Esco di casa per le 5 e mezza, con l’attrezzatura in macchina. Devo arrivare all’Enoteca Letteraria prima delle sette, ma dopo le 6, perché prima non si può entrare con le auto al centro storico di Roma. Arrivo contemporaneamente a un vecchio amico che non vedo da troppo tempo e che ha fatto un lungo viaggio per me, dall’estrema periferia, coi mezzi pubblici.
Sulla soglia ci accoglie Tonino Puccica, titolare dell’Enoteca, un ospite come ce ne sono pochi, una persona con una visione, che ha messo su da solo un luogo di aggregazione e di diffusione della cultura, nel cuore della Roma storica, accessibile a tutti.
La serata è stata organizzata dall’IPLAC (Insieme Per La Cultura), in particolare da Maria Rizzi, anima dell’ala romana del circolo, spigliata, carismatica e preparatissima. Stasera si presenta il romanzo di Adriana Assini, La Riva verde (edito da Scrittura & Scritture di Napoli). Adriana, che è un’amica, mi ha proposto di partecipare all’evento per incorniciarlo con le mie canzoni.
A mezz’ora dall’inizio il locale è già pieno. [Read more…]
Viaggio a Venezia: Report
Allora è successo questo.
Pochi giorni dopo l’uscita dell’album, mi arriva una email da Francesca di Indiemood, un’agenzia di produzione/promozione musicale di Venezia. Mi scrive che hanno ascoltato i miei brani e vogliono coinvolgermi in una serie di video che stanno girando con cantautori e band di loro gusto, le Indiemood sessions. In pratica mettono i musicisti su una barca che gira tra i canali veneziani e li riprendono mentre suonano.
Penso: beh, fico!
Le scrivo: «Ci sto».
Penso: così colgo la palla al balzo e mi faccio un weekend a Venezia.
Ma non ho fatto i conti col lavoro: il piano ferie è ormai chiuso, ovviamente non coincide con le date disponibili per Indiemood. Se voglio fare questa cosa, mi tocca schizzare a Venezia calcolando i tempi al secondo. E sia.
Cerco su internet, prenoto andata/ritorno via treno e trovo una camera d’albergo al centro di Venezia a un costo molto contenuto: sarà una bettola?
Sabato 8 agosto, sveglia alle 5;50. Vado al lavoro zaino in spalla e chitarra nella mano.
Sono fuori alle due e mezza, mangio un panino seduto in uno spicchio d’ombra a Piazza San Silvestro e corro a Termini. Salgo su un Frecciacoso e mi faccio le mie 3 ore e mezza di viaggio. Anzi 4, perché il treno altavelocità rimane inchiodato mezz’ora a Firenzesantamarianovella. Poco male, ho Stefan Grossman che suona nelle cuffie e un libro da leggere in formato digitale: Le Scarpe dei suicidi di Tobia Imperato, dettagliato resoconto, scaricabile gratis, sulla vicenda di Sole, Baleno, Pelissero e la TAV in Val Susa.
Ma a mezz’ora da Venezia mi arriva una chiamata. È l’albergo, vogliono sapere a che ora arrivo. Non capisco che gliene importi, comunque gli spiego che il treno è in ritardo. E la cosa sembra chiudersi lì. [Read more…]
Ferentino Acustica: Report
Tutto ha inizio giovedì alle 5;50: ho il turno di mattina al lavoro. Viaggio in metro, caffè, poi attacco. Quanti altri caffè bevo durante la mattina? Due? Tre?
Esco alle 13;00 passate, il pranzo consiste in due pizzettine bianche, una barretta di frutta secca e un succo di frutta. E caffè. Il tutto consumato mentre cammino per tornare a casa.
Arrivo, un po’ di prove veloci, carico chitarra e altra roba in macchina e parto per Latina. Mi è stato offerto un piccolo spazio all’interno di un concerto degli Hemingway, formazione rock del capoluogo pontino.
Arrivo, palco allestito in un parco pubblico, stand per bere e mangiare, gli Hemingway stanno facendo il soundcheck. Ottimo service, impianto fichissimo.
Ma il mio concertino non va bene.
