Esco di casa per le 5 e mezza, con l’attrezzatura in macchina. Devo arrivare all’Enoteca Letteraria prima delle sette, ma dopo le 6, perché prima non si può entrare con le auto al centro storico di Roma. Arrivo contemporaneamente a un vecchio amico che non vedo da troppo tempo e che ha fatto un lungo viaggio per me, dall’estrema periferia, coi mezzi pubblici.
Sulla soglia ci accoglie Tonino Puccica, titolare dell’Enoteca, un ospite come ce ne sono pochi, una persona con una visione, che ha messo su da solo un luogo di aggregazione e di diffusione della cultura, nel cuore della Roma storica, accessibile a tutti.
La serata è stata organizzata dall’IPLAC (Insieme Per La Cultura), in particolare da Maria Rizzi, anima dell’ala romana del circolo, spigliata, carismatica e preparatissima. Stasera si presenta il romanzo di Adriana Assini, La Riva verde (edito da Scrittura & Scritture di Napoli). Adriana, che è un’amica, mi ha proposto di partecipare all’evento per incorniciarlo con le mie canzoni.
A mezz’ora dall’inizio il locale è già pieno. [Read more…]
Concerto all’Enoteca Letteraria
Sabato 5 settembre suono all’Enoteca Letteraria, a Via delle Quattro Fontane 130 a Roma. Farò da contrappunto con le mie canzoni alla presentazione di un libro.
Adriana Assini è una scrittrice di romanzi storici. Alle spalle ha una sfilza di premi e riconoscimenti, anche internazionali. Sono state scritte delle tesi di laurea su di lei.
Protagoniste dei suoi romanzi sono spesso donne dalle vite originalissime, dimenticate, deformate, tradite dalla Storia scritta dagli uomini.
Il suo ultimo romanzo si intitola La Riva verde, è ambientato a Bruges nel 1330 e narra di un gruppo di donne, le dame della Compagnia della Conocchia, che si riuniscono di notte per fare “cose” da fattucchiere, tipo scambiarsi rimedi segreti da scrivere sui vangeli.
Tema molto interessante, quello dei vangeli delle streghe, che Adriana rilegge, al di fuori di quelle robe da Wicca, con occhi da storica, creando le basi per un ragionamento su un pezzo importante della nostra cultura, del quale sappiamo pochissimo.
Incroceremo i racconti di queste donne con quelli dei personaggi delle mie canzoni, anche loro in cerca di un angolino nella Storia ufficiale. Ci sono molti punti in comune.
Se venite vediamo insieme cosa ne viene fuori.
Si comincia alle 19;00.
Viaggio a Venezia: Report
Allora è successo questo.
Pochi giorni dopo l’uscita dell’album, mi arriva una email da Francesca di Indiemood, un’agenzia di produzione/promozione musicale di Venezia. Mi scrive che hanno ascoltato i miei brani e vogliono coinvolgermi in una serie di video che stanno girando con cantautori e band di loro gusto, le Indiemood sessions. In pratica mettono i musicisti su una barca che gira tra i canali veneziani e li riprendono mentre suonano.
Penso: beh, fico!
Le scrivo: «Ci sto».
Penso: così colgo la palla al balzo e mi faccio un weekend a Venezia.
Ma non ho fatto i conti col lavoro: il piano ferie è ormai chiuso, ovviamente non coincide con le date disponibili per Indiemood. Se voglio fare questa cosa, mi tocca schizzare a Venezia calcolando i tempi al secondo. E sia.
Cerco su internet, prenoto andata/ritorno via treno e trovo una camera d’albergo al centro di Venezia a un costo molto contenuto: sarà una bettola?
Sabato 8 agosto, sveglia alle 5;50. Vado al lavoro zaino in spalla e chitarra nella mano.
