Da cosa dipende la tua credibilità quando racconti una storia? Dalla storia? Forse, ma solo in minima parte. Essere credibili è l’arte della spontaneità.
Se sei un blogger, uno scrittore o un artista che racconta le proprie esperienze, tenere sotto controllo la credibilità di quello che racconti è sempre consigliabile. Se non sei credibile quando racconti la tua storia, non riesci a trasportare chi ti ascolta/legge nel tuo mondo e a catturare la sua attenzione (generando la cosiddetta Trance Narrativa d’Ascolto).
Quello che trovi scritto in questo articolo viene in parte da alcuni concetti espressi dal Professor Guido Gili, in piccola parte dalle teorie di Robert Cialdini sulla persuasione, in parte sono osservazioni personali.
Più sotto trovi tutti i riferimenti per approfondire.
Nell’articolo Raccontare storie spiegavo che è essenziale che noi per primi ci appassioniamo alla storia che raccontiamo. E ho anche accennato al fatto che per essere credibili bisogna porre delle premesse adeguate.
Già, ma quali?
Ci sono due cose da dire riguardo alla credibilità di un racconto.
1 – Quando racconti una storia vera, le persone si aspettano che tu fornisca informazioni attendibili, neutrali e obiettive. Si chiama credibilità informativa.
2 – La mia credibilità non dipende (o dipende solo in minima parte) da cosa racconto.
Immagina questo.
Un ragazzo grande, grosso e che pratica arti marziali ti racconta che ha messo in fuga un rapinatore armato di coltello.
Una donna grassa e attempata, che fa la pasta a mano per lavoro, che non ha mai tirato uno schiaffo nemmeno a uno dei sui otto figli, ti racconta che non è vero, che è stata lei a mettere in fuga il rapinatore armato di coltello.
Uno dei due mente.
Però la signora è considerata una persona attendibile. Inoltre è nota per il suo temperamento irascibile e tutti sanno di quella volta che inseguì con il mattarello il tizio che stava importunando sua figlia quindicenne.
Il ragazzo grande e grosso, invece, è unanimemente considerato uno sbruffone e un bugiardo seriale.
Alla luce di questo, sei certo di poter indovinare chi ha mentito?
Eccoci al dunque.
La credibilità non dipende dalla storia che raccontiamo.
Questione di idee preconcette
Ragionando in astratto, senza tenere conto delle nostre idee preconcette, sarebbe ragionevole che un giovanotto forzuto ed esperto nel combattimento metta in fuga un delinquente.
Ma il punto è questo: noi teniamo sempre conto delle nostre idee preconcette.
Perché la nostra mente funziona così.
E siccome abbiamo etichettato il ragazzone come uno sbruffone contaballe, non gli crediamo, anche se la logica ci suggerisce il contrario.
Perché?
Perché la credibilità di un racconto dipende dalla relazione tra il narratore e chi lo ascolta
.
Quindi la credibilità te la devi guadagnare, dipende da come instauri il tuo rapporto con gli altri.
Perciò, quando parliamo di credibilità di un racconto, non dobbiamo pensare al contenuto del racconto, ma a noi che raccontiamo.
Reputazione
Secondo il professor Giudo Gili, la credibilità non è gratis. Tu ascoltatore mi concedi fiducia e io dovrò sdebitarmi dimostrando di essermela meritata.
Esiste però un tipo di credibilità che è già provata in anticipo: si tratta della reputazione.
La mia reputazione mi anticipa. Se ho una buona reputazione, la gente mi crede senza chiedermi le prove.
Nell’esempio del ragazzo e della donna col mattarello, abbiamo visto quanto siano importanti le nostre azioni del passato quando veniamo giudicati.
(La reputazione può dipendere anche da quello che hanno fatto i nostri antenati o altri membri del nostro gruppo di appartenenza, ma ora non è il caso di complicarci troppo la vita, andiamo avanti).