Non è la prima volta che dimentico di portarmi uno sgabello. Me ne rimediano uno, ma mi rendo conto troppo tardi di non sapere come si regola. Mi trovo a suonare con la chitarra che scivola verso le ginocchia. Come se non bastasse, quando metto il capostasto i bassi fanno innesco: un fischio costante accompagna la mia esibizione. Ovviamente perdo la concentrazione, ovviamente mi impappino più di una volta. Capita, quello che non strozza ingrassa. No, volevo dire un’altra cosa. Però in effetti rimedio un panino alle verdure squisito. E una birra gelata.
A notte fonda mi rimetto in macchina per tornare a Roma. Devo accompagnare delle persone, imposto il navigatore per Via Taranto. Senza un navigatore o almeno una carta stradale, il mondo è per me un luogo molto complicato.
Io mi fido dei navigatori.
Ma succede che a un certo punto mi ritrovo sulla Cristoforo Colombo in direzione Ostia, col navigatore che dice: arrivo previsto tra 3 minuti. Impossibile.
Infatti mi porta a Via Nino Taranto, che sta tipo dopo Vitinia, a quasi venti chilometri di distanza. Arrivo a casa tardissimo.
Venerdì, sveglia alle 5;50, ho il turno di mattina al lavoro. Viaggio in metro, caffè, poi attacco. Quanti altri caffè bevo durante la mattina? Due? Tre?
Esco alle 13;00 passate, il pranzo consiste in due pizzettine, stavolta al pomodoro, una barretta di frutta secca e un succo di frutta. E caffè. Il tutto consumato mentre cammino per tornare a casa.
Arrivo, non ho tempo di fare prove, carico chitarra e altra roba in macchina e parto per Ferentino. Devo suonare all’Open Mic. [Read more…]
Una chitarra nuova
Ci stiamo conoscendo, lei mi sta insegnando un po’ di gentilezza, pian pianino imparerà a sopportare i miei modi burberi da orso. Ora come ora vorrei una settimana di vacanza da solo con lei in una baita.
Segue la storia di come ci siamo incontrati.
Non prendete quello che segue come una guida o, peggio, un insieme di recensioni. È solo il racconto di un breve viaggio nel mondo delle chitarre folk, fatto nella stretta cerchia di tre negozi storici di Roma. Si tratta di impressioni fugaci di un fissato del fingerpicking, prendetele col beneficio d’inventario. Se siete in cerca di una chitarra, dovete provarla voi e sentire cosa vi comunica.
Ero partito con un’idea chiara: provare quante più Martin e Taylor possibile. Ho provato diverse Taylor e una sola Martin. Non chiedetemi perché, è capitato così. Poi è arrivato il momento in cui ho dovuto mettere uno stop, perché se no non ci capivo più niente. Già così ho dovuto prendere appunti, scattare foto ai cartellini, fare ricerche a notte fonda su internet…
Ho scritto questo articolo consultando gli appunti presi a caldo, subito dopo le prove.
Non citerò i nomi dei negozi, pregi e difetti resteranno nell’anonimato. [Read more…]
Live al Buggi di Latina: Report
Una bella giornata di primavera, molto calda, almeno fino al tramonto. Ero a Latina verso le 5 del pomeriggio, in anticipo sulla tabella di marcia: schivata la coda in uscita dalla capitale per il week-end del 25 aprile.
Appena arrivato ho incontrato Marco Delfino, organettista e membro fondatore dei Mantice, importante formazione folk della provincia di Latina. Una persona squisita, dalla grande cultura musicale. Ho finalmente avuto il loro CD, che aspettavo di ascoltare da tempo.
Poi sono arrivato al Buggi, che ha organizzato il concerto per celebrare i 15 anni di attività. Gli Hemingway e i Goldoni (tutti ragazzi svegli, bravissimi e fuori come grondaie) montavano i loro strumenti sul prato antistante il locale e facevano il sound-check. Io li guardavo come una tartaruga potrebbe guardare un castoro che costruisce la più maestosa delle dighe: il poco che mi serviva lo avevo già pronto con me.
Sennonché, quando è arrivato il mio turno di provare è uscito fuori che il preamplificatore incorporato nella mia chitarra non emetteva alcun suono.