Sono fuori alle due e mezza, mangio un panino seduto in uno spicchio d’ombra a Piazza San Silvestro e corro a Termini. Salgo su un Frecciacoso e mi faccio le mie 3 ore e mezza di viaggio. Anzi 4, perché il treno altavelocità rimane inchiodato mezz’ora a Firenzesantamarianovella. Poco male, ho Stefan Grossman che suona nelle cuffie e un libro da leggere in formato digitale: Le Scarpe dei suicidi di Tobia Imperato, dettagliato resoconto, scaricabile gratis, sulla vicenda di Sole, Baleno, Pelissero e la TAV in Val Susa.
Ma a mezz’ora da Venezia mi arriva una chiamata. È l’albergo, vogliono sapere a che ora arrivo. Non capisco che gliene importi, comunque gli spiego che il treno è in ritardo. E la cosa sembra chiudersi lì. [Read more…]
Recensione su Il Blog della musica
E’ uscita una nuova recensione di Fumo al vento su Il Blog della musica. Anche questa dice cose belle.
Dice che tutto è raccontato in rima e con molta ironia, il disco è veramente piacevole da ascoltare e Luca Ricatti oltre che un bravo cantautore è anche un ottimo chitarrista.
Nell’articolo è riportata parte del testo di Entropia.
Recensione su LineaTrad
Su LineaTrad di luglio Loris Bohm ha scritto una bellissima recensione di Fumo al vento. E sono finito sulla copertina. Abbiate la pazienza di sorpassare la mia brutta faccia e sfogliate la rivista.
La recensione dice cose così:
[…] devo rendermi conto di trovarmi davanti a un misconosciuto capolavoro di grazia ed equilibrio […] I testi sono graffianti, incisivi, drammatici, recitati con una giocosità che nasconde sadica ironia, mentre la chitarra disegna arabeschi di rara bellezza, assolutamente pertinenti e impastati nel pathos narrativo.
E beh, oh, fa piacere leggere cose così, quando hai passato un sacco di tempo cercando di ripulire testi e arrangiamenti di chitarra.
Parlando della rivista, se vi interessa la musica world e folk probabilmente avete già incontrato LineaTrad su internet, perché è qualche anno che esiste. In questo numero ci sono le segnalazioni dei festival dedicati alla musica tradizionale che si svolgono in Italia e all’estero nel periodo estivo. C’è anche il resoconto del 24esimo Festival del Mediterraneo, che si è tenuto a Genova, con tema Le musiche degli dèi; deve essere stato bellissimo, c’erano ensemble da Europa, Africa e Oriente che suonavano musiche sacre tradizionali.
A proposito, Loris Bohm mi ha anche chiesto di scrivere una piccola rubrica per la rivista. Gli ho detto di sì, ma ci stiamo ancora lavorando.
Vi faccio sapere.
Ferentino Acustica: Report
Tutto ha inizio giovedì alle 5;50: ho il turno di mattina al lavoro. Viaggio in metro, caffè, poi attacco. Quanti altri caffè bevo durante la mattina? Due? Tre?
Esco alle 13;00 passate, il pranzo consiste in due pizzettine bianche, una barretta di frutta secca e un succo di frutta. E caffè. Il tutto consumato mentre cammino per tornare a casa.
Arrivo, un po’ di prove veloci, carico chitarra e altra roba in macchina e parto per Latina. Mi è stato offerto un piccolo spazio all’interno di un concerto degli Hemingway, formazione rock del capoluogo pontino.
Arrivo, palco allestito in un parco pubblico, stand per bere e mangiare, gli Hemingway stanno facendo il soundcheck. Ottimo service, impianto fichissimo.
Ma il mio concertino non va bene.
Non è la prima volta che dimentico di portarmi uno sgabello. Me ne rimediano uno, ma mi rendo conto troppo tardi di non sapere come si regola. Mi trovo a suonare con la chitarra che scivola verso le ginocchia. Come se non bastasse, quando metto il capostasto i bassi fanno innesco: un fischio costante accompagna la mia esibizione. Ovviamente perdo la concentrazione, ovviamente mi impappino più di una volta. Capita, quello che non strozza ingrassa. No, volevo dire un’altra cosa. Però in effetti rimedio un panino alle verdure squisito. E una birra gelata.