Caratteri e Segni della credibilità
Secondo il professor Guido Gili, ci sono quattro caratteri fondamentali che distinguono un individuo credibile:
1 – Integrità
2 – Affidabilità
3 – Spontaneità
4 – Simpatia
Abbastanza intuitivo, no?
Soffermati qualche secondo a riflettere su ognuno di questi termini.
Pensi di ispirare queste caratteristiche negli altri?
Sono personalmente convinto che il terzo punto (spontaneità) sia particolarmente importante.
Esistono anche una serie di segni che permettono di aumentare la credibilità di un narratore. Sono specifici segnali che emettiamo e che vengono interpretati dalle persone come indizi di credibilità.
– Aspetto fisico
– Stile comunicativo e sicurezza espressiva
– Esibizione dei simboli dello status sociale
– Adeguare immagine e comportamento a seconda dell’interlocutore
– Espressioni non-verbali volte a ottenere una corretta espressione dei sentimenti, a seconda del contesto: intensificazione, disintensificazione, cancellazione o mascheramento dei sentimenti.
Ora probabilmente starai pensando che io abbia inventato qualche astuta strategia basata su questi caratteri e segni di credibilità.
Niente di tutto questo.
Questi caratteri e segni fluiscono automaticamente fuori di noi quando ci sono le giuste condizioni.
Provare a impostarli artificialmente è una cosa assurda, quel genere di trucchi che fanno i venditori della peggiore specie.
Allora cosa possiamo fare?
L’approccio più saggio è cercare di trovarci nelle giuste condizioni comunicative, sfruttando uno o più fattori in grado di metterci a nostro agio quando raccontiamo una storia.
Fattori essenziali
Sulla mia pelle ho provato delle cose che secondo me sono essenziali, se si vuole provare a raccontare storie ed essere credibili.
E sono le seguenti.
Credibilità e contesto
Essere in un luogo dove le persone si aspettano di ascoltare storie vere, conferisce un’enorme credibilità a quello che dici.
Conosci la storia di Orson Welles e dello sbarco degli alieni sulla terra?
Nel 1938 (vedi foto in alto), la radio americana CBS trasmise uno sceneggiato radiofonico in cui il futuro grande regista Orson Welles (ancora 23enne) simulava un notiziario in cui descriveva un’invasione di marziani.
Si trattava di un adattamento del romanzo La Guerra dei mondi (da cui è tratto anche il film di Spielberg con Tom Cruise).
Il finto notiziario interrompeva i normali programmi radiofonici, come fosse una vera edizione speciale del radiogiornale. Così moltissimi ascoltatori lo presero per vero.
La reazione di panico di massa che ne scaturì ha letteralmente fatto storia (e anche l’involontario successo di Welles).
Capisci di che parliamo?
La gente ha creduto a una cosa assolutamente inverosimile solo perché il contesto la faceva sembrare vera.
(Poi c’è anche il fatto che il mondo è pieno di idioti, ma questo è un altro discorso).
Credibilità e confidenza
Se le persone ti conoscono, tendono a fidarsi di te.
Instaurare relazioni con gli altri, intessere reti di conoscenze genera un’aura di credibilità.
Per creare rapporti di fiducia con gli altri bisogna essere disposti a mettersi in gioco, esporsi e donare un po’ di se stessi, senza stare lì a preoccuparsi se se ne ricava subito un tornaconto.
Se qualcosa ti appassiona, parlane liberamente, non tenerti le cose. Troverai amici, colleghi, altri appassionati come te o persone che vogliono imparare da te.
Personalmente, trovo che il miglior modo per entrare in confidenza con un pubblico che non mi conosce sia evitare i formalismi, usare un linguaggio diretto, spontaneo.
Ho letto un libro su come coinvolgere il pubblico e comunicare in modo efficace. Ho provato a seguire quei consigli.
Bene, non farlo, non leggere quella roba.
Per me, è molto più efficace lasciarsi andare, sbottonarsi e parlare alle persone come a degli amici.