Mi sono dovuto far prestare la chitarra dal cantante degli Hemingway. Che fra l’altro sembra me ma più bello. La stessa chitarra acustica è stata prestata al chitarrista dei Goldoni, era l’unica che aveva voglia di lavorare. [Read more…]
Capitalismo moderno
Ho bisogno di un paio di cuffie da battaglia e vado in un negozio di elettronica, non importa quale, tanto sono tutti uguali. Mi servono per ascoltare la musica in metro. Adoro le mie cuffie da studio della S++++++++r, ma sono distrutte, ingombranti e l’esterno della gomma piuma è ridotto così male che andarci in giro sarebbe imbarazzante. E poi sono in bolletta causa produzione del nuovo album (a proposito, dovrebbe uscire a primavera). Quindi vado in cerca di un paio di cuffiacce da venti euro. Anzi, quanto? 19,99?
Arrivo in cassa, la cassiera passa il codice a barre e dice: 29,99.
Ok, è sera, mi sono alzato alle 5 per lavorare (lavoro pesante), poi ho dato lezioni di chitarra. Sono cotto e devo aver letto male il prezzo. La tipa non fa neanche il gesto di scusarsi perché non ha il centesimo di resto. Mi allunga lo scontrino senza guardarmi in faccia.
Me ne vado.
Però aspè, trenta euro mi sembrano troppi per ste cuffie. Torno indietro a controllare.
Ecco, lo vedi? Erano 19,99.
Rivado alla cassa: scusa, ho pagato 10 euro in più.
«A me è passato così.»
«Eh, lo so che non è colpa tu… » La cassiera parte in quarta. A suon di urla isteriche afferma che, siccome ho pagato quella cifra senza obiettare, ho perso il diritto di protestare.
Entro in modalità piazzata.
Dopo vari minuti di urla si presenta una specie di responsabile in cravatta che mi dà la mano e il buonasera. Dice alla tipa di farmi una nota di credito. Lo dice con la faccia di quello che ha messo un piede su una merda. Durante questo siparietto il gorilla del negozio si è piantato a un metro da me. Ci avete fatto caso che questi gorilla stanno sempre nella stessa posizione? Il vestito stirato, la cravatta che gli strizza il collo, i piedi leggermente divaricati, lo sguardo nel vuoto e le mani conserte davanti al pacco. Perché sempre le mani davanti al pacco?
Ma non era di questo che volevo parlare. In realtà, l’argomento di questo articolo lo avevo deciso dieci minuti prima che succedesse questa scenetta, mentre giravo tra gli scaffali del negozio. [Read more…]
Mediterraneo
Il sole spacca i sassi. Nel primo pomeriggio ci rifugiamo nella penombra del bungalow, stesi sul letto di ferro arrugginito a digerire il pranzo. Io e la mia compagna siamo ancora due ragazzi poco più che ventenni e andiamo a passare le vacanze in questo piccolo campeggio a gestione familiare, arroccato su una scogliera a picco sul mare della Calabria, sulla strada tra Zambrone e Tropea. Sole, mare e ammore.
Stiamo lì sdraiati tra il sogno e il son desto, quando lei mi passa gli auricolari. E per la prima volta in vita mia ascolto Mango. Intendo che lo ascolto per davvero. La canzone è Mediterraneo. Rimango sconvolto. Sarà che ci stiamo immersi, nell’atmosfera del Mar Mediterraneo, ma resta una di quelle esperienze di ascolto che non scorderò mai.
Passiamo il resto della vacanza a sentire e canticchiare quella canzone. Sarà stato tredici o quattordici anni fa.
Chi mi legge spesso lo sa che i miei gusti vanno in direzioni ben diverse. Mango era un cantante pop e non posso dire di essere un suo fan. Però ecco, avevo sviluppato una forma di sincero rispetto. Era un musicista vero, non si accontentava di strimpellare giretti armonici. Ha scritto diverse canzoni innegabilmente bellissime, zeppe di influenze folk e world-music. E ovviamente aveva una voce pazzesca.