A notte fonda mi rimetto in macchina per tornare a Roma. Devo accompagnare delle persone, imposto il navigatore per Via Taranto. Senza un navigatore o almeno una carta stradale, il mondo è per me un luogo molto complicato.
Io mi fido dei navigatori.
Ma succede che a un certo punto mi ritrovo sulla Cristoforo Colombo in direzione Ostia, col navigatore che dice: arrivo previsto tra 3 minuti. Impossibile.
Infatti mi porta a Via Nino Taranto, che sta tipo dopo Vitinia, a quasi venti chilometri di distanza. Arrivo a casa tardissimo.
Venerdì, sveglia alle 5;50, ho il turno di mattina al lavoro. Viaggio in metro, caffè, poi attacco. Quanti altri caffè bevo durante la mattina? Due? Tre?
Esco alle 13;00 passate, il pranzo consiste in due pizzettine, stavolta al pomodoro, una barretta di frutta secca e un succo di frutta. E caffè. Il tutto consumato mentre cammino per tornare a casa.
Arrivo, non ho tempo di fare prove, carico chitarra e altra roba in macchina e parto per Ferentino. Devo suonare all’Open Mic. [Read more…]
Open Mic Ferentino Acustica
Il pomeriggio di venerdì 10 luglio sarò ospite dell’iniziativa Open Mic del Ferentino Acustica Festival, che è uno dei più importanti eventi nazionali dedicati alla chitarra acustica.
L’Open Mic inizia alle 17;00.
Il Festival vero e proprio è di sera (dal giovedì alla domenica) e ha un calendario succoso, zeppo di grandissimi chitarristi.
A parte la mia esibizione, cercherò di vedere il più possibile, facendo su e giù da Roma.
Quello che vedrò lo racconterò su queste pagine.
Fumo al vento
Per ascoltare l’album, clicca sulla copertina.
Fumo al vento è scaricabile gratis fino al 24 luglio.
È possibile ordinare il Compact Disc: costa 10 euro, la spedizione è gratuita.
Per scaricare e/o acquistare, c’è la pagina Bandcamp.
Fumo al vento
Nella notte delle streghe che precede il solstizio d’estate, sarà disponibile il nuovo album.
Uscirà il 24 giugno, alle ore 00;00.
Sarà possibile scaricarlo gratis per un mese.
Alla fine di questo periodo sarà disponibile su tutte le principali piattaforme online, a pagamento.
Fumo al vento è composto da 13 tracce, di cui 2 strumentali.
9 le ho scritte io, 4 sono brani tradizionali del folklore italiano.
Se non si era capito, questa qui è la copertina.
Una chitarra nuova
Ci stiamo conoscendo, lei mi sta insegnando un po’ di gentilezza, pian pianino imparerà a sopportare i miei modi burberi da orso. Ora come ora vorrei una settimana di vacanza da solo con lei in una baita.
Segue la storia di come ci siamo incontrati.
Non prendete quello che segue come una guida o, peggio, un insieme di recensioni. È solo il racconto di un breve viaggio nel mondo delle chitarre folk, fatto nella stretta cerchia di tre negozi storici di Roma. Si tratta di impressioni fugaci di un fissato del fingerpicking, prendetele col beneficio d’inventario. Se siete in cerca di una chitarra, dovete provarla voi e sentire cosa vi comunica.
Ero partito con un’idea chiara: provare quante più Martin e Taylor possibile. Ho provato diverse Taylor e una sola Martin. Non chiedetemi perché, è capitato così. Poi è arrivato il momento in cui ho dovuto mettere uno stop, perché se no non ci capivo più niente. Già così ho dovuto prendere appunti, scattare foto ai cartellini, fare ricerche a notte fonda su internet…
Ho scritto questo articolo consultando gli appunti presi a caldo, subito dopo le prove.
