Sto lavorando da molti mesi, ormai, alle nuove canzoni. Non è semplice, dopo poco meno di dieci anni passati a fare musica elettronica, rimettere le mani sulla chitarra. Spesso il pollice destro si perde sul sentiero di un walkin’ bass, i polpastrelli sinistri gridano vendetta, il cervello si è dimenticato come si sta dietro a un metronomo. Ma mi piace. Sto riscoprendo che suonare è anche fatica, schiena dolorante, gola bruciata. Anzi anzi che, in tutto questo tempo, grazie alle insistenze di Coppini ho mantenuto un certo contatto con lo strumento. [Read more…]
Paolo Coppini
Paolo Coppini irrompe nella sala all’improvviso. Gli avventori del locale restano col bicchiere a mezz’aria, tutti con la bocca spalancata. Non capiscono se è una specie di scherzo o se si tratta di un matto pericoloso.
«Bonasera, sò Coppini!», grida con tono irruento.
«E me presento perché non me conosce veramente nessuno… Eppure sò trent’anni che canto ste canzoncine…
“E se vede che te sei promosso male – me fa uno l’altra sera – Le canzoni sò carine, demenziali… “.
Ma come demenziali – j’ho risposto – che cominciamo subito co l’etichette?! Guarda che l’òmini passano, ma l’etichette restano… »
A questo punto si dà una mano sulla faccia e bofonchia:
«… Ma no, volevo dì esattamente er contrario… ».
Nessuno capisce la battuta, nessuno capisce che sta recitando un copione.
Nessuno ride, stanno ancora tutti col bicchiere sospeso.
Partiamo con le canzoni e Paolo sfodera la sua voce sempre al limite della stonatura.
Il pubblico si ammorbidisce, ma solo un pochino. Qualcuno ride, qualcuno riprende a chiacchierare. Il tipo del tavolo a sinistra del palcoscenico sghignazzerà per tutto lo spettacolo. Riderà di Paolo Coppini, non delle sue battute.
Nessuno dei presenti immagina da dove venga quel modo di irrompere nella scena, quel modo di cantare e di mescolare teatro e canzoni. È un pubblico casuale, abituato alle canzoncine pop delle autoradio e dei centri commerciali.
Sono quasi tutti giovani, la maggior parte di loro non ha mai sentito neanche nominare Gaber e Jannacci. Nessuno di loro è mai stato a teatro in tutta la vita.
Nessuno immagina che molti anni addietro i giornali, quelli veri, i grandi quotidiani a tiratura nazionale scrivevano di Paolo Coppini descrivendolo come una versione più stralunata di Paolo Conte. Lo definivano bislacco, spudoratamente stonato e felice di esserlo, naturalmente esilarante.
Stefano è mio cugino, è un film maker e si è messo in testa di seguire Coppini per riprenderlo durante gli spettacoli e durante le sue giornate lavorative. Così quella sera è venuto con noi e ha piazzato un paio di videocamere ai lati del palco.
Qualche tempo dopo pubblicherà un documentario dal titolo Romanina Blues.
Romanina blues
La Romanina è una delle tante periferie della capitale nate per pura speculazione edilizia. Chilometri di caseggiati sorti intorno a una vecchia borgata povera, con più centri commerciali che fermate di autobus.
Paolo Coppini raccontava di essere finito a vivere a La Romanina per un naturale processo di estromissione dai quartieri centrali, colonizzati dalla ricca borghesia.
Coppini raccontava sempre i dettagli della sua vita tra il serio e il faceto, era sempre difficile distinguere la verità dalla battuta detta per il puro gusto dell’autoironia.
Romanina blues racconta la marginalità di un talento creativo relegato alla periferia della Storia, dei grandi processi economici e sociali. Ha vinto dei premi.
La cosa più importante che ha fatto, probabilmente, è stato far nascere una grande amicizia tra Paolo e Stefano, ma ha anche il merito di aver trascinato Coppini fuori da quei localini pieni di avventori annoiati, distratti, malignamente sghignazzanti.
Al termine delle proiezioni in vari festival, quando era presente, Coppini veniva immancabbilmente fermato da qualche spettatore che gli chiedeva dove poterlo acoltare dal vivo o acquistare un suo CD. In più di una occasione seguirono richieste di esibizioni dal vivo, soprattutto presso i circoli politici della sinistra. [Read more…]
Bottegasonora chiude
Bottegasonora chiude i battenti.
Riassunto delle puntate precedenti.
Bottegasonora era un progetto nato con l’obiettivo di autoprodurre musica elettronica in lingua inglese e diffonderla attraverso internet. Insomma una cosa con aspirazioni internazionali, nato in rete e per la rete. Bottegasonora è stato una sorta di nickname per la rete mondiale; l’idea era quella di immettersi nel villaggio globale partendo da casa mia e parlando una lingua comune: musica elettro-pop in inglese.
In tutto questo tempo (dal 2005 ad oggi) ho guadagnato diversi ascoltatori, sparsi nel mondo. Persone, tuttavia, con le quali per lo più non ho mai avuto nessun tipo di contatto. Oltretutto, considerando il bacino d’utenza rappresentato dai navigatori di internet (centinaia di milioni di potenziali ascoltatori), i risultati sono da considerarsi tragicamente modesti, per una fatica grande. Questo mi ha portato a riflettere. [Read more…]
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