Stava cantando davanti al suo pubblico, un bel modo di andarsene. Però aveva solo 60 anni. E insomma, oh, lo dovevo proprio dire che ci sono rimasto malissimo.
Il problema della musica in Italia è
Il problema della musica in Italia è che qualsiasi discorso sulla musica comincia con la frase: il problema della musica in Italia è.
Il problema della musica in Italia è che ognuno conosce la ragione del problema. Ognuno ha la sua, milioni di ragioni. E sono tutte vere.
Seguono alcune delle mie.
Il problema della musica in Italia è che scendi sotto la metropolitana di Roma e trovi i cartelloni che ti invitano a fare l’abbonamento al Teatro dell’Opera. Poi torni a casa, accendi la televisione e scopri che lo stesso Teatro dell’Opera ha appena licenziato in tronco tutta l’orchestra.
Il problema della musica in Italia è che ti chiama una regista professionista per offrirti un lavoro. Deve fare un documentario prodotto da una casa editrice legata alla RAI, una casa editrice che dice di nascere per promuovere il made in Italy nei settori dell’audiovisivo. Insomma roba grossa, mica le solite cose autoprodotte e senza budget che fai da una vita.
Lei dice che ha bisogno di musiche acustiche, che facciano pensare alla campagna… Tu dici ok, è il mio mondo, si può fare.
Attacchi il telefono e il contegno serio e vagamente disinteressato svanisce dalla tua faccia. Si scatena la samba. [Read more…]
La più grande rock band di tutti i tempi
Siamo in fila sotto il sole. Fa caldo.
Io mi rigiro tra le mani il plettro di metallo. Non avevo mai visto un plettro di metallo.
«Wow – dico – non avevo mai visto un plettro di metallo».
«Te lo regalo». Il tipo in coda davanti a noi forse è rimasto colpito dal fatto che due ragazzini di 17 anni siano arrivati da Roma per fare la fila lì, all’estrema periferia di Milano. E poi gli ho detto che anche io suono la chitarra.
Il mio amico ha pensato ai biglietti, io ho fatto le telefonate per capire come muoversi. Mi hanno assicurato che per il ritorno ci saranno le navette che ci riporteranno alla stazione.
Finalmente entriamo. Attraversiamo tutto il parco acquatico dove è stato organizzato il festival. Troviamo il palco principale, ci sistemiamo abbastanza vicini. Intanto il cielo comincia ad annuvolarsi. La prima cosa bella che vediamo è una band a noi sconosciuta, i Cranes. Il chitarrista armeggia all’infinito con un attrezzo elettronico enorme da cui partono delle specie di basi registrate.
Quando finalmente riescono a suonare sono una rivelazione, scopriamo che ha ancora un senso fare musica gotica, almeno in quegli anni: è il 1995. Vabbè, ora sto divagando. Insomma, succedono altre cose e alla fine arrivano loro. [Read more…]
Suoni della città
Tutte le mattine, tra le 8 e le 9, dalle finestre di casa mia si può ascoltare musica da discoteca. In effetti la parola può non è appropriata, perché fa pensare che sia possibile scegliere se ascoltarla o no. Nel palazzo di fronte al mio c’è un negozio dove si riuniscono dei ragazzi. Tutti giovanissimi, tutti in giacca, cravatta e abito scuro. Oltre ad ascoltare e far ascoltare a tutta la strada musica da discoteca, fanno dei rituali di automotivazione, che consistono in cori a squarciagola dal contenuto incomprensibile. Dopodiché, escono e si sparpagliano per la città, con la missione di vendere porta a porta contratti per aziende energetiche e telefoniche. Più di una volta mi è capitato di commentare la faccenda con qualche condomino. Dopo tanti anni, la domanda che ci poniamo è sempre la stessa:
«Che poi, ma che cacchio dicono?» [Read more…]
Il cantautore con la chitarrina
Pasquetta. Passeggio in un parco tenendo per mano mia figlia unenne, che muove i suoi passetti barcollanti su un sentierino sterrato. Passiamo con la nostra andatura lenta davanti a una coppietta seduta nell’erba. Così, involontariamente, sento un brandello di conversazione.