Se vuoi amicizia dagli altri, trattali come amici.
Se vuoi avere confidenza dagli altri, devi essere pronto a entrare in confidenza con loro.
Credibilità e dettagli
Per sapere se qualcuno ti sta mentendo, prova a far caso a questo: quanti dettagli ha inserito nel suo racconto?
Quando raccontano di sé, le persone tendono a inserire dettagli apparentemente inutili.
Le esperienze reali sono complesse, non-lineari. Quando ricostruiamo ciò che ci è capitato, eliminiamo alcuni dettagli inutili, ma molti altri li teniamo dentro.
I racconti sembrano più veri, più vivi, quando sono ricchi di dettagli, perché quando le persone narrano quello che gli è capitato ne inseriscono sempre molti, spontaneamente.
Immagina uno che ti racconta che ha viaggiato in cerca di avventure per tutto il Sud America e una volta ha affrontato una banda di trafficanti di droga.
Questo racconto è troppo vuoto e suona come una balla.
Invece immagina uno che ti racconta che nel 2008, nel pieno della crisi finanziaria, è stato licenziato, aveva appena divorziato, era solo e disperato e ha deciso di usare i soldi del suo TFR per fare un viaggio in Sud America; arrivato in Colombia, una sera ha provato ad approcciare una bella ragazza, ma è uscito fuori che questa era la donna di un membro di una pericolosa banda locale; lo hanno accerchiato, pestato a sangue e gli hanno puntato una pistola contro un occhio; si è salvato grazie all’intervento di un suo caro amico che viveva lì da anni. Quando si è rivolto alla polizia gli hanno riso in faccia.
Dopo quel pestaggio, il suo setto nasale è rimasto deviato e non riesce più a distendere completamente il gomito sinistro.
Nella seconda parte ho evidenziato in grassetto tutti i dettagli aggiuntivi.
In entrambi i casi, si tratta di una storia inventata.
Nel secondo caso, però, se uno te la racconta sei un po’ più disposto a crederci.
In realtà, all’interno di un racconto, ogni dettaglio dovrebbe sempre avere un significato, altrimenti si rischia di fuorviare l’attenzione del pubblico senza motivo.
Perciò: inserisci dettagli, ma con criterio.
Parleremo di questo in un prossimo articolo.
Credibilità e ripetizione ossessiva
La ripetizione ossessiva è un trucco usato spesso nella propaganda politica per far digerire al popolo scelte inaccettabili: si ripete una storia molte volte, attraverso diversi media, per giorni, settimane, mesi. E la gente alla fine ci crede.
Il tristemente noto Ministro della Propaganda Nazista Joseph Goebbels disse: «Racconta una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità».
La storia della armi di distruzione di massa in Iraq ne è un noto esempio. Giornali e telegiornali la ripetevano ossessivamente prendendola per buona. Solo anni dopo l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti si dimostrò che era completamente inventata.
Può sembrare assurdo che riteniamo vera una storia solo perché viene ripetuta molte volte.
In realtà non è assurdo. Perché normalmente le persone ripetono le storie all’infinito quando sono vere.
Tutti noi tendiamo a tirare fuori spesso la storia di quella volta che ci siamo trovati in quella certa situazione assurda. I nostri parenti e amici ce l’hanno sentita raccontare dozzine di volte.
Più un’esperienza è stata intensa, più volte abbiamo bisogno di raccontarla. E proprio per questo gli altri la credono vera.
I miei amici pensano: Luca Ricatti non fa che ripetere quella storia di quando si è perso nel bosco, deve essere per forza vera!
D’altra parte, la ripetizione può anche essere un modo per far arrivare storie difficili dove faticano ad arrivare.
Quando ho deciso di attivarmi per diffondere la vicenda di Franco Mastrogiovanni, ho scritto una canzone (si trova all’interno del mio album Fumo al vento), ho scritto due articoli su questo blog (uno qui e uno qui) e racconto tutta la storia ogni santa volta che eseguo la canzone dal vivo.