Non citerò i nomi dei negozi, pregi e difetti resteranno nell’anonimato. [Read more…]
Live al Buggi di Latina: Report
Una bella giornata di primavera, molto calda, almeno fino al tramonto. Ero a Latina verso le 5 del pomeriggio, in anticipo sulla tabella di marcia: schivata la coda in uscita dalla capitale per il week-end del 25 aprile.
Appena arrivato ho incontrato Marco Delfino, organettista e membro fondatore dei Mantice, importante formazione folk della provincia di Latina. Una persona squisita, dalla grande cultura musicale. Ho finalmente avuto il loro CD, che aspettavo di ascoltare da tempo.
Poi sono arrivato al Buggi, che ha organizzato il concerto per celebrare i 15 anni di attività. Gli Hemingway e i Goldoni (tutti ragazzi svegli, bravissimi e fuori come grondaie) montavano i loro strumenti sul prato antistante il locale e facevano il sound-check. Io li guardavo come una tartaruga potrebbe guardare un castoro che costruisce la più maestosa delle dighe: il poco che mi serviva lo avevo già pronto con me.
Sennonché, quando è arrivato il mio turno di provare è uscito fuori che il preamplificatore incorporato nella mia chitarra non emetteva alcun suono.
Mi sono dovuto far prestare la chitarra dal cantante degli Hemingway. Che fra l’altro sembra me ma più bello. La stessa chitarra acustica è stata prestata al chitarrista dei Goldoni, era l’unica che aveva voglia di lavorare. [Read more…]
Concerto a Latina
Venerdì 24 aprile suono dal vivo.
Non mi esibisco dal lontano 2010 ed è anche la prima volta in assoluto che salgo su un palco da solo e senza l’ausilio di basi, video o marchingegni elettronici di sorta.
Solo corde e mani.
Suonerò brani tradizionali del Lazio e un paio di pezzi dal nuovo album che deve uscire.
Mi alternerò con delle band, gente con bassi, batterie, amplificatori e tutto il resto. Un po’menestrello, un po’ funambolo.
Non c’è rete, non c’è trucco e non c’è inganno.
Se siete curiosi di sapere se mi spiaccico, l’indirizzo è Piazzale Prampolini, a Latina, venerdì 24 aprile, ore 20;00.
Mastering
Oggi giornata in studio.
Sono stato a fare il mastering del nuovo album al Legend Studio di Roma, con Mauro Matteucci. Data la sua esperienza pluridecennale temevo che mi avrebbe cacciato a male parole, una volta ascoltate le mie registrazioni. Invece è stato molto incoraggiante e sembra che siamo riusciti a tirarne fuori qualcosa di decente. Oltre a essere bravo Mauro è simpaticissimo e le lunghe ore in studio sono volate.
Per tutto il tempo il cane Gas (o Gus?) è rimasto accoccolato paziente ai nostri piedi, in attesa che finissimo per andare a fare la meritata passeggiata.
Da settimane sto lavorando alle grafiche del CD. Qui a casa ho le mie tre gatte che passeggiano avanti e indietro davanti allo schermo, in cerca di una grattata sulla testa.
L’album si intitolerà Fumo al vento, conterrà nove pezzi miei e quattro brani tradizionali.
Un lavoro immane, ogni passo è un traguardo.
Evasioni
Gino Paoli dice che spiegherà tutto, anche se le intercettazioni pubblicate lasciano poco spazio alla fantasia. L’accusa è di evasione fiscale.
Va detto che è in buona compagnia. Guai simili li hanno passati Gianna Nannini, Riccardo Cocciante, Vasco Rossi, Renato Zero, Pavarotti, Katia Ricciarelli, Ennio Morricone, Jovanotti, Paolo Vallesi, Rossana Casale, Marcella Bella, Andrea Bocelli, Tiziano Ferro, Umberto Tozzi, Anna Oxa.