Lui è in piena crisi esistenziale:
«Cioè, tra poco esce il nostro terzo album! Insomma, io sono il batterista di una band! Noi siamo una vera band, mica il cantautore che va con la chitarrina!»
A questo punto vi piacerebbe leggere che l’ho gelato con una battuta fulminante. Ma non sto a quel livello, non la prendo neanche sul personale.
Diciamo che mi interessa più il lato sociologico della cosa. Mi interessa il perché uno si sente fico se suona in una ruuuock baaand (da gridare puntando le corna verso il cielo) e un altro si imbarazza a spiegare che sai, io scrivo canzoni, insomma suono la chitarra, cioè, faccio delle cose (da dire con le mani in tasca mentre ci si guarda i piedi).
Ammettetelo, anche voi pensate così. Immaginate il tipo di reazione che avete difronte ai due tipi. [Read more…]
20 anni
Uno dei ricordi più vividi della mia tarda adolescenza risale a una mattina di aprile del 1994. Immagino fosse il giorno 9. Mia madre e mio padre avevano (ce l’hanno ancora? devo chiederglielo) l’abitudine di accendere la radio in bagno, mentre si preparavano per andare a lavorare.
Ciabattavo giù per le scale, per andare a fare colazione. Quando incrociai mia madre, mi diede questo buongiorno:
«È morto Kurt Cobain!» Me lo disse così, col punto esclamativo, perché lo sapeva che mi piacevano i Nirvana.
Credo che fosse il 9 aprile perché il corpo fu scoperto il giorno 8. Poi si è stabilito che quasi sicuramente il decesso era avvenuto il 5.
Il 22 febbraio ero stato al concerto al Palaghiaccio di Marino. Non ho bei ricordi di quel concerto. L’ingresso fu un delirio di disorganizzazione. Ci lasciarono tutti pressati fuori dai cancelli per un tempo che parve infinito, una cosa che violava ogni regola del buonsenso e probabilmente diverse regole di sicurezza. Tutti spingevano come pazzi e si creò una ressa assurda. Eravamo talmente spiaccicati gli uni contro gli altri che se sollevavo i piedi non cadevo, letteralmente. Se ci fosse scappato il morto non mi sarei stupito. Quanto a Cobain non mi parve in forma e oggi trovo conferma alla mia impressione dell’epoca nei racconti di amici e giornalisti.
Una settimana dopo tornò a Roma per una vacanza e finì su tutti i giornali perché era andato in overdose. Lo riacchiapparono per i capelli, come si suol dire. Un mese dopo si suicidò. Cioè, c’è ancora chi parla di omicidio (pare che debba uscire un nuovo film sull’argomento). Diciamo solo che è morto per un colpo di fucile, che è comunque una morte orribile. [Read more…]
Fantascienza de noantri
Ieri sera ho visto l’acclamato Elysium. Sono un fan di cinema e narrativa fantastici/fantascientifici, perciò ero curioso. Il film non è male, ma neanche sto granché. È godibile, sì, però c’è anche di meglio. Perché sta mania degli americani di far finire sempre tutto in sparatorie, esplosioni e scazzottate tra machomen, alla lunga stufa. E poi pure la storia non è mica originale. Parla di un futuro distopico in cui i ricchi della Terra abbandonano il pianeta, dopo averlo mandato in malora, e i poveracci devono restare a cavarsela come possono. Non che sia una cosa grave, per carità (gira e rigira le idee quelle sono), comunque il tema è stato già declinato in tanti modi. Persino io ho contribuito, più o meno 10 anni fa, pizzicando le corde della mia chitarra. Quando misi in musica un testo di Paolo Coppini, uno dei più geniali e divertenti che lui abbia mai scritto: Diluvio universale N°2. I fan di Coppini la conoscono bene questa canzone, è una delle loro preferite. Appena gli feci sentire la base blues per chitarra fingerstyle, Paolo prese subito a cantarci su, come se l’avesse scritta lui trent’anni prima. Divenne uno dei nostri cavalli di battaglia. La sentite cliccando play qui a sinistra. Buon ascolto. |
Indipendentismi
Primavera del 2000. Sono tutto preso dal corso di Etnomusicologia a La Sapienza. Devo dare la seconda annualità e sono seriamente intenzionato a prendere il massimo dei voti. Non so ancora che un anno dopo abbandonerò il corso di laurea in Lettere. Oggi trovo interessantissime cose che a quell’epoca mi annoiano al punto da essere una tortura. L’unica cosa che adoro studiare, in quei giorni, sono i testi di etnomusicologia. E così, 2 o 3 volte a settimana, vado tutto gasato a sentire le lezioni del Professor Giannattasio.