Ho anche eseguito il brano quando sono stato invitato partecipare alle Indiemood sessions (e il video è finito sul sito di Rockol).
Senza che io ne sapessi nulla, la canzone è poi stata inserita sul sito enciclopedico Antiwar songs (con tanto di traduzione in francese).
Tutto questo, oltre ad aver aiutato un pochino a diffondere la vicenda di Mastrogiovanni, ha dato un piccolo contribuito alla mia credibilità come narratore di storie.
La Credibilità è spontanea
Hai presente il sorriso fasullo?
La maggior parte di noi riconosce istintivamente un sorriso fasullo.
Nella pratica, la differenza tra un sorriso fasullo e uno sincero sta nel fatto che, quando sorridiamo sinceramente, non muoviamo solo i muscoli della bocca, ma anche quelli degli occhi, delle sopracciglia e della fronte.
Ecco, tutto quello di cui abbiamo parlato finora rappresenta una razionalizzazione di cose che ci vengono spontanee quando raccontiamo con naturalezza e sincerità.
Perciò, divertiti, emozionati e la credibilità sarà la normale conseguenza della tua sincerità.
Allo stesso tempo, essere consapevole di quello che fai è comunque utile.
Se conosci la faccenda dei muscoli della faccia per distinguere i sorrisi fasulli, diventi più sicuro di te quando analizzi il comportamento delle persone. Non ti metti lì a pensare che boh, forse quel tizio era davvero felice di vederti.
No, non era felice di vederti, lo sai per certo, perché non muoveva gli occhi e la fronte, quindi sorrideva per finta.
Razionalizzare è sempre un aiuto efficace.
Cuore e cervello
Essere credibili è l’arte di raccontarsi usando cuore e cervello.
Lasciati guidare dall’istinto, ma fermati anche a pensare: ho raccontato la cosa giusta nel contesto giusto? Ho inserito dettagli a sufficienza? Sono riuscito a creare la giusta confidenza con chi mi ascolta/legge? C’è bisogno di ripetere la stessa storia più volte, in modi e tempi diversi o su diversi media?
Assicurandoti di aver inserito uno o due di questi elementi, aumenterai le probabilità di aver fatto un buon lavoro.
Quello che non devi mai fare è diffondere balle e bufale per qualche tornaconto.
Ricordati quello che abbiamo detto all’inizio: la credibilità dipende dalla relazione che imposti con gli altri.
La bugie hanno le gambe corte e se vieni sputtanato una volta, la credibilità non la recuperi più.
Per concludere
Ok, siamo giunti alla fine di questo lungo articolo.
Se vuoi approfondire l’argomento della credibilità, ti consiglio questo libro: Guido Gilii: La Credibilità. Quando e perché la comunicazione ha successo, Rubettino, 2005.
Ovviamente non è specifico sulla credibilità delle narrazioni, ma è un bel libro, ricco di spunti di riflessione e scritto con evidente competenza.
Poi c’è il classico dei classici: Robert Cialdini: Teoria e pratica della persuasione, Alessio Roberti Editore, 2009.
Non è specifico sulla credibilità, ma se consideri che non si persuade nessuno senza essere credibili, capisci che questo testo lo devi leggere.
Spero che tutto questo ti sia utile.
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Giuseppe Tadolini says
Complimenti Luca, il video è bello e la tua ballata è struggente.
Me la riascolterò e cercherò di impararla.
Grazie e a presto
Pippo
Luca Ricatti says
Ciao Pippo,
ma forse ti riferivi a questo video https://www.lucaricatti.it/matteo-toffanin/ ?
Comunque grazie!
Giuseppe Tadolini says
Veramente mi riferivo a quello girato sulla gondola.
Ma sono belli entrambi.
Buona domenica
Luca Ricatti says
Ovviamente, che era quello! ?
Sei un grande, grazie!