Questi sono quelli di cui ho notizia.
Centinaia di migliaia, a volte milioni di euro a cranio.
Il motivo principale per cui al momento non intendo smettere di lavorare per dedicarmi esclusivamente alla musica è che so per certo che non riuscirei a guadagnare abbastanza da mantenermi e contemporaneamente pagare le imposte sul reddito, l’iva, i contributi previdenziali e le altre gabelle.
Perciò, posso essere un po’ contrariato?
No, in fondo non posso. Il piccolo introito con cui sbarco il lunario me lo sudo e mi va bene così. Il buon vecchio, ingenuo orgoglio da working class.
Ma queste persone vanno comprese. Stanno così male che non riescono ad accontentasi, mai.
Perciò metto a disposizione del signor Paoli questa monetina. Se dovesse trovarsi nella necessità, mi rendo disponibile a fargliene dono e invito tutti voi a fare altrettanto.
Il fondamento di una società civile non è questo? Cittadini solidali gli uni con gli altri?
Palle di vetro
Francesca Vattelappesca ha condiviso la status di Gina L’intellettuale.
«Ancora ve guardate Sanremo? Io mi rifiuto. E poi basta, ancora co ste vallette con quei vestiti! Ma che s’è messa quella, che razza di gonna cià?»
Luana Menefrego ha commentato:
«Io ho visto solo come s’è truccata Anna Oxa! Mioddddio!!! Comuqnue, è vero, quella gonna è ridicola!»
A Franco er chitarrista piace il commento di Gino il trombettista:
«Io neanche ci passo di striscio, preferisco la buona musica a quello schifo. E poi vogliamo parlare della canzone dei Modà? Almeno Masini sa mettere in croce due accordi!»
Antonello il Genio ha scritto:
«Povera Italia, questa è la musica che riusciamo a produrre! La canzone di Toto Cotugno poi è identica a quella dell’anno scorso.»
Laura ha commentato lo status di Antonello il Genio:
«Ma non hai detto che non potevi venire a bere una birra perché dovevi guardare il concerto per elicotteri di Stockhausen?»
Peppe ha commentato lo status di Lorenzo Canto e Penso:
«E dillo che stai a rosicà!»
Anche Lorenzo Canto e Penso ha commentato il suo status:
«Io? Ti riferisci al fatto che ho fatto le selezioni per Sanremo e non mi hanno preso? E allora? Non possono farmi cagare le canzoni?»
Nomi di cantanti a casaccio, si capisce, no?
Non so chi partecipa, Sanremo non lo vedo davvero, da quando avevo 10 anni.
I commenti su Facebook però sono spassosi.
Wizz Jones
Wizz Jones è stato uno dei primi esponenti della scena folk inglese nata alla fine degli anni ’50. Un folk singer e un chitarrista di raro talento e sensibilità. In questo articolo lo ascoltiamo, parliamo della sua storia, del suo album più celebre e vediamo dove trovare materiale su di lui.
Il vero nome di Wizz Jones è Raimond Ronald, ma per la fortuna della sua carriera artistica, sua madre iniziò a chiamarlo Wizz quando era ancora bambino, prendendo il nome da un fumetto.
Wizz iniziò a suonare da adolescente, innamorato del folk americano e del movimento beatnik. Racconta di essere stato illuminato dalle esibizioni di Big Bill Broonzy, Rambling Jack Elliot e Muddy Waters organizzate da Cyril Davies and Alexis Korner in un locale di Londra che si chiamava The Roundhouse, nel quartiere Soho, a Londra.
Racconta anche di aver imparato a suonare blues copiando i fraseggi di Long John Baldry e Davy Graham.
Cominciò a frequentare le coffee house e fu tra i primi a salire sui piccoli palcoscenici per suonare vecchi brani tradizionali riarrangiati per chitarra o pezzi blues presi dai dischi pubblicati dall’etichetta americana Folkways.