Occasionalmente ci sono degli incontri extra, delle specie di concerti/lezioni. I più belli sono due dedicati alla musica sarda. Uno sulle launeddas, con musicisti tradizionali e contemporanei che declinano in vario modo le potenzialità dello strumento.
L’altro è con un quartetto di canto tradizionale a tenore: i Tenores di Oniferi. In questa occasione viene con me un carissimo amico, profondo conoscitore della Sardegna e convinto indipendentista. Viene con alcuni amici sardi, anche loro indipendentisti.
I Tenores sono bravissimi e il concerto/lezione è stupendo. Alla fine c’è il consueto dibattito. Uno degli amici del mio amico fa una domanda sull’indipendentismo ai cantanti. Non ricordo assolutamente la domanda né la risposta, ma ricordo i Tenores chiaramente in imbarazzo riguardo al tema indipendenza. Alla fine uno di loro dice questa frase, in tono rassicurante, come per dire che sono persone impegnate anche loro:
«Ma guarda che noi siamo di sinistra!»
«E che c’entra?» [Read more…]
Con la musica non ci si campa
Primavera del 1998. Sto dentro una macchina di quelle coi doppi pedali, al posto del guidatore. Quando ho deciso di prendere la patente, non sono andato a iscrivermi alla scuola guida. Mi sono fatto prestare il libretto di teoria dalla mia ragazza, me lo sono leggiucchiato, ho fatto qualche test di prova e poi sono andato a fare l’esame alla motorizzazione. Ma per la pratica ho dovuto rivolgermi a un istruttore.
Così eccomi accanto a questo sconosciuto. Tengo le mani sul volante. Il tipo vede le unghie lunghe della mano destra e, come mi è capitato mille volte (e altre mille mi capiterà nella vita), chiede:
«Suoni la chitarra?»
«Sì.»
Allora lui giunge le mani a preghiera davanti al petto, le oscilla su e giù e dice ridacchiando:
«Ma co la musica nun ce se campa!»
Cioè, non è che ci conosciamo. Questa sua battuta geniale e originalissima me la regala così, anche se tra noi non c’è alcuna confidenza. Non ricordo di preciso cosa ho bofonchiato in risposta, ma più o meno ho abbozzato. [Read more…]
Una promessa è un debito
Quasi come Easy rider. Diciamo la versione urban-proletaria. È la fine degli anni ’90. Io e mio cugino (talentuoso chitarrista) solchiamo le vie di Roma nella notte, a cavallo dei nostri Sì Piaggio. Le chitarre dietro la schiena e i capelli al vento (il casco non è ancora obbligatorio). Pure io, sono ancora dotato di chioma ed è così prospera che lunghi boccoli neri svolazzano spudorati alle mie spalle.
Formiamo un duo di rock acustico. Motivo dichiarato: fare serate nei pub. E un po’ di grana.
Leghiamo i motorini a un palo davanti a un locale di San Lorenzo. Uno dei due titolari, quello che si occupa di organizzare i concerti, si mostra subito disponibile, cosa che non capita quasi mai. È un tipo stravagante ma simpatico. Riccioli incolti lungo la schiena e giubbotto da motociclista. Ascolta la nostra demo, gli piace. Dice che va bene e ci fissa una data. Ma a una condizione: per suonare da lui bisogna fare almeno una cover di Hendrix, altrimenti niente.
«Ma certo» assicuriamo noi. «Che problema c’è?»
Invece il problema c’è. [Read more…]
A Natale la musica ci sta bene
Nei prossimi giorni, negozi, metropolitane e centri commerciali ci sbomballeranno con le canzoni natalizie: quelle canzoni pallosissime sempre uguali ma che fanno tanto atmosfera. Xilofoni e campanelle con abbondanti dosi di archi e cori gospel. Cos’è il Natale senza un coro gospel?
