Nuvole basse e grigie si muovevano rapide e la terra era spazzata dal vento. Nella tetra campagna pochi alberi sparsi ondeggiavano scompigliati. Da molte ore Antonio camminava lungo i binari che correvano muti tra i campi, senza aver mai visto l’ombra di un treno. Era l’unico essere umano nel raggio di chilometri.
Lontano, oltre l’immensa distesa piatta della campagna, torreggiava il profilo caliginoso delle montagne.
Le gambe di Antonio erano rigide e stanche. Non dormiva da due giorni e avrebbe voluto fermarsi un po’ a riposare, magari a schiacciare un sonnellino rannicchiato a lato dei binari, col berretto sugli occhi. Ma al calare della notte i campi d’oro si sarebbero riempiti di Spettri Neri. Non c’era tempo da perdere, il pomeriggio avanzava veloce.
Era partito la mattina dalla stazione. Dopo l’incontro notturno col Folletto, aveva continuato a vagare tra i vicoli per sfuggire agli Spettri, che a un certo punto lo avevano quasi accerchiato. Si era ritrovato a correre lungo il fiume che attraversava la città e ancora una volta era stato salvato dal sorgere del sole.
Dopo era andato alla stazione e davanti al cancello sprangato aveva trovato due cadaveri. Uno era disteso sugli scalini davanti all’ingresso e apparteneva a un soldato, probabilmente quello che aveva sentito tossire quando c’era stato la prima volta.
L’altro era a pochi passi dalla guardia: era il ragazzo di Rocca Bianca. Non era morto di tosse, aveva gli occhi spalancati verso il cielo, una pozza di sangue dietro la schiena e un’orrenda ferita in mezzo al petto. Probabilmente aveva provato a entrare nella stazione e il soldato gli aveva sparato.
Antonio gli aveva chiuso gli occhi e lo aveva trascinato a lato della strada. Poi aveva scavalcato il cancello sprangato e si era incamminato.
Ogni tanto tirava fuori dalla tasca della giacca il fiore che gli aveva dato il Folletto. Non ne vedeva uno simile da quando era bambino e andava a giocare nella foresta: un piccolo giglio selvatico bianco. Ne prendeva sempre per portarli a sua nonna.
Coi gigli selvatici sua nonna ci curava la tosse. [Read more…]