Sincero spirito errabondo, nel ’59 fece un viaggio in autostop con Alan Tunbridge, un disegnatore che aveva conosciuto nei locali di Soho.
Passarono l’estate in Cornovaglia «girovagando sulle spiagge, scrivendo, cantando e lavorando nelle cucine degli hotel». Una sera mostrò ad Alan alcuni accordi e quello prese a trasformare in canzoni le poesie che scriveva.
Ma Alan non era un musicista, non padroneggiava la tecnica fingerstyle del suo amico, né aspirava a esibirsi in pubblico. Considerava lo scrivere canzoni «un hobby che lo teneva lontano dal tavolo da disegno». Però intanto continuava a scrivere. E diventava sempre più bravo. Nonostante non componga più da molti anni, Alan Tunbridge è forse conosciuto più come autore di canzoni che come illustratore. [Read more…]
Capitalismo moderno
Ho bisogno di un paio di cuffie da battaglia e vado in un negozio di elettronica, non importa quale, tanto sono tutti uguali. Mi servono per ascoltare la musica in metro. Adoro le mie cuffie da studio della S++++++++r, ma sono distrutte, ingombranti e l’esterno della gomma piuma è ridotto così male che andarci in giro sarebbe imbarazzante. E poi sono in bolletta causa produzione del nuovo album (a proposito, dovrebbe uscire a primavera). Quindi vado in cerca di un paio di cuffiacce da venti euro. Anzi, quanto? 19,99?
Arrivo in cassa, la cassiera passa il codice a barre e dice: 29,99.
Ok, è sera, mi sono alzato alle 5 per lavorare (lavoro pesante), poi ho dato lezioni di chitarra. Sono cotto e devo aver letto male il prezzo. La tipa non fa neanche il gesto di scusarsi perché non ha il centesimo di resto. Mi allunga lo scontrino senza guardarmi in faccia.
Me ne vado.
Però aspè, trenta euro mi sembrano troppi per ste cuffie. Torno indietro a controllare.
Ecco, lo vedi? Erano 19,99.
Rivado alla cassa: scusa, ho pagato 10 euro in più.
«A me è passato così.»
«Eh, lo so che non è colpa tu… » La cassiera parte in quarta. A suon di urla isteriche afferma che, siccome ho pagato quella cifra senza obiettare, ho perso il diritto di protestare.
Entro in modalità piazzata.
Dopo vari minuti di urla si presenta una specie di responsabile in cravatta che mi dà la mano e il buonasera. Dice alla tipa di farmi una nota di credito. Lo dice con la faccia di quello che ha messo un piede su una merda. Durante questo siparietto il gorilla del negozio si è piantato a un metro da me. Ci avete fatto caso che questi gorilla stanno sempre nella stessa posizione? Il vestito stirato, la cravatta che gli strizza il collo, i piedi leggermente divaricati, lo sguardo nel vuoto e le mani conserte davanti al pacco. Perché sempre le mani davanti al pacco?
Ma non era di questo che volevo parlare. In realtà, l’argomento di questo articolo lo avevo deciso dieci minuti prima che succedesse questa scenetta, mentre giravo tra gli scaffali del negozio. [Read more…]
Peter Lang
Peter Lang è uno degli esponenti di spicco del movimento dell’american primitivism, un grandissimo chitarrista, ingiustamente meno noto rispetto ad alcuni colleghi. In questo articolo lo ascoltiamo, raccontiamo la sua storia, parliamo del suo album di esordio e vediamo dove reperire materiale come spartiti e tablature.
Chiunque viva o abbia vissuto con un musicista lo sa: ascoltarlo ripetere sempre gli stessi passaggi per ore al giorno può essere un tormento dantesco. Peter Lang sarebbe potuto diventare un trombettista, ma suo padre, veterano di due guerre mondiali abituato al frastuono di mitragliatrici, bombe e carri armati, arrivò a sostituire la tromba del figlio con una chitarra, nella speranza di attenuare la tortura. Il ragazzo aveva undici anni.
