Luca, ho letto la tua riflessione sulle parole del Ministro Fioramonti, e voglio dirti anche la mia opinione.
I punti da te evidenziati ad una prima lettura sono legittimi, ma una qualunque persona con un misero spirito di critica non puo’ fare a meno di farti notare alcune cose:
Premetto che non tifo per nessuno, il mio giudizio e’ oggettivo.
Il ministro fioramonti parte da una riflessione fatta dal figlio e lui semplicemente risponde con quello che sa sull’argomento, magari poco, ma secondo me non ha risposto male.
Trovami una persona che che non si e’ mai annoiata a quelle interminabili lezioni di storia dove ti insegnavano tutto tranne quello.
La storia insegnata nelle scuole con quei libri didattici che non costano poco e sono pieni di errori ed inesattezze, non hanno mai fatto innamorare nessuno della storia, nemmeno me che sono un grande appassionato della storia e dei libri in generale.
La riflessione del figlio e’ giustissima, perche non si puo far studiare a dei bambini la storia solo basata sulle battaglie o annoiarci su ripeterci chi ha conquistato cosa, tralasciando la parte umana e violenta dell’uomo.
Ci chiediamo perche nessuno impara dalla storia, poi vediamo tutti questi ragazzini a cui viene insegnato ad imparare a macchinetta tutto quello che l’insegnante vuole, senza preoccuparsi di far nascere nello studente uno spirito di critica, d’immedesimazione di riflessione.
Non e’ che imparando la storia a memoria e fare bella figura ad un’interrogazione vuol dire che io conosco la storia.
La storia va raccontata con oggettivita’ e non si puo’ difendere serie televisive tipo game of thrones, che e’ stata oggetto di critiche per scene di stupri, orge, violenze su donne e sesso fuori luogo..
Non so se tu sei un’appassionato di questa serie televisiva, io personalmente la trovo inappropriata e molto volgare.
Per concludere trovo del buono in quello che ha detto il Ministro, magari ha detto delle inesattezze ma il nesso dell’argomento e’ chiaro e deve essere fonte di riflessione per tutti.
Luca Ricatti says
Ciao Ivan,
non ho mai detto che il metodo di insegnamento della Storia normalmente in uso nelle scuole va bene.
Anzi, io “tutti questi ragazzini a cui viene insegnato ad imparare a macchinetta” non so dove li vedi, io vedo solo masse di giovani (e meno giovani) che non capiscono nemmeno la differenza tra Avanti Cristo e Dopo Cristo; salvo poi ripetere a macchinetta che “il Fascismo ha fatto anche cose buone” (e dubito che l’abbiano sentito a scuola).
Quindi sì, sono d’accordo con te e col Ministro: c’è un grosso problema con l’insegnamento della Storia.
Però insomma, se uno (che viene dall’Università e fa il Ministro dell’Istruzione) va a un convegno sulla Storia e dà una soluzione al problema che sembra una chiacchierata da bar, un po’ lo sberleffo se lo tira dietro, su! (E lo dico senza pregiudizi, perché in altre occasioni ho letto sue dichiarazioni che ho trovato condivisibili e nella galleria dei mostri che è la nostra classe politica, è forse tra i meno spaventosi).
Ma seriamente parlare del mal di stomaco di Napoleone può sviluppare lo spirito critico?
Lo spirito critico penso che si possa far nascere ponendo domande e questioni complesse riguardo ai fatti (che comunque uno deve conoscere: perché vabbè che vabbè, ma ora veramente vogliamo insegnare la Storia senza raccontare chi ha conquistato cosa?)
Le questioni complesse le dovrebbero certamente porre gli insegnanti a scuola. Ma probabilmente questo non avviene che in rari casi.
La Narrazione può essere un supporto.
Anche la narrativa fantastica, proprio mettendo in luce “la parte umana e violenta dell’uomo”.
Game of Thrones è una grande narrazione, molto articolata, che pone questioni decisamente complesse. Nell’epoca in cui Trump alza i muri, Erdogan fa guerra ai Curdi, Salvini lascia gli immigrati in mezzo al mare, Game of Thrones parla di razzismo, immigrazione, rivoluzione. Parla delle contraddizioni del potere, di come chi vuole il bene del popolo può diventare un tiranno sanguinario, di come politici senza scrupoli a volte siano più bravi a prendere decisioni difficili.
Se la Storia è piena di violenza, mostrare la violenza e il sesso in un raconto non mi sembra un gran problema (non siamo bambini, giusto?).
Ma capisco che c’è a chi fa comodo parlare di 15 secondi di scena di sesso per sviare l’attenzione da tutto il resto.