Sì, ma a Natale la musica ci sta bene.
In alternativa, le radio ci propineranno Last Christmas degli Wham!, che è uscita 29 anni fa e che da allora impazza nel periodo che va dall’8 al 31 dicembre. Per scampare ai cantanti in stile soul che gorgheggiano motivetti sciropposi, ci si aggrappa a una vecchia canzone synth-pop. A proposito, originariamente doveva chiamarsi Last Easter e doveva uscire a Pasqua, ma poi i discografici hanno pensato che a Natale si sarebbe venduta di più, così hanno cambiato titolo e testo. Perché? Perché a Natale la musica ci sta bene. [Read more…]
Sciamanesimo rock
Ottobre. Sto guidando in una mattina di pioggia. Una di quelle mattine di pioggia in cui tutto è grigio e lacrimevole come il cielo. Accendo l’autoradio per spegnere i pensieri, che non sono di quelli confortanti.
Insomma, non è un gran periodo. O meglio, è un gran periodo perché esattamente sette mesi fa sono diventato padre, una faccenda capace di far passare in secondo piano qualsiasi guaio. Ma le rogne del lavoro sanno approfittare di un giorno di pioggia per tornare a guastarti l’umore.
Sei anni fa ho messo su un’impresa e da poco ho dovuto chiuderla, causa crisi. È molto triste abbandonare una cosa in cui, a parte il denaro, si è investito in energie fisiche, speranze, emozioni. E poi alla burocrazia importa poco se te la passi male, continua comunque a pretendere soldi. Insomma, sto lì che guido la macchina in questo stato depressivo, quando la tipa di Radio Rock annuncia che un ascoltatore ha richiesto una canzone. La canzone è Green machine dei Kyuss. [Read more…]
Lou Reed, il Concertone, Robert Plant, i sassolini e la sfiga.
1993. Ho 15 anni e faccio la quinta ginnasio. Niente scuola, si va un po’ in giro coi compagni di classe. Non è che facciamo sega, è che è il 1° Maggio.
Frequentiamo un liceo nel quartiere Appio Latino a Roma, vicino a Piazza S. Giovanni. Dunque ci organizzano il Concertone sotto il naso. E quell’anno, al Concertone, c’è ospite un certo signore di nome Robert Plant.
I capolavori degli Zeppelin, in realtà, li scoprirò un anno più tardi, ma chi è il capellone biondo lo so già e non sto nella pelle: voglio vedere dal vivo il cantante di questo gruppo famigerato.
Nell’era di internet, se vuoi ascoltare una band storica che non conosci, vai su Youtube e ti spari tutta la discografia in streaming gratuito; ma nei primi anni ’90 hai solo tre possibilità: o trovi un amico che ti presta gli album o trovi i soldi per comprarteli o ti attacchi al tram.
Siccome al tram (all’epoca il 30 barrato) non posso attaccarmici, perché il 1° maggio i mezzi pubblici non funzionano, tento una quarta via: farmela a piedi da Circo Massimo a San Giovanni per ascoltare il biondone dal vivo.
Ma c’è un problema: ai miei compagni di classe di Plant e del rock in generale non gliene frega niente. La cosa più trasgressiva che ascoltano è Raf. [Read more…]
L’ultimo concerto di Coppini
Esattamente 5 anni fa moriva Paolo Coppini. È una buona occasione per pubblicare il racconto del suo ultimo concerto. Che doveva esserci ma invece non c’è stato. Però poi quasi sì.
Primavera del 2008. Abbiamo organizzato una serata al Caffè Libreria Flexi di Via Clementina a Roma, nel Rione Monti, un bel locale che oggi non c’è più. L’evento prevede la proiezione di Romanina blues (il documentario di Stefano Romani su Paolo Coppini) e poi il concerto: a me spetta la chitarra, a Coppini spettano voce, presenza scenica, kazoo, chiacchiere, battutacce e stonature consuete. C’è gente e la serata promette bene. Ma arrivano gli ispettori della SIAE. E arrivano in giacca, cravatta e valigetta. [Read more…]