Primavera del 2000. Sono tutto preso dal corso di Etnomusicologia a La Sapienza. Devo dare la seconda annualità e sono seriamente intenzionato a prendere il massimo dei voti. Non so ancora che un anno dopo abbandonerò il corso di laurea in Lettere. Oggi trovo interessantissime cose che a quell’epoca mi annoiano al punto da essere una tortura. L’unica cosa che adoro studiare, in quei giorni, sono i testi di etnomusicologia. E così, 2 o 3 volte a settimana, vado tutto gasato a sentire le lezioni del Professor Giannattasio.
Occasionalmente ci sono degli incontri extra, delle specie di concerti/lezioni. I più belli sono due dedicati alla musica sarda. Uno sulle launeddas, con musicisti tradizionali e contemporanei che declinano in vario modo le potenzialità dello strumento.
L’altro è con un quartetto di canto tradizionale a tenore: i Tenores di Oniferi. In questa occasione viene con me un carissimo amico, profondo conoscitore della Sardegna e convinto indipendentista. Viene con alcuni amici sardi, anche loro indipendentisti.
I Tenores sono bravissimi e il concerto/lezione è stupendo. Alla fine c’è il consueto dibattito. Uno degli amici del mio amico fa una domanda sull’indipendentismo ai cantanti. Non ricordo assolutamente la domanda né la risposta, ma ricordo i Tenores chiaramente in imbarazzo riguardo al tema indipendenza. Alla fine uno di loro dice questa frase, in tono rassicurante, come per dire che sono persone impegnate anche loro:
«Ma guarda che noi siamo di sinistra!»
«E che c’entra?» [Read more…]