Inoltre, il folk revival esploso alla fine degli anni ’50 e la mania del vero blues avevano gettato le basi per una riscoperta della chitarra acustica. Peter era un ragazzo di Minneapolis, nel Minnesota, un posto dove d’estate si crepa di caldo e d’inverno può fare -30 o -40°. E quando è gennaio e devi startene chiuso in casa per non morire congelato, devi pure inventarti qualcosa di creativo per passare il tempo. Suonare la chitarra acustica fu la sua soluzione per gli anni dell’adolescenza.
Nei primi anni ’60 nella zona universitaria erano nate parecchie coffe house in cui si suonava musica folk. Anche se Bob Dylan (originario di Hibbing, Minnesota) se ne era andato nella Grande Mela, sotto l’ala protettiva di Dave Van Ronk e tutta la scena newyorkese, c’erano molti musicisti che mantenevano vivace Minneapolis, tra cui il trio blues Koerne, Ray and Glover, che ebbe molta influenza sul giovane Peter Lang. [Read more…]
Mediterraneo
Il sole spacca i sassi. Nel primo pomeriggio ci rifugiamo nella penombra del bungalow, stesi sul letto di ferro arrugginito a digerire il pranzo. Io e la mia compagna siamo ancora due ragazzi poco più che ventenni e andiamo a passare le vacanze in questo piccolo campeggio a gestione familiare, arroccato su una scogliera a picco sul mare della Calabria, sulla strada tra Zambrone e Tropea. Sole, mare e ammore.
Stiamo lì sdraiati tra il sogno e il son desto, quando lei mi passa gli auricolari. E per la prima volta in vita mia ascolto Mango. Intendo che lo ascolto per davvero. La canzone è Mediterraneo. Rimango sconvolto. Sarà che ci stiamo immersi, nell’atmosfera del Mar Mediterraneo, ma resta una di quelle esperienze di ascolto che non scorderò mai.
Passiamo il resto della vacanza a sentire e canticchiare quella canzone. Sarà stato tredici o quattordici anni fa.
Chi mi legge spesso lo sa che i miei gusti vanno in direzioni ben diverse. Mango era un cantante pop e non posso dire di essere un suo fan. Però ecco, avevo sviluppato una forma di sincero rispetto. Era un musicista vero, non si accontentava di strimpellare giretti armonici. Ha scritto diverse canzoni innegabilmente bellissime, zeppe di influenze folk e world-music. E ovviamente aveva una voce pazzesca.
Stava cantando davanti al suo pubblico, un bel modo di andarsene. Però aveva solo 60 anni. E insomma, oh, lo dovevo proprio dire che ci sono rimasto malissimo.
In difesa del CD
Secondo un recente studio, a comprare ancora Compact Disc sono gli ultra 36enni. Lo zoccolo duro addirittura è composto dagli over 50. In pratica, gli aficionados del disco sbrilluccichino sono quelli che hanno vissuto il suo avvento, tra la fine degli anni ’80 e i primi ’90.
A spendere meno per la musica sono i giovani. Di certo non comprano CD, non lo hanno mai fatto perché sono cresciuti in un’epoca in cui era già tecnologia obsoleta.
Per questo motivo, il buon vecchio Compact Disc è dato per spacciato da tempo e in effetti continua a calare tragicamente da molti anni. Eppure si ostina a non morire. Oggi rappresenta la seconda voce in ordine di grandezza dopo il download a pagamento, fatturando oltre il 30% del totale delle vendite nel mercato musicale. I dati sono forniti dalla RIAA, l’associazione dell’industria musicale americana, perciò probabilmente non corrispondono esattamente alla situazione italiana. Ma sono utili per avere un’indicazione di massima. [Read more…]
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